Andrea Pubusa
Funtanazza con l’imponente struttura, composta da più edifici e piscine, della colonia marina abbandonata, è forse il simbolo materiale più significativo del degrado non tanto di un immobile importante, quanto della sinistra in Sardegna e non solo. Costruita negli anni ‘50 dalla società mineraria, e inaugurata nel 1956, la colonia marina “Francesco Sartori” aveva lo scopo di ospitare i figli di chi lavorava delle miniere di Ingurtosu e Montevecchio. Il complesso, impressionante per le dimensioni, si affaccia sulla spiaggia ed è circondato da una bella pineta. Qui, un tempo migliaia di bambini poveri, passavano le vacanze, trattati come i rampolli di lor signori. Un’anziana signora, qualche anno fa, mi raccontò l’emozione e la gioia dei bambini e delle assistenti (lei era assistente) all’arrivo a Funtanazza, il primo giorno del soggiorno nella colonia quando ai piccoli ospiti veniva consegnato il corredo personale per trascorrere la vacanza e mi descrisse, con una punta di commozione, la premurosa cura che veniva loro riservata durante la permanenza.
E’ facile immaginare cosa c’è stato, in termini sociali, dietro questa struttura, evidentemente non una elargizione compassionevole delle direzioni minerarie, ma frutto di rivendicazione e lotte dei minatori per una vita migliore e dignitosa loro e delle loro famiglie. Ed è agevole credere che sindacalisti coraggiosi e dirigenti dei partiti della sinistra, comunisti e socialisti, o anche cattolici avanzati abbiano speso energie e pensieri per raggiungere quel risultato: una colonia di alto livello per i figli dei lavoratori.
Ora si è tornati indietro, al tempo dei moderni padroni delle ferriere; un albergo così, con tanto di piscine olimpioniche per preservare i piccoli bagnanti dai rischi di un mare insicuro, solo per una forzatura della storia è stato destinato a dei poveracci, in realtà, anche per la bellezza dei luoghi, in tempi di liberismo rampante, il complesso può essere solo un resort a 5 stelle, costoso ed esclusivo. E che a farsi promotore di questo progetto sia il segretario regionale del PD è il segno dei tempi: i pensieri o gran parte delle preoccupazioni del leader del maggior partito del c.d. centrosinistra sardo non sono rivolti alla condizione dei lavoratori, dei tanti disoccupati e delle loro famiglie, ma agli affari, a individuare e porre in essere le azioni più appropriate per aprire le porte dell’antica colonia per i figli dei minatori ai ricchi e ai privilegiati, facendo soldi.
In questa vicenda non è tanto il restauro che colpisce: se il recupero si svolge nell’ambito della legge e del rispetto dell’ambiente nulla quaestio. Colpisce che a promuoverlo sia il segretario regionale del PD. Obietterete: solo gli ingenui o chi è in mala fede può stupirsi per il conflitto d’intressi di Soru. E con ragione: i sardi dotati di normale memoria sanno che Soru, da presidente della Regione, voleva addirittura codificare il suo conflitto d’interessi nella legge statutaria, poi demolita dal referendum oppositivo e dalla Corte costituzionale. No, queste son cose risapute e note, almeno ai comuni mortali muniti di comprendonio e ordinaria onestà intellettuale. La vicenda è significativa per il suo valore simbolico: il salto di campo di un partito e di un’area, che ne fa parte e lo sostiene, fino a qualche decennio fa schierati sull’altra sponda, quella dei lavoratori e dei ceti deboli. Soru, per essere credibilie come uomo di sinistra, dovrebbe riattivare la vecchia colonia per i figli dei disoccupati, magari chiedendo un contributo regionale per la gestione. Ma questa è fantapolitica in riferimento a un segretario regionale e parlamentare europeo che pensa principalmente al business!
Lo scandalo vero, con valenza storica, è dunque che è il segretario regionale del PD il protagonista di questa vicenda, non il fatto, di per sé grave, che un imprenditore furbastro eserciti una funzione politica importante con l’occhio rivolto agli affari suoi. Non sorprende neppure che tanta gente creda che il suo interesse sia quello della generalità. Di questi uomini, nella parte destra, abbiamo avuto fior di campioni, uno in particolare, e di ben altro peso! Il vulnus democratico era evidente e il Paese ne paga le spese. Ma era opera dichiaratamente di un nostro avversario. E come tale si presentava senza infingimenti. Qui invece, l’imprenditore pretende d’essere dalla nostra parte e di essere perfino nostro dirigente e rappresentante politico. E questo, sinceramente, è troppo!
4 commenti
1 Tonino Dessi'
4 Settembre 2015 - 11:13
Caro Andrea hai ben sintetizzato il nocciolo politico, culturale ed etico della questione. Ieri l’onorevole Soru ha rilasciato ampia dichiarazione e un’intervista per esplicitare la sua posizione. C’è di che restare davvero a bocca aperta. I sintesi ha spiegato che si è trovato proprietario di un bene immobile senza essere riuscito a venderlo, perciò ha finalmente deciso di presentare un progetto di riqualificazione che lo “valorizza; ha quindi precisato che lo venderebbe volentieri anche subito a qualcuno che gli volesse subentrare nel progetto in corso di approvazione definitiva. In pratica ha candidamente descriitto una speculazione. Legittima, per carità: ma di speculazione pur sempre si tratta. Se quello è il suo mestiere, altri impegni non dovrebbero quindi considerarsi compatibili. C’è infatti quella cosa che si chiama conflitto di interessi tra rappresentare chi controlla (elettorato, politica, opinione pubblica) ed essere chi è da controllare (interesse economico, impresa, profitto). Ma a leggere certe difese d’ufficio mi sa che a troppi la cosa resta ancora oscura.
2 lorenzo
4 Settembre 2015 - 13:47
la soluzione di una struttura ricettiva potrebbe produrre ricchezza e magari, se ben gestita, occupare i citati disoccupati che, di conseguenza, potrebbero assicurare una vacanza ai propri figli. La soluzione proposta dal pubusa risulterebbe ricadere nell’ambito delle elargizioni compassionevoli, con assenza di ricaduta economica in un area critica e con evidente spesa pubblica non produttiva. lascerebbe, inoltre, i disoccupati nelle stesse identiche condizioni di partenza. tutto ha un costo. società è un concetto economico non umanitario. si puo’ immaginare una società solidale ma tutto deve fare i conti con i “conti”. la sinistra dovrebbe avere l’obiettivo di creare una società equa dove radicare onestà e pari opportunità e non regalare vacanze senza prospettiva. per concludere, mi sembra che questro articolo miri soprattutto a minare l’immagine del soru e sia assolutamente privo di logica sia politica sia economica.
3 marcolino sanna
4 Settembre 2015 - 20:00
perfetto signor Dessì, avanti contro i conflitti di interess da rimuovere, zac, alla radice. ad esempio i baroni universitari che accolgono nel loro istituto le figliole(…) sono secondo lei da zaccare? se il mio post sarà pubblicato lei potrà rispondere, altrimenti lo metterò fotografato con questa pagina nel suo profilo FB. perchè qui il gestore pubblica ciò che piace a lui, in conflito di interess nel senso che dibattito non è vero. p.s. signor dessì pensi che la mi a fidanzata di allora è stata battuta dala figlia di un barone, pensi un po’. ora fa la maestra. equita onesta pari opp
4 Tonino Dessi'
5 Settembre 2015 - 11:38
Si, ma io che c’entro? I suoi risentimenti personali cosa hanno a che fare col mio commento? Io non ho conflitti d’interessi. Il mio profilo FB e’ pubblico: può commentare liberamente i miei post. Naturalmente attenendosi al tema, signor Sanna. Se vuole invece utilizzare uno spazio per offendere terze persone lo faccia sul suo profilo.
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