Stasera alle 17 presso la Fondazione del Banco di Sardegna verrà presentato, edito dalla Cuec, il terzo volume delle Opere complete di Emilio Lussu, secondo il progetto - destinato a concludersi entro pochi anni, con la pubblicazione di altri cinque tomi -, concepito dall’Istituto sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia. Questo libro comprende gli scritti del prestigioso leader socialista dal 1943 al 1948 e si intitola “La costruzione della democrazia”.
Certo il povero Emilio si starà rivoltando nella tomba nel sapere che a introdurre la presentazione dei suoi scritti c’è anche Antonello Cabras, dirigente di un partito che sta contribuendo a scassare la democrazia e la Costituzione che il Capitano dell’Altopiano, Cavaliere dei Rossomori ha contribuito a costruire. Per fortuna alla presentazione c’è, con Giangiacomo Ortu, uno storico di razza quale è Giovanni De Luna.
Ecco sul volume una presentazione di Giuseppe Caboni, uno degli ispiratori di questa preziosa raccolta (A.P.).
Giuseppe Caboni
Lussu aveva dedicato le sue migliori energie giovanili al tentativo di edificare una democrazia popolare e autonomistica, in Sardegna ed in Italia, dopo la grande guerra, con il movimento degli ex combattenti e dei contadini; e poi per decenni, aveva “perseguitato”, come ha scritto, il fascismo ed il nazismo, nell’attivismo dell’esilio.
Il 13 agosto del ’43 rientra nel suo paese; fra Firenze e Roma inizia il suo impegno per la costruzione di una Repubblica democratica.
I suoi scritti, fra il’43 e il ’48 , danno conto della sua azione politica e della sua complessità e originalità teorica nel quadro nazionale. La sua attenzione alla Sardegna, negli stessi anni, sarà documentata in un prossimo volume delle Opere complete.
Come era suo costume politico, la sua proposta d’azione è sempre concepita come esito dell’analisi delle forze sociali, delle classi, con una visione realistica, mai estremistica. I suoi rapporti - come massimo dirigente, insieme a Ugo La Malfa, del Partito d’azione - con i diversi responsabili dei partiti che dirigevano prima la Resistenza e poi il processo costituente, sono sempre orientati dalla consapevolezza degli interessi, delle forze sociali, che i singoli rappresentavano. Così quelli che, a suo parere, erano gli errori dello stesso La Malfa, ma anche di Nenni, Togliatti, Saragat, venivano precisamente indicati nelle loro ricadute sociali e culturali.
Emerge, nella sua visione, la descrizione di una grande occasione mancata, per la democrazia italiana: quella di una possibile radicale trasformazione del Paese, dopo la Resistenza, che davvero superasse le strutture sociali, istituzionali ed economiche ereditate dallo Stato liberale, classista e centralista, e dal fascismo.
Un’occasione mancata per la spinta avversa dalle forze moderate o reazionarie, ma anche per errori di valutazione dei dirigenti della sinistra, causati anche dalla loro non completa indipendenza internazionale.
Quei “motivi autonomi di vita” che Lussu, nel suo scritto sulla “Repubblica” di Quinet, indicava come necessari per costruire uno Stato e una nuova società che sfuggissero alla secca alternativa tra i modelli anglosassone e sovietico, non erano ricercati come prioritari da tutti. E l’Italia ebbe, come conclude il leader azionista, anziché un percorso di autonoma crescita, popolare e nazionale, ancora una politica e governi a impronta “ambidestra”, in cui cioè anche la sinistra si adattava all’esistente, anche per mancanza di una concreta cultura propositiva che unisse davvero tutte le forze progressiste.
Le indicazioni di Lussu, prima nel dibattito del Partito d’Azione poi nei lavori dell’Assemblea Costituente (meglio che in tutti gli altri protagonisti politici, come autorevoli studiosi hanno capito), erano diretti a “razionalizzare” integralmente il potere, le strutture istituzionali, economiche e sociali, per permettere un generale equilibrio del paese, a impronta autonomistica, in cui gli interessi popolari, di classi povere, proletariato, piccola e media borghesia, potessero esprimersi, superare progressivamente le proprie contraddizioni storiche e integrarsi in una società davvero giusta, interpretando i valori positivi e la cultura dell’Italia e dei suoi territori nella loro complessità.
Gli scritti per il Partito d’Azione, a Roma e nel congresso di Cosenza del ‘44, testimoniano di questo lucido progetto.
Regioni e comunità forti e autorevoli, reale equilibrio fra i poteri centrali, economia a due settori (pubblico e privato), quindi finanza, grande industria e proprietà agraria subordinati agli interessi generali; Magistratura, Forze armate, Diplomazia, Amministrazione aperte al controllo e alla partecipazione sociale, laicità dello Stato,
tutela di tutte le minoranze, indipendenza nazionale e politica di pace, universalismo: questi i capisaldi della proposta lussiana. E un argine al pericolo dello strapotere dei partiti politici, secondo il modello della tradizione inglese, nella quale ogni loro invadenza nella vita istituzionale era addirittura inconcepibile e scandalosa.
Questo, e molto altro, si troverà negli scritti che sono stati raccolti da Luisa Plaisant; ma soprattutto, voglio sottolineare, si potrà apprezzare la volontà di Lussu di dare alla democrazia italiana una radicale impronta autonomistica, di far partecipare il popolo - donne, uomini, giovani, e tutti i territori - alla vita delle istituzioni; di prevenire il distacco fra le istanze sociali e gli istituti pubblici: ciò che ancora oggi, dopo 70 anni, disastra la nostra comunità. E infine - sgomenta evidenziarlo -. Lussu propone, con il suo impegno totale e la sua intelligenza creativa, una moralità ed una capacità ancora esemplari, non interpretate e portate a esiti conseguenti da quanti a lui sono succeduti nella direzione politica del nostro paese.
1 commento
1 Lussu riferimento del nostro operare politico odierno. “La costruzione della democrazia” | Aladin Pensiero
4 Dicembre 2015 - 09:19
[…] Stasera alle 17 presso la Fondazione del Banco di Sardegna verrà presentato, edito dalla Cuec, il terzo volume delle Opere complete di Emilio Lussu, secondo il progetto – destinato a concludersi entro pochi anni, con la pubblicazione di altri cinque tomi -, concepito dall’Istituto sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia. Questo libro comprende gli scritti del prestigioso leader socialista dal 1943 al 1948 e si intitola “La costruzione della democrazia”. - Sul volume, curato da Luisa Plaisant, una presentazione di Giuseppe Caboni, uno degli ispiratori di questa preziosa raccolta. - segue – Certo il povero Emilio si starà rivoltando nella tomba nel sapere che a introdurre la presentazione dei suoi scritti c’è anche Antonello Cabras, dirigente di un partito che sta contribuendo a scassare la democrazia e la Costituzione che il Capitano dell’Altopiano, Cavaliere dei Rossomori ha contribuito a costruire. Per fortuna alla presentazione c’è, con Giangiacomo Ortu, uno storico di razza quale è Giovanni De Luna. Ecco sul volume una presentazione di Giuseppe Caboni, uno degli ispiratori di questa preziosa raccolta (A.P.). […]
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