Andrea Pubusa
La presunzione di non colpevolezza vale per tutti. Ma il giudizio politico è altra cosa e qualcosa si può, anzi si deve dire. Tramite i giornali regionali filtra la notizia che le Fiamme Gialle avrebbero trovato conferma dei sospetti avanzati fin dal 20 marzo 2014, il giorno in cui gli uffici dell’Immobiliare Europea e dell’Unione Sarda vennero perquisiti: dietro l’acquisizione in affitto per 496 mila euro all’anno dei locali di via dei Giornalisti potrebbe nascondersi una combine, la selezione per la scelta dell’immobile sarebbe stata orientata con criteri arbitrari, favorevoli al gruppo Zuncheddu.
Ci sono sette indagati con l’accusa di concorso in turbativa della libertà degli incanti.
Nel registro degli indagati ci sarebbero i protagonisti dell’operazione: per l’Unione Sarda-Immobiliare Europea l’editore Sergio Zuncheddu, il vicepresidente Carlo Ignazio Fantola, il cognato dell’imprenditore Davide Piccioni e l’amministratore delegato dell’Unione Sarda Piervincenzo Podda. Per Sardegna.it l’ex presidente Franco Magi, l’amministratore unico Marcello Barone e il consigliere di amministrazione Natale Ditel, avvocato vicinissimo a Ugo Cappellacci, di recente assunto con ruolo indefinito al Tecnocasic di cui potrebbe diventare direttore generale.
Tutte ipotesi accusatorie, tutte da provare in contraddittorio. La contestazione della turbativa d’asta indica con chiarezza qual è il sospetto: qualcuno potrebbe aver indirizzato la scelta della sede, imponendo criteri di selezione elaborati su misura. E qui certo non può mancare un coinvolgimnento della Regione a livello amministrativo o a anche politico. la vicenda può dunque avere sviluppi clamorosi. In piccolo, Cagliari come Roma?
Ma lasciamo che la procura svolga il suo lavoro e risponda ai tanti quesiti posti dalla vicenda..
Sul piano politico-amministrativo colpisce però la notizia contestuale che la Regione affitta a prezzi risibili un patrimonio ampio e, spesso, di pregio. Non solo colpisce e addolora l’abbandono di immobili importanti, gia appartenenti al demanio statale (sopratutto militare), e ora, a seguito della dismissione, passati proprio alla Regione. Che si fa di questo immenso patrimonio? Vien subito da pensare che, anziché prendere locali in affitto, la Regione potrebbe utilizzare questi beni, compiendo anche un’opera meritoria di recupero. E il bisogno di alloggi popolari, evidenziato dalle occupazioni di stabili pubblici? E la richiesta di spazi di associazioni e gruppi culturali? La questione investe anche il Comune di Cagliari e i comuni sardi, ai quali molti beni sono stati trasferiti o possono esserlo.
Basterebbe un lavoro serio su questa questione per dare un senso ad una politica regionale, che, come dice la canzone, un senso non ce l’ha.
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