Rosamaria Maggio - docente del Martini
Fra qualche giorno, lo storico Istituto tecnico ‘Pietro Martini’ lascerà la sua sede di via S.Eusebio, per trasferirsi al Besta 1 e 2 di Monserrato. Né il personale, né gli studenti, né le famiglie, sanno di preciso quando questo accadrà. Un provvedimento del Commissario straordinario della Provincia lo impone, per lavori urgenti di miglioramento della capacità portante dei solai.
E nel mentre la Regione tira fuori un progetto di investimento, per 5 milioni di euro, su un fantomatico futuro ammodernamento della scuola. Tempi biblici per il bando internazionale, a volerla prendere sul serio, e intanto noi si trasloca!
La verità è che la politica ha abbandonato il Martini. Ci ha abbandonato il Commissario Straordinario della Provincia che, dopo aver ricevuto il Comitato ‘Salviamo il Martini‘, non ne ha accolto le richieste. Non la proroga dello spostamento, né la riduzione del numero delle classi da mandare al Besta (ora si spostano 25 classi su 28). Non la possibilità di una sistemazione del Martini in città, in qualche stabile, magari di proprietà del Comune.
Ci ha abbandonato il Sindaco di Cagliari, che non ha neppure risposto alla richiesta del Comitato, nonostante i suoi proclami. Ci hanno abbandonato il Presidente Pigliaru e l’assessore Firinu, sordi anche loro alle nostre richieste, che favoleggiano piuttosto di un avveniristico Martini, come fossimo nel salotto di Bruno Vespa, e in stile Berlusconi, quando racconta ai telespettatori la favola del Contratto con gli italiani!
E’ triste vedere come tanti docenti se la siano bevuta, e come gli studenti non siano stati messi in grado di esprimere i loro pensieri, le loro convinzioni ed anche le preoccupazioni delle famiglie. E’ piaciuta una idea di scuola frantumata, dove ognuno coltiva il proprio orticello.
Ben diversa la situazione dell’Alberti, dove è stata condotta una battaglia democratica all’insegna dell’unità, i cui risultati sono davanti agli occhi di tutti: questo anno scolastico in viale Colombo, e poi un accordo per la sistemazione definitiva della scuola sempre lì o, se spostamento ci sarà, a Cagliari, non in via Mercalli, come originariamente minacciato. Siamo contenti per i colleghi e gli studenti dell’Alberti e ci complimentiamo con loro, noi siamo stati abbandonati dalla politica. Forse i sondaggi danno Zedda vincente anche senza il Martini?
E la Regione, col suo ‘grande progetto’ Iscola? Un contenitore vuoto, solo propagandisticamente interessato alle proposte dei cittadini, fatto piuttosto di proclami sull’ammodernamento degli edifici e la rivoluzione del sistema dei trasporti scolastici. Mentre le scuole chiudono nei piccoli paesi, e si è pendolari fin dalla scuola dell’infanzia, senza garanzia alcuna di mezzi pubblici, si approvano ‘progetti aggiuntivi’ rispetto all’ordinario tempo scuola, per combattere la dispersione. Si pensa all’aggiunta, piuttosto che alla scuola della mattina, ancora uno progettificio, di cui la scuola è ormai stanca, perché è l’ordinario che va sostenuto, quello della scuola aperta nei luoghi in cui si trova, e con docenti stabilizzati.
E i facilitatori dell’innovazione digitale? Come se non fosse ormai appurato che sì, le tecnologie migliorano l’apprendimento ma, se si esagera, i risultati peggiorano. A detta dell’Ocse, dell’ Unità di valutazione degli investimenti pubblici, presso la Presidenza del Consiglio, e dei test Invalsi: con l’introduzione dei media digitali nelle scuole, + o,4 % italiano e 1,5% matematica, nel nord, -0,5% e -1% nel sud (vedi Corriere della sera del 31.10.15).
Alcune considerazioni sul Commissario Straordinario della Provincia, che dovrebbe occuparsi di ordinaria amministrazione, in una istituzione a forte deficit democratico, e invece ipotizza investimenti finanziati dalla Regione, nella misura di 5 milioni di euro! Fa scelte politiche, e allora c’è qualcosa che non quadra in questo Paese, dove la politica dovrebbe essere al servizio dei cittadini, ed invece la nostra rappresentanza agisce come un bulldozer a dispetto del loro pensiero e della loro opinione. Le province commissariate sono prove generali di governo senza rappresentanza? E nel mentre tante scuole si uniscono a denunciare l’assenza di una vera politica per la scuola. E lo stesso Dettori, dopo un anno di peregrinazioni fuori sede, ancora protesta perché la Provincia non ha ultimato i lavori di ristrutturazione di palestra ed Aula Magna!
Temiamo che il Martini, dopo il trasferimento a Monserrato, non solo rischi la sua prestigiosa sede storica di via S.Eusebio 10, dove si trova dal 1930, ma che addirittura possa scomparire per calo di iscrizioni. Quale genitore manda il figlio a Monserrato se risiede a Serramanna, Pimentel o Burcei ? Il Martini ha un senso come scuola del centro storico cittadino, in un capoluogo in cui i trasporti territoriali si concentrano verso Cagliari e non verso Monserrato!
Né si può escludere il rischio di perdere l’autonomia scolastica dell’Istituto, ed è così che si può arrivare alla sua scomparsa, e a destinare l’edificio ad altro, a cosa diversa dalla scuola.
Alcune considerazioni finali. Nel recente Convegno di Milano organizzato da Treellle/Fondazione Rocca, il rapporto ‘Innovare l’istruzione tecnica secondaria e terziaria’ dice che, negli ultimi vent’anni in Italia l’istruzione tecnica secondaria ha perso oltre 400mila studenti, passando gli iscritti dal 45%, sul totale della scuola secondaria nel 1991-92, al 33,7% del 2014-15. Occorre rilanciare l’occupazione tecnica, è stato detto in quel Convegno, per promuovere innanzitutto occupazione giovanile di qualità.
In Provincia invece nulla si fa per potenziare il Martini e recuperare gli altri Istituti Tecnici, ormai agonizzanti. Colpisce l’indifferenza e il silenzio dei nostri governanti, colpisce la superficialità del potere, che liquida come visionario chi è in grado invece di capire il verso delle cose. Grave che la dignità di studenti e docenti del Martini, nel tentativo di dialogo con chi ha il potere decisionale, venga scambiata per debolezza, tale da meritare indifferenza o proposte che sanno di presa in giro lontano un miglio. I nostri studenti sono stati formati al rispetto delle regole, a rivendicare diritti rispettando le regole. Si pretende che passino insegnamenti del tutto contrari?
Il prossimo 2 dicembre si terrà un’assemblea pubblica con la partecipazione di studenti docenti e genitori delle scuole a rischio trasferimento: i cittadini che hanno a cuore la scuola pubblica della città sono invitati a partecipare.
2 commenti
1 francesco Cocco
25 Novembre 2015 - 10:48
Alla fine, dopo il generoso impegno del comitato che vi si opponeva il Martini viene trasferito (forse sarebbe più appropriato dire “allontanato”) dalla sua sede storica. Così in qualche modo finisce. una pagina secolare della Città . Ed a perdere è Cagliari.
Alcuni potranno obiettare che il trasferimento di un prestigioso istituto scolastico in una sede dell’ hinterland è un segno di attenzione verso la periferia urbana. Niente di più sbagliato: non è certo sviotando il centro storico dei suoi segni distintitivi che si qualifica la periferia. La periferia ha diritto a sue strutture scolastiche e culturali che non devono però nascere dall’ eliminazione delle stesse dal centro cittadino. Altri potranno osservare che è indifferente se il Martini viene trasferito.in altro edificio. Non si considera che un istituto scolastico non è solo aule , corpo docente, apparato di segreteria.,supporti tecnici. Non è così perchè la tradizione ha bisogno di riferimenti a luoghi reali. Abbiamo bisogno d’inquadrare le persone in un ben definito contesto fisico.Gli edifici, i muri, si caricano di ricordi.
Il Martini è stato frequentato da tanti allievi diventati personaggi illustri. Per un secolo la cultura economica cagliaritana è il Martini, è uscita dall’ edificio di via Sant’ Eusebio e si è nutrita in quelle aule. Trasferire l’ Istituto equivale a porre nell’ oblio una pagina della cultura economica sarda. Dobbiamo proprio pensare che chi ha responsabilità istituzionali si può sentire indifferente a questa vicenda. Siamo a questo punto ?!
2 admin
25 Novembre 2015 - 18:29
Andrea Pubusa
La città si caratterizza non solo e non tanto per il numero degli abitanti, ma per le funzioni che in essa si esercitano: funzioni di governo, amministrative di area, importanti funzioni commerciali, funzioni culturali innanzitutto.
Il fenomeno di allontanamento da Cagliari di istituti scolastici storici, di dipartimenti universitari e di rilevanti funzioni sanitarie, di importanti uffici amministrativi fanno perdere al capoluogo la sua natura di città, riducendola pian piano ad un luogo privo di attrazione. Si pensi anche al fenomeno dei centri commerciali e alla chiusura nel centro città non solo dei negozi di vicinato, ma pure delle vetrine più belle.
La questione dovrebbe interessare massimamente le autorità politiche ed innazitutto il sindaco, che non si qualifica certo facendo solo opere pubbliche (la giunta Delogu, carente per molti aspetti, non fu certo inerte in fatto di giardini e di aiuole!).
Ha dunque ragione da vendere Rosa Maggio quando denuncia, con forza e passione, l’abbandono del Martini da parte del Sindaco e in genere del potere politico-amministrativo (stendiamo un velo pietoso sul ruolo del tutto passivo del preside). A ben vedere, si tratta, però, non solo e non tanto dell’inqualificabile mancanza di considerazione ed ascolto verso docenti, studenti e cittadini che difendono una storica istituzione scolastica cagliaritana, ma di un abbandono di Cagliari, di un colpo (che segue a tanti altri) alla sua funzione di città. Una questione centrale, che non può lasciare indifferenti i cagliaritani (non sarà certo senza peso per me!) nelle scelte elettorali ormai prossime.
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