Michele Piras ci scrive…

11 Novembre 2015
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Michele Piras mi scrive questa lettera prendendo posizione sul mio articolo di oggi e sopratutto aprendo postivamente un dialogo. Ecco la sua lettera.

Compagno Andrea, leggo come sempre con grande interesse le tue considerazioni e ti ringrazio per l’attenzione che dedichi alle mie considerazioni. Comprendo le tue critiche e le tue perplessità e ovviamente rispetto la tua opinione. Nondimeno mi corre l’obbligo di segnalarti alcune questioni, al fine di una interlocuzione con te più consapevole, usando la medesima chiarezza che leggo in ciò che scrivi: 1) ho 43 anni, una laurea e molteplici esperienze lavorative maturate negli anni. 2) la politica come lavoro retribuito mi capita di farla dal 2007 e sono alla prima esperienza istituzionale (se non vogliamo considerare i due mandati amministrativi che ho fatto al mio paese, ovvero a Borore), iniziata nel 2013, quindi meno di quanto altri - te compreso - abbiano avuto l’occasione e l’onore di vivere. 3) è vero: dicevamo e dicevo parole simili agli inizi del percorso di Sel, non ho cambiato opinione da allora, non ho mai giocato al “fotti compagni” (semmai ho sempre fatto la battaglia politica sulle idee), ritengo che il percorso di Sel si sia progressivamente prosciugato anche perché non siamo stati in grado di dare seguito a quelle parole 4) giacché sono abituato ad assumermi sempre le mie responsabilità (come mio padre e mia madre, entrambi operai, mi hanno insegnato) mi assumo la quota parte che mi compete, ovvero quella di non aver fatto abbastanza perché Sel potesse mantenere le sue premesse e promesse, di non essere stato capace di creare un ambiente più accogliente ed unitario (anche nella ovvia pluralità delle idee e posizioni e culture politiche). Non ho - d’altra parte - riscontrato grande collaborazione unitaria da parte di altri compagni, che pure hanno vissuto la prima fase di Sel. Evidentemente, se vale per me il “fotti compagni” può darsi che non fossi in solitudine. 5) la sinistra ha l’opportunità di rinascere, nella nuova fase politica, consapevole anche degli enormi errori commessi (ma del resto chi fa incorre sempre nel rischio di sbagliare) e con lo sguardo rivolto al futuro. Sinistra italiana è un tentativo e sta ottenendo positivi riscontri. Ma è solamente un gruppo parlamentare, dunque ancora dovremo lavorare molto per costruire un nuovo partito, più ampio, capace di includere molteplici culture politiche e rompere vecchi recinti e superare antiche diffidenze. Ciò che vedo in giro sono tanti giovani preparati, intelligenti, senza più padri né maestri, che mi danno speranza, che mi fanno pensare non solo che c’è futuro ma che esiste un presente. 6) infine ci terrei a sottolineare solo un fatto, ovvero che la battaglia, rigorosa, in difesa della Costituzione la abbiamo fatta anche noi, spesso insieme ai 5S, magari con un atteggiamento meno sguaiato e urlato, ma ci siamo stati, ci siamo e ci saremo. E fra gli obiettivi immediati di Sinistra italiana c’è precisamente la mobilitazione referendaria. Saluti, Michele

Caro Michele,

leggo volentieri la tua lettera, che, anche per il tono garbato e propositivo, mi sembra inserirsi nel costume migliore della sinistra che all’offesa preferisce il dialogo, l’analisi e la proposta.
Devo dirti che, nel mio scritto, ho citato le tue parole perché tu, fra gli esponenti sardi di SEL, sei quello che ti sei speso di più e con più chiarezza per un progetto di ampliamento e rafforzamento della sinistra italiana. Il mio è un discorso generale e quindi non ho potuto inserire alcune considerazioni personali. So che sei laureato in giurisprudenza come so che non lo è Massimo (io sono un vecchio professore e ricordo chi è passato nella nostra facoltà) e so anche che tu, da parlamentare, non solo hai difeso la Costituzione (insieme a SEL), ma hai quasi sempre preso posizioni puntuali e condivisibili su molte questioni nazionali e regionali. Non ho difficoltà ad ammettere che eserciti il mandato con dignità, difendendo le ragioni del mondo del lavoro e dei sardi.
Sul piano generale però mantengo fermo il mio giudizio, anche se auspico d’essere smentito. SEL, in generale, ha caratteristiche opposte a quelle che tu così bene hai enunciato come base per la “Sinistra italiana” ed io lo so bene, essendo stato vittima di ostracismo per la mia notoria indisponibilità all’intruppamento e per la mia, talora eccessiva, pretesa di una diversità della sinistra nelle modalità di fare politica e nei rapporti interpersonali. Ho sempre pensato che i nostri comportamenti debbano essere conformi ai grandi ideali di uguaglianza e rispetto della persona a cui diciamo di ispirarci.
Prima di pubblicare l’articolo, mi sono chiesto più volte se non avrei dovuto lasciare un maggior spazio all’ottimismo, se non dovrei darvi più credito. In particolare, se non avrei dovuto dare maggior peso al fatto che, in fondo, state rompendo in modo netto con Renzi, assumendo una precisa responsabilità verso il popolo della sinistra. Ebbene, ti dico che tutto questo non mi sfugge e che lo apprezzo molto. Dico però che dovete dare segnali forti e inequivocabili di apertura e di coerenza se volete che vecchi compagni come me, che in fondo vorrebbero solo avere una forza o un partito da sostenere, possano guardarvi con fiducia.
Penso che tu non abbia la lingua biforcuta e dunque ti prendo in parola. Spero anche che le belle parole che tu hai detto nel presentare la nuova forza possano tradursi in realtà. Prendi le mie perplessità e le mie critiche anche severe come stimolo a far bene. Sappi che la severità è spesso dettata da interesse verso l’oggetto della critica. Nel mio caso è sicuramente così. Vi seguirò con attenzione e quando mi avrete convinto, non ve lo manderò a dire: mi ritroverete, ormai, ratione aetatis, solo come spettatore, nelle vostre iniziative. Buona fortuna!

Andrea

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