Red
La Fondazione Sardinia, presentoggi, sabato 5 dicembre, presso la SALA SETTECENTESCA della Biblioteca Universitaria di Cagliari, a partire dalle ore 10,00, la seconda edizione del Ditzionariu de sa limba e de sa cultura sarda di Mario Puddu: 2.872 pagine, 111.000 lemmi, di cui 22.000 proposti al sardo da parte di cinque lingue europee (italiano, spagnolo, francese, inglese, tedesco), un monumento che lo studioso di Illorai offre a tutti sardi.
Ne parleranno: BACHISIO BANDINU, antropologo; FRANCISCU SEDDA, semiologo. Coordinerà: SALVATORE CUBEDDU, direttore della Fondazione Sardinia. Interverranno dell’Autore, MARIO PUDDU, e l’Editore, FRANZISCU CHERATZU.
Un dizionario esprime il linguaggio di un popolo: le parole non sono un elenco neutro e astratto, si formano e si sviluppano dentro la relazione sociale, nel vissuto di pensieri, sentimenti e azioni. La parola è sempre un fare: è un atto operativo.
Gli ultimi sessant’anni in Sardegna non sono stati parlati in sardo, anche le azioni politico-economiche non hanno risposto ai desideri e ai bisogni dei sardi. Alienazione linguistica e alienazione politico-economica: petrolchimica, turismo, eolico e solare, basi militari, ambiente.
La libertà del parlare è anche libertà dell’operare e viceversa.
Forse il punto di maggiore attenzione, oggi, è il rapporto tra libertà di parola e libertà progettuale di elaborare riforme costituzionali. L’atto di parola e l’atto di decisione riformistica spetta al popolo sardo. Come vogliono parlare i sardi una nuova organizzazione costituzionale, un corretto federalismo interno? Quale rapporto tra città e campagna come risposta all’effetto “ciambella” dello spopolamento?
Produzione di linguaggio come produzione di senso, politico, socio-economico-culturale. Un arricchimento del dizionario sardo: anche come dizionario politico-istituzionale.
Per chi volesse dire la sua ascoltando quello che dicono gli altri, l’appuntamento - come già detto - è alle ore 10, nella sala settecentesca di via Università in Cagliari, sabato 5. A si bidere, a si bidi.
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