Francesco Cocco
Oggi GIOVEDI’ 17 alle ORE 19 presso il Ghetto, in Castello, verrà ricordato Serafino non solo con parole, ma anche con la sua musica e le sue immagini.
Di Serafino noi abbiamo tracciato un profilo subito dopo il decesso. Ecco ora un ricordo di Francesco Cocco.
Anche Serafino ci ha lasciato. E’ andato via, un mese fa, in silenzio, con quella estrema riservatezza che era uno dei caratteri della Sua personalità. L’estrema riservatezza era pari allo scrupolo e all’assoluta imparzialità che egli poneva nell’esercizio delle sue funzioni di dipendente statale. Per anni funzionario della Pubblica Istruzione nel Provveditorato agli Studi di Cagliari, era stato poi promosso Provveditore agli Studi di Oristano, dove si distinse ancora una volta per la sua imparzialità e dedizione alla crescita di un settore estremamente delicato ed importante che era chiamato a guidare in una delle realtà territoriali più disagiate della Sardegna.
Chi gli è stato amico ha avuto modo di verificare che dietro un fisico apparentemente debole vi era un’eccezionale resistenza fisica che si accompagnava ad una grande forza di carattere. Entrambe queste virtù egli le seppe mettere al servizio delle sue idealità e di nobili cause. Essere funzionario dell’istruzione pubblica per Lui non fu mai un semplice espletamento di funzioni amministrative. Ne è dimostrazione il fatto che Egli generosamente destinò parte delle entrate derivanti dal suo impegno lavorativo alla educazione e formazione di figli adottivi in realtà territoriali con popolazioni perseguitate come la Palestina. E tale azione di concreta solidarietà Egli promosse fra compagni, amici e conoscenti, consentendo così a decine di giovani palestinesi l’istruzione superiore. In fondo, lui, funzionario della P.I., estendeva così la sua missione al di là della sua circoscrizione!
Era uomo di grande cultura. Amava lo studio non come ricerca di vacua erudizione ma come aspirazione ad una conoscenza da tradurre in concreta politica democratica. In questo senso Serafino era un vero erede delle idealità più nobili espresse nella sua storia dal movimento operaio. Militante nel senso più vero della parola non si sottraeva agli impegni più umili dando così alle nuove generazioni un concreto esempio che la militanza è tanto più elevata quanto più sa farsi reale servizio che non si pone limiti e non ricerca privilegi.
Oggi, amici e compagni, ci riuniamo al Ghetto in Castello per ricordarlo in modo semplice e sobrio, come lui è sempre vissuto.
1 commento
1 Gavino Dettori
21 Settembre 2015 - 18:34
UNU DOLORE SA MENTE AD’OCUPADU/
UNU BOIDU APO INTRO SU SINU/
A SU MUNDHU EST MANCADU SERAFINU/
CHI SENSU UMANU A SA VIDA AT DADU/
ISSE ADA S EMPRE ISCUMBATADU/
CHI SI PODET BORTARE SU DESTINU/
IN BONU, CHIN SA FORTZA COMUNA/
SENZA MALE A PESSONE PERUNA.
Gavinu Dettori
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