Amsicora
Che imbroglioni questi tedeschi! Fanno le pulci a tutti, dicono d’essere i più rigorosi e “il meglio da ogni” e poi si scopre che sono dei miserabili furfanti. Del resto. è risaputo, loro l’odore del fumo non lo sentono. Ma, dato che siamo in tema, sapete come finirà questa vicenda? In fumo! Proprio così, nel nulla. Ora la casa di Wolfsburg è sotto tiro. Lo scandalo delle emissioni si allarga a tutto il mondo: Francia, Germania e Italia, minacciose, avviano inchieste e lanciano proclami. Renzi dice che è una truffa. Il ministro Galletti lancia una sorta di embargo: “Stop alle vendite se dati truccati anche in Italia”. Ma il nuovo Ad chiede scusa e si sa che al pentimento segue, cristianamente, il perdono. “Recupereremo la fiducia”, dice. L’AD precedente, intanto, ha recuperato il malloppo, una liquidazione e una pensione plurimilionaria per lasciare l’incarico. Ma il nuovo AD è fatto in casa, viene dall’interno, insieme alla dirigenza. Possibile che non sapesse?
Intanto 11 milioni di auto Volkswagen truccate girano per il mondo. Una cifra enorme, superiore alle immatricolazioni di un anno. La casa di Wolfsburg, adesso, si prepara ad accantonare un po’ di soldi (6,5 miliardi di euro nel terzo trimestre) per far fronte alle spese legate allo scandalo delle emissioni. Ci saranno un po’ di multe, un po’ di richiami di vetture. La stessa società mette le mani avanti: “stiamo lavorando con la massima celerità per chiarire le irregolarità connesse a uno specifico software utilizzato con i motori diesel”. E spudoratamente dice: ”Non tolleriamo violazione delle leggi in alcun modo”. Ma, di grazia, l’inchiesta Usa non prova proprio il contrario?
E il governo tedesco, quello che affama i greci perché le regole devono essere rispettate, è anch’esso refrattario all’odore del fumo? Insomma, sapeva o no? Die Welt, - citando un’interrogazione parlamentare dello scorso luglio - rivela che il governo tedesco sapeva che alcune marche usavano un software per aggirare i controlli sulle emissioni. Anche se nell’interrogazione non venivano fatti nomi, non si parlava di marche né di modelli specifici.
In fondo, ciò che dispiace ai vertici è che, a seguito di questi costi inattesi (pensavano di farla franca!), Volkswagen sarà costretta a rivedere le stime di utili per il 2015; parole che fanno scappare gli investitori, che tornano a punire il titolo con forti vendite dopo il tracollo di lunedì, che ha eroso quasi 15 miliardi di euro di capitalizzazione (la multa paventata è di 18 miliardi di dollari).
Intanto, l’ad, in un videomessaggio, ha detto: “Sarebbe sbagliato se il terribile errore di pochi compromettesse il lavoro onesto di 600 mila persone”. La bufera, però, non accenna a scemare, anzi infuria: dagli States alla Francia, dalla Svizzera all’Italia si chiede chiarezza e trasparenza. Per “rassicurare i cittadini” Bernard Sopin chiede un’inchiesta europea. Il Ministero dei Trasporti di Berlino dice però che i controlli devono riguardare tutti. Da Bruxelles alzano la guardia: “andremo in fondo”, ha fatto sapere la Commissione Ue. Ma è cauta: “E’ prematuro dire se sia necessaria qualsiasi misura di sorveglianza specifica anche in Europa e se i veicoli Volkswagen venduti in Europa abbiano lo stesso difetto. Stiamo comunque prendendo in esame la questione molto sul serio. Siamo in contatto con l’azienda e l’Agenzia Usa per l’Ambiente (Epa)”, ha annucniato Lucia Caudet, portavoce per il Mercato Interno. Che ha aggiunto: “Per il bene dei nostri consumatori e dell’ambiente, abbiamo bisogno di avere la certezza che l’industria rispetti scrupolosamente i limiti sulle emissioni delle auto”.
Dopo tutto questo parlare, vedrete che la Merkel richiamerà tutti all’ordine e alla disciplina secondo le gerarchie. Alla fine a farne le spese sarà l’AD dimissionario che, poverino, avrà. euro più euro meno, 36 milioni di euro di liquidazione e una pensione di una ventina di milioni di euro. E’ lui il capro espiatorio!
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