Francesco Cocco
Nella formazione intellettuale di Antonio Gramsci non è stata data la giusta importanza al rapporto che egli ebbe con l’industria mineraria sarda. Tutte le biografie ricordano la gita scolastica alla miniera di Montevecchio nel febbraio del 1910 quando frequentava la seconda classe al liceo Dettori di Cagliari. Nei due giorni della gita il giovane Antonio aveva dimostrato un particolare interesse alla condizione di lavoro e di vita degli operai di quella realtà mineraria. A darne testimonianza è stato l’avvocato Renato Figari, suo compagno di classe. La curiosità di Nino, come Gramsci veniva chiamato i famiglia, nasceva certamente dal generale interesse per la questione operaia dimostrato dal gruppo dirigente socialista, che faceva capo al prof. Fasola e nel quale il fratello Gennaro aveva un ruolo attivo. Si tenga presente che al gruppo di Fasola era legato il medico guspinese Cesare Loi, animatore col farmacista Pio Piras del primo sciopero con caratteri moderni che si era tenuto a Montevecchio nel 1903. Il dr. Loi era un dirigente socialista che nel primo congresso socialista di Iglesias vi aveva svolto una relazione sulle condizioni di salute dei minatori. Il carattere innovatore dello sciopero di Montevecchio del 1903, che sfuggiva del tutto all’ improvvisazione che aveva caratterizzato le lotte operaie di fine Ottocento e del primo Novecento, non era certo sfuggito al gruppo dirigente socialista. Gli scioperi di Montevecchio (1903), Buggerru 1904), Gonnesa e Villasalto (1906) avevano posto la realtà operaia sarda all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Di qui il varo della legge 19.07.1906, n. 393, istitutiva della commissione parlamentare che doveva investigare sulla condizione degli operai delle miniere sarde . Gramsci frequentava gli ambienti politici del fratello Gennaro, ed era un attento lettore della stampa quotidiana che allo svolgimento dei lavori della Commissione parlamentare aveva dato grande attenzione. Sono significativi i sopralluoghi e le audizioni eseguiti dalla commissione parlamentare, nel febbraio del 1910, a Guspini, Arbus , Ingurtosu. A leggere quegli atti, emerge una realtà di pesante sfruttamento dei lavoratori ma pure un elevato livello non solo nell’organizzazione del sistema produttivo ma anche nella sperimentazione dell’ arte mineraria. Per cogliere i due aspetti appaiono particolarmente significative le audizioni del medico e dirigente socialista dr. Cesare Loi, per quanto riguardava le condizioni di vita e di lavoro dei minatori, e l’audizione dell’ ing. Solmann Bertolio per gli aspetti attinenti al livello organizzativo e scientifico dell’arte mineraria nel primo decennio del Novecento. Si tenga presente che l’ing Bertolio era subentrato al suocero Alberto Castoldi nella direzione della miniera, e questa sua esperienza ne farà uno dei massimi esperti dell’arte mineraria italiana, tanto da ricoprire poi la cattedra di quella disciplina al Politecnico di Milano.Certo Gramsci a Torino conoscerà una delle realtà europee tra le più avanzate nell’organizzazione industriale, ma la conoscenza che egli indirettamente poté apprendere del mondo minerario sardo ci dice che non è da una realtà industrialmente primitiva che egli muove i primi passi nel suo collegamento con la classe operaia. Per dare una testimonianza della condizione dei minatori nei primi decenni del Novecento appare di grande utilità l’udizione resa dal dott. Cesare Loi alla commissione parlamentare nella sede del Municipio di Guspini in data 18 maggio 1908 e che riportiamo in calce.
2 commenti
1 admin
28 Novembre 2015 - 22:27
Andrea Pubusa
Come al solito, Francesco, con semplicità, mette tessere importanti nella costruzione del mosaico della storia sarda e della ricostruzione del pensiero di Gramsci. Certo, nel giovane Nino quella visita a Montevecchio e quella realtà operaia deve aver lasciato un’impronta indelebile, una di quelle che fondano la visione del mondo di una persona. Se poi questa è una persona eccezionale come Gramsci è evidente che quel passaggio a Montevecchio, quel toccare con mano la condizione dei minatori deve aver determinato molto nella formazione di quel giovane fuori dal comune.
Con più modestia devo dire che anch’io, che ho vissuto a Carbonia fra i minatori dall’età di quattro anni, ho tratto da quella vicinanza un orientamento di fondo, che mi segna ancora. I molti minatori che ho conosciuto non hanno superato generalmente i 60 anni perché, pian piano, privati dei polmoni dalla silicosi. Molti sono morti anche prima. E le miniere di Carbonia, negli anni ‘50 e ‘60, non erano certo quelle di Montevecchio di inizio Novecento. La descrizione del dr. Cesare Loi, medico condotto di Guspini, un intrellettuale coraggioso passato fra le fila del Movimento operaio, ci mostra la brutale condizione di sfruttamento dei minatori.
2 Maria Paola Loi
12 Aprile 2021 - 23:05
Salve, sono felicissima di leggere questi articoli. Sono una nipote di Cesare Loi e mi sto appassionando a scoprire di più su di lui.
Saluti e grazie per questi bei lavori!
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