L’emigrazione ha radici lontane

8 Ottobre 2015
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Lucia Pagella

Dopo l’intervento di Tonino Dessì, ecco un’altra riflessione sull’emigrazione sull’onda degli stimoli suscitati dall’articolo  di Francesco Cocco.


A corrente alternata i “media” si occupano del problema dell’emigrazione e le soluzioni che vengono proposte sono varie e di diverso segno, talvolta  persino ridicole (se non sbaglio Berlusconi propose di risolvere il problema togliendo ai barconi il motore ).
Una soluzione prima caldeggiata da Salvini ed a cui poi si sono accodati in molti sarebbe quella di spostare sulle coste del nord Africa i luoghi di accoglienza (?).
Qualunque soluzione, però, dimentica che per risolvere un problema è necessario anzitutto capirne le cause e poi agire su di esse diversamente si rischia di cercare di svuotare il mare con un cucchiaio.
Gli emigranti fuggono perché i loro paesi sono in guerra oppure perché le condizioni economiche sono tali da non consentire un minimo di sussistenza. Questo è un fatto arcinoto tanto è vero che costituisce il discrimine per individuare quelli che possono restare e quelli che devono essere rispediti indietro. A me sembra che questa suddivisione sia l’ennesimo ipocrita tentativo da parte dell’occidente di evitare di aprire le porte dell’Europa a tutti coloro che vengono senza però farsi carico delle proprie responsabilità e senza tener conto che oggi le guerre si combattono anche sul piano economico.
E’ del tutto ovvio che non si possa accogliere tutti i disperati che ne fanno richiesta ma la soluzione, non certamente facile ma obbligatoria, è quella di risolvere il problema economico mediorientale ed africano alla radice..
I paesi da cui fuggono gli odierni migranti sono potenzialmente i più ricchi della terra. Basti pensare al petrolio ed al gas che fanno funzionare le nostre fabbriche ed illuminare le nostre città ed a tutti i metalli preziosi di cui è ricco il sottosuolo africano.
Questa ricchezza è stata una maledizione per questi paesi: L’occidente, tecnicamente più evoluto, se ne è impossessato colonizzando questi territori a cui ha sottratto non solo le ricchezze ma la cultura senza sostituire quello che veniva cancellato con altri valori.
Questi popoli, ricchi di tradizioni, sono stati ridotti in schiavitù e le loro terre spesso desertificate. La grande Europa si è comportata come i quattro cavalieri dell’apocalisse.
Quando le sanguinose rivolte degli oppressi ( basti pensare ai mau mau del Kenia ) ed il comune senso del pudore hanno reso impossibile proseguire in quella politica di rapina nota come colonialismo l’occidente ha concesso l’indipendenza. In effetti ha proseguito sulla vecchia strada usando dittatori fantoccio che hanno venduto i loro popoli per il proverbiale piatto di lenticchie. In altre parole il gattopardo non è un animale esclusivamente italiano.
Tutti ricorderanno Amin Dada da cui, finché fu in auge, i potenti europei si recarono a turno o Bokassa, grande amico di Gistarg d’Estaing, che era solito conservare nel frigorifero il fegato degli avversari uccisi per cibarsene. Il presidente francese non trovò nulla di sconveniente ( probabilmente non era vegano ) anche perché fu il destinatario di diamanti grandi come nocciole e, ovviamente, di benefici economici per la Francia.
Non si ricordano, invece, i pochissimi capi di stato africani che cercarono di migliorare le condizioni dei loro popoli e che vennero prontamente eliminati . Fra tutti mi piace ricordare Thomas Sankara.
Oggi l’Africa, la patria dell’uomo, è meta di pellegrinaggi non esattamente pii da parte dei cinesi ma, siccome l’occidente non si è fatto mai mancare nulla, troviamo le multinazionali che inquinano terre e fiumi. Ci possiamo meravigliare se poi nascono movimenti come Boko Aran che sono alla base di flussi migratori di entità biblica?
Nel nord Africa ci sono state servite calde calde le cosiddette “ primavere arabe “ in effetti un criminale ed oltretutto maldestro tentativo di impadronirsi dei più importanti giacimenti di petrolio che ha generato eccidi di massa provocati dal desiderio di “esportare la democrazia”.
Per salvare i popoli dai loro macellai, le bombe intelligenti hanno ucciso i nativi a centinaia di migliaia. Di nuovo : ci vogliamo meravigliare se oggi abbiamo a che fare con l’Isis ? Del resto, cedendo alla mia vena complottistica, vorrei vederci più chiaro in proposito. L’occidente ha sempre generato mostri quando gli faceva comodo, dai talebani ad Al Queida fino al califfato che, se vogliamo essere onesti, sembra avercela più con i mussulmani che con gli altri a parte qualche terribile clip di buona fattura e di carattere chiaramente propagandistico per prepararci a nuove guerre, pardon : a nuove operazioni di peace keeping
Risultato? La inconcludente discussione su dove allocare i disperati.
Io sarò ingenua ma mi sembra che se si evitasse di armare i nuovi mostri, se si prosciugasse il brodo di coltura che permette a dittatori  feroci di sopravvivere, se si consentisse  alle popolazioni locali di scegliersi la forma di governa più consona alla loro struttura sociale, se si evitasse di depredarli, ucciderli o affamarli forse si porrebbe in campo una vera soluzione del problema.
Naturalmente nell’immediato i guadagni sarebbero minori ma anche le spese per un’”accoglienza “ che ci dovrebbe fare vergognare lo sarebbero ed in futuro potremmo contare su nuovi mercati.

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