Regione: come scambiare i giochi di parole per riforme

22 Settembre 2015
2 Commenti


Amsicora

L’altro giorno, leggendo i titoli de L’Unione sarda (non si può andare oltre i titoli…), mi sono imbattuto in un articolo, all’apparenza intrigante: “Demuro: autonomia  sarda, manuale di manutenzione”. Confesso, le interviste degli assessori per me sono la cosa più divertente de L’unione, di solito mortifera e cupa: tutta incidenti stradali, atti di teppismo o di bullismo, cadute di vecchietti nelle ripide scale di casa dei paesi montani, e analisi minuziose sulle partite del Cagliari. In questa tristura l’intervista ad un assessore è una finestra nella spensieratezza. Anche questa volta l’intervista all’assessore ha mantenuto le promesse.
Cosa vuol fare l’assessore Demuro per riformare la Regione? Dotarsi di GPS. Si proprio così, procurarsi il gps. Cioè? Ovvio, no? “Se sono in barca e devo raggiungere un punto dovrò tenere conto della distanza, della velocità e di altri fattori. Un tempo si faceva con strumenti che oggi sono sorpassati, ora si usa il Gps. Ecco, oggi noi lavoriamo per dotarci del Gps“.
Idea, a dir poco geniale. Pensateci bene, prima si usava la cartina stradale, l’almanacco di Barbanera, col suo lunario per prevedere il tempo, e simili anticaglie, oggi tutto telematico, scientifico, sicuro. Una figata! Ma per andare dove, a così alta velocità, chiede con ansia l’intervistatore. Risposta:  «A un’organizzazione amministrativa che non sia più articolata in silos compatti, chiusi, senza finestre, senza possibilità di dialogo». Silos? “Sì: i silos servono per conservare le granaglie, o comunque cose che non devono vedere la luce. Invece le amministrazioni che hanno il più alto tasso di innovazione sono quelle che dialogano, lo si è dimostrato a New York e in tante altre realtà. Il primo problema è aprire i silos e fare sì che ci sia una interconnessione fra le realtà dell’amministrazione. Il secondo punto è lavorare per un obiettivo e quindi trovare tutti gli strumenti incentivanti, dalla valutazione dell’attività dei singoli dipendenti fino ad arrivare ai dirigenti. Insomma, mi interessa che si lavori avendo come obiettivo il diritto alla salute, non il procedimento per arrivare al diritto alla salute». Questa immagine, dovete ammetterlo anche voi, è a dir poco rivelatrice. Poche balle, c’è progetto! E c’è concretezza, quel realismo misto all’utopia, proprio delle grandi stagioni della storia, tipo New Deal per capirci.  Un esempio di silos?, vi chiederete. «Pensi all’assessorato ai Lavori Pubblici e a quello dei Trasporti: i Lavori Pubblici devono occuparsi di infrastrutture fondamentali per i trasporti, però…» non hanno il telecomando per aprire  e aprirsi.
Insomma, GPS e silos (…nonché telecomandi per l’apertura, aggiungo io), questi i problemi della Sardegna. Non è facile farlo, ma è già molto saperlo.
E il sistema delle autonomie? E il continuum democratico? Soppresse le province, munite di commissario (un tempo si chiamava podestà, ma è lo stesso). Capovolti i comuni, anni fa enti democratici al servizio dei cittadini, ora esosi esattori di gabelle, impositori di divieti e ricettori di sanzioni dei tanti malcapitati. Privatizzatori di preziosi beni pubblici, sottratti all’uso comune. Enti dotati anch’essi di podestà, coadiuvato, non gli venga in mente di fare il sindaco e di commettere qualche follia democratica, di un apparato burocratico, chiamato ad adottare molte delle decisioni più incisive e dolorose  per i cittadini. Fra poco la rappresentatività verrà negata anche al Senato da Renzi & C.. Al continuum di assemblee democratiche, cui aveva pensato la Costituente, per inverare la sovranità popolare enunciata nell’articolo 1 della Carta, si sostisuisce la volontà del “ducetto” di turno, che cala dall’alto verso il basso, anche grazie ad una macchina amministrativa impenetrabile, maestra nei barocchismi procedurali, fonte di lungaggini infinite, quanto facilmente infiltrabile dalla malavita organizzata e non.
Altro che i silos! Qui bisogna aprire un recinto, dorato s’intende, per ospitarvi molti di coloro che circolano nelle istituzioni! Così potranno fare i loro giochini coi gps, le barchette, i telecomandi, le macchinette, i pullmini-scuolabus, i trenini veloci, gli aeroplanini che ci portano a costo zero in ogni dove… Rinchiusi e dotati di tutti i conforts, i nostri governanti diventerebbero innocui e i loro annunci apparirebbero per quello che realmente sono, giochi di parole. Senza di loro, credetemi, si starebbe molto meglio! Almeno le persone serie potrebbero ri-iniziare ad affrontare i problemi reali, a partire dalla povertà dilagante, la disoccupazione, la precarietà e i sottosalari, magari senza il gps, navigando a vista, ma con decisione, seguendo empiricamente gli astri e con la bussola puntata a creare un po’ di eguaglianza e di benessere sociale, a partire dal basso, dai servizi sociali, compito primario proprio delle (defunte) autonomie.

2 commenti

  • 1 Tonino Dessì
    22 Settembre 2015 - 11:33

    Il dato tuttavia più intrigante di un’intervista piena di acqua stantia e’ di tipo autobiografico. L’Assessore rivela di esser stato tra i promotori del referendum contro la base USA di La Maddalena. Io tra i promotori c’ero, ma di lui non ricordo proprio. Mi appello alla memoria degli altri numerosi amici e compagni che animarono quella vicenda, perchè la mia ormai sta rivelandosi debole. Sono anche tempi lontani: l’assessore ricorda che era appena neolaureato e io mi domando come sia potuto sfuggirmi un giovane tanto promettente.

    Risposta

    Caro Tonino,
    anch’io fui della partita e non ricordo la presenza fra i promotori dell’allora neodottor Demuro. Forse l’assessore voleva dire di aver condiviso la proposta referendaria e di essersi mobilitato per la raccolta delle firme. Il che è possibile. Invece, è sicuro che il prof. Demuro è stato uno dei giuristi che ha collaborato alla scrittura della Legge statutaria di Soru (quella che codificava il conflitto d’interesse del Presidente e ne estendeva i poteri in danno del Consiglio), poi battuta dal referendum popolare e annullata dalla Corte costituzionale all’esito di una durissima battaglia, che ha visto te e me, insieme a tanti altri democratici, ancora una volta schierati in difesa della democrazia in Sardegna.
    Andrea Pubusa

  • 2 Giampaolo
    29 Settembre 2015 - 19:00

    Son felice del fatto che quell’intervista non abbia fatto restare perplesso solo il sottoscritto :)

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