Andrea Pubusa
Certo, per chi - come chi scrive - ha partecipato alla fondazione de Il Manifesto-quotidiano, intervenendo anche, in rappresentanza del Collettivo cagliaritano, all’Assemblea di Bologna, che all’inizio del 1971 ne sancì la nascita, leggere certi servizi provoca un indicibile dolore. Pintor - con la sua incomparabile forza ed efficacia - disse quella mattina che Il Manifesto doveva essere uno strumento capace, ogni giorno, di rendere agitati i sonni dei padroni e di scompaginarne i disegni, di combattere ogni attacco alla democrazia. E doveva farlo, semplicemente, dicendo la verità.
Ma, bando ai preliminari, un pò goffamente amarcord, veniamo al fatto. In un servizio da Cagliari dell’amico Costantino Cossu sulla crisi regionale Il Manifesto del 24 titola: “Il governatore sceglie le elezioni di fronte all’ostruzionismo dell’opposizione sulla legge urbanistica“. Nell’articolo poi si sintetizzano così le ragioni della crisi: “Soru aveva con sé tutta la maggioranza, compatta. E si poteva andare al dibattito del pomeriggio sulle dimissioni, con la ragionevole previsione di un esito positivo della crisi. Ma l’opposizione si è messa di traverso. Il centrodestra preferisce votare subito“. Ammetto che gli anni facciano perdere lucidità e generino un irrimmediabile rincoglionimento. E dunque non nego ch’esso stia dispiegando in me i suoi effetti irreversibili e finali. Tuttavia, mi pare che a ognuno in Sardegna sia chiaro che a decidere di sciogliere il Consiglio per andare ad elezioni subito sia stato Soru. Credo che siamo altresì tutti convinti che tale decisione fosse stata da lui assunta a prescindere dalle posizioni altrui. Se ne comprendono anche le motivazioni. Di fronte a sondaggi negativi, ad appuntamenti non esaltanti (la probabile udienza davanti al GIP per Saatchi), alla necessità di bruciare sul tempo le primarie che il PD sta svolgendo un pò dovunque e che lui teme, la preoccupazione che diventi evidente il confllitto d’interessi anche a chi non vuole vederlo (leggete l’ articolo di Pierluigi Battista sul Corriere della sera del 23, dal significativo titolo “La maledizione doppiopesista“) abbia preferito giocare d’anticipo. Non ho difficoltà ad ammettere che si tratta di una mossa azzardata ma intelligente: cogliere gli avversari impreparati, sia nel centro sinistra che nel centro destra, è, giocando d’anticipo, battere tutti, oppositori interni ed esterni. Insomma, le ragioni della mossa di Soru si possono spiegare in molti modi e, per chi lo sostiene, certo positivamante. La politica è anche fatta di azzardo e questo spesso premia chi ha coraggio. Del resto, qui Soru, con la sua mossa, rischia di vincere, non di perdere, visto che i sondaggi lo danno già come sicuro perdente. Dunque, una mossa abile per capovolgere la situazione. Chapeau, dunque a mister Unità! Chi pensa che Soru sia il campione del centrosinistra e della sinistra o il male minore ha tanti argomenti per spiegare la sua decisione. Ma dire che la crisi è imputabile all’ostruzionismo del centrodestra, che vuole le elezioni subito, questa è un’offesa alla verità e all’intelligenza dei lettori e anche dello stesso Soru, che è ben consapevole delle sue azioni e non lascia nulla al caso.
Ma queste notizie lo aiutano? Ne dubito. Intanto, perché una crisi, da che mondo è mondo, si apre o perché l’opposizione fà…l’opposizione e vince (e non è questo il caso), o perché la maggioranza non fà …la maggioranza o perché chi può scegliere la data delle elezioni, pensa che sia arrivato il momento giusto (e questo è il caso nostro). Secondariamente, nella crisi sarda il casus belli (come spesso accade anche nelle guerre) è un pretesto: l’emendamento bocciato non riguardava il merito della disciplina urbanistica, ma una questione di competenze. Il Consiglio ha ritenuto di dover mantenere a sé, quale rappresentante dell’intera comunità sarda, alcuni poteri sul PPR, che, incidendo a fondo nella sfera giuridica dei cittadini, in ossequio alla tradizione garantista degli stati democratici, solitamente si mantengono al Plenum anziché attribuirli all’Esecutivo. Anche chi non condivida questa impostazione, elementarmente garantista, deve ammettere che non si trattava di questione di tale rilevanza, da giustificare lo scioglimento del Consiglio. Ma ammettiamo pure che si possa dare un’altra lettura. Che si debba pretendere un’Assemblea parlamentare del tutto ossequiosa al capo dell’esecutivo, priva di qualunque autonomia. Tuttavia rimane assodato che la responsabilità, nel bene o nel male, della bocciatura dell’emendamento stà in capo a quei componenti della maggioranza che hanno votato contro, non nell’opposizione che si è limitata a fare il suo mestiere. Dire poi che l’opposizione doveva accettare l’inversione dell’ordine del giorno chiesto da Soru e che, non avendolo fatto, ha determinato lo scioglimento del Consiglio, è una vera sciocchezza. Ve l’immaginate un’opposizione che ubbidisce al capo dell’esecutivo? Vien da ridere. Il Presidente può pretendere la compatezza della sua maggioranza, ma non anche l’adesione dell’opposizione alle sue proposte. Del resto, il centrodestra sardo è così indecente che, se lo si vuole (e lo si deve) attaccare, non c’è, nell’individuazione degli argomenti, che l’imbarazzo della scelta. E lo sarà ancor di più quando avrà indicato il suo candidato, che, chiunque sia, sarà un impresentabile servitore del Cavaliere.
Ed allora? Allora sarebbe bene dire la verità, non crearsene una di comodo. E’ la verità che aiuta a vincere, sopratutto per una sinistra allo sbando anche in Sardegna, proprio perché non vede, non sente e non parla.
Il Manifesto vive un difficile momento, e tutti siamo in ambascie per la sua sorte, e dobbiamo non solo acquistarlo, ma farlo acquistare, e dargli, senza sosta, sostegno finanziario, perché è il minimo che possiamo fare non per il giornale, ma per la nostra libertà, sempre più ristretta e insidiata. Tuttavia, Il Manifesto, per vivere, deve aiutarsi anche da sè, rimanere quello strumento che rovina i sonni dei padroni e scompagina i piani antipopolari e risponde con fermezza agli attacchi alla democrazia da qualunque parte vengano, dicendo verità scomode, ossia semplicemente la verità, come ci disse Pintor in un’aula occupata dell’Università di Bologna in quel lontano inizio del 1971, pieno di speranze. Il Manifesto che non sia questo semplicemente non è; sarebbe morto, ancor prima di smettere le pubblicazioni. E noi lo vogliamo vivo e combattivo.
5 commenti
1 Annamaria Janin
27 Dicembre 2008 - 11:29
E’ noto che Andrea Pubusa è totalmente allergico a Renato Soru: molto spesso possiamo leggere i suoi interventi, non sempre chiarissimi, dove si arrampica sugli specchi pur di dargli addosso. Ciò si verifica anche in questo caso, così almeno a me sembra (ma io di polica capisco sempre meno, sarà rincoglionimento…).
Una cosa però è chiarissima, ed è la sua propensione a sostenere economicamente il Manifesto in questo momento di grave difficoltà. Bene: forse non è informato che sono attualmente in offerta dei cofanetti con cartoline realizzate dagli artisti sardi a sostegno del quotidiano. Penso sia doveroso informarlo (e informare tutti) di questa possibilità di contribuire alla sopravvivenza della stampa libera.
2 admin
27 Dicembre 2008 - 12:51
Bene le inziative a sostegno de Il Manifesto, di cui sono sempre informatissimo, anche se il sostegno spesso lo dò a modo mio, in silenzio.
Quanto all’arrampicamaneto sugli specchi, può essere vero, ma per mostralo non occorre esprimere giudizi, occorre entrare nel merito di quanto affermo. Il che avviene assai di rado.
Quanto alle allergie, ne sono sempre stato esente fin da bambino. In politica, ho sempre combattuto chiunque pretendesse di restringere gli spazi democratici, qualunque nome usasse per farlo. In fondo, su questa linea è nato il Manifesto Rivista, il quotidiano e il movimento. E nessuno ha mai tacciato Pintor e compagni di allergie. Hanno solo difeso una visione libertaria del comunismo, quando nel Movimento comunista internazionale e in URSS si manifestavano chiari processi autoritari. E almeno su questo punto la storia forse gli ha dato ragione. Io mi illudo di mantenermi fedele a quella lezione. Più chiaro di così!
Comunque, su un punto, con Anna Maria, siamo d’accordissimo: diamo il nostro sostegno forte a Il Manifesto nazionale e sosteniamo anche il Manifestosardo! per il resto ognuno si scelga il padrone o la libertà che preferisce (a.p.)
3 Sergio Ravaioli
27 Dicembre 2008 - 18:14
Caro Andrea,
immagino sia veramente deprimente per te, docente di diritto, dover insistere sull’elementare principio democratico per cui i programmi vengono approvati dall’assemblea elettiva, dove è rappresentata l’intera collettività, ed i singoli interventi attuativi vengono approvati dall’esecutivo.
Ci arivo anch’io che sono ingegnere, ma forse è perchè soffro della tua stessa allergia.
Allergia alla genuflessione ed al conferimento del cervello all’ammasso!
Una piccola correzione alla tua analisi: quella di Soru non è “una mossa azzardata ma intellligente” bensì - a mio avviso ovviamente - “una mossa disperata e devastante”.
Disperata, perchè le elezioni non si vincono con …colpi di intelligenza, ma sulla base di quello che hai combinato negli anni precedenti. e quindi perderà.
Devastante perchè prevedo (anche se alle ore 17 del 27 dicembre ogni previsione è un azzardo) che il gruppo dirigente del PD si accoderà a mister Tiscali, apparentemente compatto ma pronto a presentare il conto il prossimo 16 febbraio alle ore 22.30-23,00. Dopo di che il PD sarà definitivamente ridotto in macerie! Ragionamento che deve essersi fatto anche l’intelligente Soru, visto che sta nuovamente parlando di lista civica regionale, alias “Neo Progetto Sardegna”, con il quale si ripromentte di riprendeere la navigazione dal 17 febbraio 2009.
Mi auguro sinceramente che questa mia azzardata previsione sia errata e che i maldipancia diffusi nel gruppo dirigente del PD producano finalmente prese di posizione responsabili, chiare e non tatticismi e ipocrisie.
4 francesco cocco
27 Dicembre 2008 - 18:51
Non mi pare che a motivare l’ articolo del direttore di “democraziaoggi” sia una qualche forma di allergia a Soru, Anzi in riferimento alla tattica adottata con le dimissioni, ne tesse in qualche modo un elogio. Piuttosto la motivazione mi pare sia da individuare nella preoccupazione per il precipitare delle nostre istitizioni autonomistiche verso forme di autoritarismo e conseguentemente verso il degrado democratico. E di ciò credo dovrebbe preoccuparsi tutta l’intellettualità sarda, almeno quella che si definisce di sinistra.
5 paolo
27 Dicembre 2008 - 20:44
io che non sono un giurista credo che delegare a pochi aspetti inportanti come la legge urbanistica non sia un modo di operare saggio, mel mio lavoro di pubblico dipendente la legge delega è stata usata e abusata per sistemare gli amici e gli amici degli amici sotraendo il dittadito e la trasparenza degli atti a chi poi li subisce per incapità degli eletti che molto spesso non sono eletti ma nominati.
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