Sentite questa sulla burocrazia!

18 Settembre 2015
1 Commento


Andrea Pubusa

Sentite questa. Prima dell’estate in Facoltà abbiamo fissato l’inizio delle lezioni. Ora, è sopravvenuto un convegno importante, guarda caso nei giorni fissati per l’inizio delle lezioni. Un tempo consegnavo al bidello (che però non si chiama più così, ma operatore di qualcosa) il canonico “avviso agli studenti”, da esporre in bacheca, spostando la lezione di qualche giorno, e tutto finiva lì. Oggi l’incombenza dovrebbe essere più semplice, basta inserire l’avviso nel sito della Facoltà, che gli studenti, molto informatizzati, seguono assiduamente. E in tempo reale, come si dice usualmente, cioè subito, gli studenti sono informati.
E invece no. Troppo facile. Oggi, si fa così: il bidello, ricevuta la comunicazione dal prof., la trasmette  al manager (manager perché?) didattico, il quale, a sua volta, la trasmette all’amministrazione, la quale esamina e prende atto. Solo alla fine di questa procedura l’avviso viene pubblicato nel sito.
Cos’è questa se non la fabbrica dell’aria fritta! Tanto impegno, tanta profusione di risorse e di energie per il nulla. per un esito scontato.  Ma in effetti se la burocrazia esiste, bisogna pur tenerla impegnata. Non sia mai detto che gli amministrativi stan lì a girarsi i pollici! Meglio farli lavorare per nulla, sul nulla! Fatto sta che l’informatizzazione anziché produrre velocità e semplificazione, accompagnandosi ad una accentuazione dei barocchismi procedurali, produce complessità e lentezza.
Nell’occasione, ho anche avuto un avvertimento perentorio. Attenzione a non sforare nel numero delle lezioni. Neanche una in più. Verboten! Vietato! Se durante il corso ci si accorge che è bene approfondire un argomento, magari su richiesta degli stessi studenti, non ci sono santi che tengono! Neanche un minuto in più! E se un prof. è testardo (io confesso un po’  lo sono) e tiene la lezione lo stesso, è un irregolare, un piccolo fuorilegge, un rompi. Meglio lasciare le aule vuote e mute.
Riflettendo su tutte queste cose, ho la senzazione di vivere sempre più in un mondo di pazzi. Follia che, sia ben chiaro, va dall’alto verso il basso. Sì, perché queste xomplicazioni procedurali partono dai ministeri e dai docenti negli organi accademici; gli amministrativi, in fondo, eseguono.
Morale della favola. Si straparla di semplificazione dell’amministrazione e invece si complica tutto. Inutilmente, dannosamente. E non si vede all’orizzonte un’inversione di tendenza…ma la speranza è l’ultima a morire.

1 commento

  • 1 maria rosa giannalia
    19 Settembre 2015 - 04:02

    E’ pur vero che aspettavamo questa “informatizzazione” dei pubblici uffici e delle procedure amministrative come una possibilità che avrebbe aiutato il comune cittadino a superare le maglie fitte dei labirinti burocratici. E invece? Ancora una volta la macchina amministrativa si complica, crea meandri, labirinti, insenature, anfratti, dove ci si possa perdere con facilità e dove, per districarsi,, il “cittadino” sia costretto a non potere fare a meno dei passaggi burocratici. Questa è una prerogativa molto italiana. Non funziona così negli altri stati dell’UE. In questi barocchismi noi siamo maestri imbattibili. Non siamo molto lontani dallo spirito della “grida ” manzoniane. A questo spirito si adegua tutta la procedura amministrativa pubblica ma anche privata in Italia. Cambiano i governi ma il “cittadino” italiano non verrà mai emancipato dal suo antico ruolo di suddito. E’ nell’interesse della conservazione e del mantenimento del potere politico e della sua affezionatissima clientela..

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