Andrea Pubusa
Ma qual’è il Paese in cui il Parlamento è in mano al Capo dell’esecutivo? Non certo gli USA, dove soltanto le indiscrezioni su quanto Soru ha detto pubblicamente (le sette condizioni al Consiglio) avrebbero portato più che allo scioglimento del Congresso all’impeachement del Presidente. Insomma, ecco all’opera quella clausola dissolvente della Statutaria, che conduce al paradosso di una fine anticipata della legislatura in presenza di una forma di governo (l’iperpresidenzialismo nostrano) che avrebbe dovuto assicurare stabilità. Distorsione istituzionale derivante dalla mancanza di bilanciamento fra i poteri regionali. Quella - per capirci - che il Cavaliere, proprio in questi giorni, ha detto di voler trasporre a livello centrale e contro la quale si sono levati non solo Ciampi e Veltroni, ma addirittura anche Bossi!
Ma cos’è successo ieri? Nulla che non fosse preordinato e previsto.
“Le condizioni per arrivare alla scadenza naturale della trecidesima legislatura del Consiglio regionale della Sardegna non ci sono piu. Confermo le dimissioni, ridiamo la parola ai sardi”. Con queste parole il Presidente della Regione Renato Soru scioglie l’Assemblea sarda e apre la campagna in vista delle elezioni anticipate a febbraio. Poco prima di parlare in Aula (l’intervento è cominciato alle 22.13), Soru - col solito garbo istutuzionale - aveva anticipato la decisione ai giornalisti all’uscita del bar del palazzo. Anche questo un fatto simbolico: il bar più importante del Consiglio: “Mi sto dimettendo, per non perdere tempo. Non voglio un Consiglio che galleggi. C’è bisogno di una maggioranza forte per risolvere i problemi che abbiamo davanti”. In realtà, è una decisione assunta da tanto tempo. Per prevenire problemi del Presidente più che per risolvere quelli dei sardi, che semmai necessitano di un’azione forte di governo. Primarie, conflitto d’interessi e caso Saatchi preoccupano innanzi tutto il Presidente. Con la sua mossa Soru scansa le prime, che evidentemente non era sicuro di vincere e temeva, come dimostra la sua ostinata opposizione a svolgerle. Inoltre, finora - con molta abilità - è riuscito a mettere in ombra il conflitto d’interessi, di cui, anziché eliminare, conferma l’esistenza con la favola dell’affidamento della gestione delle sue azioni ad un professionista. Quasi che il fatto materiale dell’essere un importante imprenditore con tanti interessi (che, inevitabilmente, s’intersecano con molte delle decisioni istituzionali) scompaia, per miracolo, con la semplice firma di una procura ad un avvocato. Poi c’è il caso Saatchi (per il quale vale anche per Soru - ovviamente - la presunzione di non colpevolezza), nel quale si avvicina l’udienza preliminare in cui si deciderà sul rinvio a giudizio. Un’evenienza questa che mostrerebbe l’ineleggibilità di Soru sulla base dello stesso codice etico che il PD sembra volersi dare. Sarebbe, in ogni caso, un duro colpo all’immagine che Soru da di sé, anche attraverso i media nazionali. Meglio allora tagliare corto. Giocare d’anticipo e andare alle elezioni, sperando di trovare il centrodestra impreparato e auspicando che Berlusconi (a cui, in fondo, le posizioni istituzionali e il conflitto di Soru sono congegnali) gli contrapponga un candidato debole.
Soru, con le sue mosse, ha anche prefigurato la sua campagna elettorale. l’insistenza sulla legge urbanistica, lascia intendere che vuol farne un punto centrale, anche se - ad onor del vero - la Sardegna una buona legislazione urbanistica ce l’ha già (risalente nel suo impianto alla Giunta Melis); l’emendamento bocciato dal Consiglio non incide in alcun modo sulla sostanza della tutela, limitandosi a mantenere all’Assemblea prerogative che, in effetti, è meglio attribuire al Plenum per l’incidenza ch’esse possono avere nella sfera giuridica dei cittadini. Insomma, un emendamento innocuo che certo non giustificava le dimissioni. Una vera e propria forzatura. A fronte di questo disegno preordinato ad anticipare le elezioni, appare poco credibile e propagandistico il discorso finale del Presidente: “Ho sperato fino all’ultimo - ha detto - che ci fosse un segnale positivo da parte di tutti sulla possibilità di andare avanti, utilizzando proficuamente, nell’interesse dei sardi, anche questi pochi mesi che mancano per la scadenza normale. Si poteva concludere un passo importantissimo nell’azione di tutela del territorio che abbiamo portato avanti in questi anni - ha aggiunto con riferimento alla richiesta di approvare subito la nuova legge urbanistica - Così non è stato”. Fine della legislatura, jussu principis. Inizia per Soru la roulette russa. Per i sardi il colpo in testa è già arrivato in ragione di una legislatura che non ha mantenuto le tante promesse con cui si era aperta.
5 commenti
1 Massimo Marini
24 Dicembre 2008 - 15:51
Mi pare evidente che ieri Renato Soru abbia giocato per le dimissioni. Non si spiega altrimenti il motivo per cui, una volta raggiunto l’accordo politico sul prosieguo della legislatura, abbia rilanciato a quel modo, chiedendo un cambio di ordine del giorno che necessitava del consenso dell’opposizione. Un assurdo. E’ come dire: non mi dimetto se saltellate su di una gamba e fate cocodè, tutti, alleati e nemici. Forse lui stesso non si aspettava che tutte le proprie istanze sarebbero state così candidamente accolte dai “cabrasiani” & C. fino a ieri pronti a pugnalarlo quasi fisicamente. Ora le liste dovranno essere fatte entro la Befana, e la possibilità che ci sia il terzo incomodo (seconda parte della mia profezia) è sempre più probabile. Anche se non si capisce bene a chi farà più male. Staremo a vedere. Una cosa è certa (o quasi). La Regione si avvia ad una nuova legislatura di Berluscones. E questo non è piacevole.
2 marco tuerra
24 Dicembre 2008 - 22:21
Dove mai si è visto che un Capo dell’esecutivo che ha spaccato la maggioranza che lo sosteneva e di fatto ha condotto la coalizione al fallimentro poi si ricandita. Chi lo ha designato? Altro che primarie. Forse non c’è neanche un voto formale del PD Sardo sul candidato presidente. Spero che ci sia un polo di centrosinistra più credibile di quello che capeggerà Soru.
3 GIORGIO COSSU
24 Dicembre 2008 - 23:06
Non solo ieri SORU ha giocato con la strana pretesa di inversione dell’odg rivolto alla destra, quindi un evidente pretesto. Prima le dimissioni le ha presentate sul stendere con le vecchie norme il PPR per le zone interne, che su ammissione dell’assessore richiede 6-7 mesi e forse più di lavoro, sui comuni dell’interno, sul totale di 377 meno quelli già coperti dal PPR costiero. Quindi un chiaro pretesto, indicando i nemici, nello stile di Berlusconi, nei cementificatori. Mentre prima sulla richiesta di passare dai 300 mt ai 500 mt dal mare di divieto assoluto nessuno si è mosso.
Intanto da ricordare che si sono approvate 111 intese e con quelle in definizione sono 182. 95 i comuni che hanno presentato 807 richieste, ben 553 inammissibili e non necessarie e 70 chiuse per cessato interesse.
Segnali di discrezionalità e di eccessi di interessi locali da governare con interventi di tipo zonale.
4 paolo follesa
25 Dicembre 2008 - 03:41
Andrea, voterai per Emilio Floris o ti asterrai?
5 admin
25 Dicembre 2008 - 10:14
Caro Paolo Follesa,
faresti bene a sottoscrivere col tuo vero nome e cognome, anche perché la tua domanda evidenzia un’intelligenza davvero rara, che è un gran peccato nascondere nell’anonimato.
Spero ancora che oltre Soru e Floris, ci sia un candidato di centrosinistra, perchè se messo a scegliere fra due destri, farei come l’asino di Buridano che, indeciso tra la biada e l’acqua che gli stavano a eguale distanza su lati opposti, non ha mangiato né bevuto. Mi accontenterei di poco: un candidato di centrosinistra non indagato, senza conflitto d’interessi, con una propensione democratica nelle istituzioni (mi andrebbe anche bene l’eliminazione della calusola dissolvente, che non esiste da nussuna parte nel mondo civile), dialogante coi sindacati e rispettoso dei suoi elettori (lo sprezzo delle primarie non lo tollero). In fondo molto meno di quanto abbiamo sempre preteso; ma in tempi di crisi bisogna accontentarsi. Destri invece proprio no, non ne voto, né indagati né soggetti in conflitto d’interessi. Anche qui mi adeguo ad una linea minimale: prendo sul serio il codice etico di Veltroni.
In caso contrario, il problema non sono io, che non conto nulla, la questione è che come l’asino di Buridano faranno migliaia di sardi, non disposti a farsi prendere ulteriormente per i fondelli. Abruzzo docet: 50% fra schede nulle e astenuti. E i risultati potrebbero essere gli stessi.
Cerchiamo, dunque, di non personalizzare le analisi e vediamo i processi profondi che attraversano la società.
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