Cosa fare per gli immigrati?

1 Gennaio 2016
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 Franco Meloni, direttore di Aladinews

Il nuovo anno induce sempre ai buoni propositi, a far meglio. In questa ottica pubblichiamo volentieri questa riflessione di Franco Meloni, che ci indica un grande tema e dà anche alcune “istruzioni concrete per l’uso”.

Non so quanti esattamente siano. Certamente meno di quanti la loro diffusa (e senza dubbio di recente cresciuta) presenza in città faccia apparire. Stiamo parlando dei ragazzi di colore che incontriamo all’uscita dei bar e dei supermercati, ai semafori, nelle adiacenze delle chiese o semplicemente in sosta in alcune piazze della città, e così via. Alle vecchie presenze di rom, mendicanti nostrani, improbabili parcheggiatori e venditori vari… si sono affiancate quelle dei giovani provenienti dai recenti sbarchi. Che, credo, costituiscono uno dei più rilevanti attuali problemi dell’area del disagio, che, sebbene non disgiunto da molti altri, riguarda i soggetti più precari, quelli per i quali la politica dell’accoglienza agli immigrati si ferma alle prime fasi successive agli sbarchi: la visita sanitaria, i riconoscimenti di rito, il ricovero in strutture ospedaliere per i casi di malattia (per fortuna pochi), e, infine, la sistemazione in alloggi recuperati in città o nell’area vasta. Poi tutto diventa presidio minimo della loro presenza per garantire uno standard di sopravvivenza. Riconosciamo che l’emergenza è ben governata dai servizi predisposti dalla Prefettura e dalla Caritas, basata soprattutto sul lavoro dei molti volontari e non solo (a cui dobbiamo tutti riconoscenza). Ma è sul poi che vogliamo soffermarci. Sappiamo che molti di questi giovani migranti non vogliono sistemarsi né a Cagliari né nel resto della Sardegna e neppure in Italia, considerato che le loro agognate mete sono la Germania e i paesi del Nord Europa. Per questa ragione molti fanno resistenza all’essere riconosciuti e “schedati”. Ma, intanto, ci sono! E il fatto che siano costretti di fatto a stare tra di noi (per breve o lungo tempo) non deve comportare l’accettazione dell’attuale situazione, che sostanzialmente è di sofferenza per loro (gli immigrati) e di crescente fastidio per i cittadini, anche per quelli che non hanno ragioni ideologiche o motivazioni razziste per contrastarne la presenza tra noi. Fa tristezza vedere queste persone nel fiore della giovinezza mendicare o comunque passare le giornate nella noia e nel confine di recinti in cui sono di fatto costretti. Giovani che dovrebbero lavorare, studiare, divertirsi… con gli stessi diritti di tutti i giovani del mondo. E, invece, spinti sulla strada dell’assistenzialismo e dell’accattonaggio che corrompe il corpo e la mente. Conosciamo e anticipiamo subito la prima obiezione: “Ma come qui non c’è lavoro per i nostri ragazzi e dovremmo trovarne per questi?” A questa obiezione si risponde che i diritti dei nostri giovani (o meno giovani) non devono essere posti in contrapposizione a quelli degli immigrati. Per diverse ragioni etiche e non solo. Il fatto che i migranti arrivino da parti del mondo sconvolte da conflitti devastanti e drammatici deve farci ragionare sui loro e insieme sui nostri problemi. Nella sostanza non ci salviamo difendendo i nostri livelli di condizioni economiche e di benessere di cittadini occidentali, contro le popolazioni vittime di guerre e costrette in condizioni di povertà estrema. Si tratta invece di trovare soluzioni per tutti, anche con la creazione di nuovo lavoro in forme nuove e per intervenire rispetto a nuove esigenze o che si pongono in modo diverso rispetto al passato, come, per esempio, la cura delle persone, l’educazione, l’accoglienza, la salvaguardia dell’ambiente… Ma non vogliamo, in questa sede, affrontare questioni di enorme portata e di dimensioni planetarie, seppure da queste non si può prescindere. Vogliamo affrontare più modestamente la questione dei migranti che arrivano nelle nostre città e nei nostri paesi (rifugiati politici o profughi economici che siano, comunque in fuga dalla guerra e dalla miseria). Non si può andare avanti nell’attuale situazione che ogni giorno peggiora. Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti attualmente disponibili e cercarne altri per modificare lo stato delle cose esistente. E per queste finalità tutti dobbiamo impegnarci. Innanzitutto le Istituzioni. Qui non possiamo non richiamare la necessità che i Comuni (a partire da quello di Cagliari) utilizzino i programmi di integrazione come sovente ci richiama l’amico Roberto Mirasola, ultimamente con una precisa proposta “Non bisogna alimentare inutili paure, per questo c’è sempre il Salvini nazionale. Perché la gestione dell’accoglienza dei migranti deve sempre essere legata a problemi di sicurezza? Esistono degli strumenti, bene allora applichiamoli. Perché non si aderisce ai progetti SPRAR previsti dal ministero? Perché non si crea un elenco di associazioni capaci di gestire l’emergenza? Anzi se mettiamo a sistema forse non dovremo più parlare di emergenza. È evidente che le prefetture da sole non sono sufficienti, c’è urgente bisogno della politica”. Nella ricerca di buone prassi che pure sono diffuse in Sardegna, in Italia e all’estero, abbiamo recentemente ripreso come esempio da seguire, quello della Norvegia, che finanzia corsi per spiegare agli immigrati come funzionano in Europa leggi e codici sociali sui rapporti tra uomo e donna. Il nostro impegno come operatori della comunicazione continua nella pubblicizzazione di queste buone prassi dovunque esse si praticano e nell’invito martellante alle Istituzioni perché le riproducano o che comunque attuino politiche attive di accoglienza. Il questo quadro considerata la dimensione dei problemi e per certi versi la loro inedita proposizione, avanziamo la proposta (non certo risolutiva, ma utile) che il presidente della Regione Pigliaru nomini un’“Alta autorità per il problemi dell’immigrazione e per le politiche di accoglienza”, dotata di adeguate competenze e risorse, anche per l’utilizzo virtuoso di pertinenti finanziamenti europei già disponibili. Per questo ci vuole forse un’apposita legge regionale? Benissimo, la si faccia: una ragione di più per coinvolgere la nostra classe politica decisamente distratta e con scarsa consapevolezza della drammaticità dei problemi qui esposti. Per favore se ne discuta per agire con tempestività anche per recuperare i ritardi che pagheremo comunque

1 commento

  • 1 Franco Meloni, direttore Aladinews
    12 Gennaio 2016 - 23:15

    Avevo scritto sulla questione dei migranti in Sardegna: “… considerata la dimensione dei problemi e per certi versi la loro inedita proposizione, rinnoviamo la proposta che il presidente della Regione Pigliaru nomini un’“Alta autorità per il problemi dell’immigrazione e per le politiche di accoglienza”, dotata di adeguate competenze e risorse, anche per l’utilizzo virtuoso di pertinenti finanziamenti europei già disponibili. Per questo ci vuole forse un’apposita legge regionale? Benissimo, la si faccia: una ragione di più per coinvolgere la nostra classe politica decisamente distratta e con scarsa consapevolezza della drammaticità dei problemi qui esposti. Per favore se ne discuta per agire con tempestività anche per recuperare i ritardi che pagheremo comunque a caro prezzo”. Non so ancora se la decisione odierna (12 gennaio) della Giunta regionale corrisponda al mio auspicio, attendiamo la lettura della delibera (n.1/2016) e soprattutto i comportamenti pratici dell’Amministrazione, tra i quali la scelta di persone competenti e di grande esperienza pertinente (fuori dai soliti “cerchi magici”) per la direzione e il coordinamento progettuali, ma sembra giusto anticipare un giudizio positivo per il fatto che finalmente la Giunta affronti la questione “oltre l’emergenza”, nell’organizzazione di quelle che vengono rappresentate nella medesima delibera come “attività di seconda accoglienza, che saranno definite attraverso processi partecipati, al fine di favorire una reale integrazione e ricadute socio economiche positive”. Vedremo presto (f.m.).

    (Dal sito della RAS)
    CAGLIARI, 12 GENNAIO 2016 – La Giunta regionale, riunita in viale Trento con il vicepresidente della Regione Raffaele Paci nella prima parte della seduta e con il presidente Francesco Pigliaru nella seconda, ha dato il via libera alla costituzione di un gruppo di lavoro interassessoriale, supportato da due figure professionali con competenze specifiche in ambito migratorio e nella progettazione e coordinato dalla Presidenza, con il compito di redigere il Piano regionale per l’accoglienza dei flussi non programmati, che sarà poi presentato in Consiglio regionale. La delibera, proposta dalla presidenza, individua inoltre Angela Quaquero, in ragione della pluriennale esperienza in tematiche migratorie complesse in qualità di amministratore pubblico, quale delegata del Presidente nelle sedi di lavoro che interessino la tematica dei migranti. Considerata la portata epocale dei flussi migratori in atto, la Regione, che finora ha garantito un solido e funzionale sistema di prima accoglienza, si struttura dunque per organizzare le attività di seconda accoglienza, che saranno definite attraverso processi partecipati, al fine di favorire una reale integrazione e ricadute socio economiche positive.

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