Andrea Pubusa
Serafino Canepa non era una persona qualunque. Era un tipo speciale. Apparentemente contraddittorio. Funzionario rigoroso dello Stato, come provveditore agli studi e militante senza perplessità o dubbi per ogni causa in cui si combattesse per l’uguaglianza, per la libertà e per la pace. Come funzionario statale trattava con noi compagni con un distacco ostentato e persino fastidioso, come compagno era sempre lì a ricordarti una scadenza, a sollecitarti con energia l’abbandono delle occupazioni ordinarie per dar corpo alla più ampia mobilitazione o per approfondire un problema o definire una linea d’azione. Ma la contraddizione era solo apparente. Nell’ufficio, lui funzionario statale, era rigorosissimo nel rispettare il principio d’imparzialità, sancito dall’art. 97 della Costituzione, insieme al principio di buon andamento e, implicitamente, di legalità. E lui, statene certi, dai doveri che gli imponeva la nostra Carta non debordava neppure di un millimetro! Così come era un instancabile combattente per l’inveramento delle libertà e dei principi costituzionali: il principio di uguaglianza e il principio pacifista. E così come riteneva che l’uguaglianza avesse nell’amministrazione una specifica declinazione nell’imparzialità o oggettività dei trattamenti, così pensava che nessuna giustificazione avessero le azioni armate fuori dai limiti dell’art. 11, ossia della stretta difesa nazionale. Ecco Serafino riassumeva con naturalezza in sé quella nobile figura del funzionario pubblico rigoroso e del cittadino impegnato per la realizzazione dei valori costituzionali. Del resto, l’art. 54, comma secondo, della Carta dice che chi svolge una funzione pubblica deve farlo con onore e disciplina e lui così lo faceva, così come con onore e disciplina ha sempre servito i suoi ideali libertari. provveditore agli studi rigoroso e combattente in prima fila per il diritto allo studio e in difesa della scuola pubblica aperta a tutti. Serafino in questa sua naturale coerenza ricorda le antiche figure di militanti del Movimento operaio, comunisti e socialisti, ch’erano primi nel lavoro e nelle lotte perché dovevano essere antesignani del sol dell’avvenire.
Serafino era speciale anche perché ha fatto tutto questo, dalla sua adesione al gruppo politico de Il Manifesto a quella al Socialforum, senza nessun secondo fine, anche legittimo per una persona del suo livello. Non ha mai pensato agli incarichi elettivi, non ha mai cercato di compiacere i compagni e le compagne, che anzi trattava con rigore, pretendendo anche da loro “onore e disciplina” nel movimento e nella vita.
Non è dunque un luogo comune affermare ora che ci ha lasciato che Serafino era una persona inattuale. Inattuale rispetto allo sbrago della pubblica amministrazione, sopratutto nelle sue sfere dirigenti a contatto coi politici, inattuale rispetto all’opportunismo imperante, all’assenza di valori civili e di vita. Era controcorrente anche il suo essere sempre impegnato e insieme amante dello sport: comprava il Manifesto ma anche il Corriere dello sport, era stato perfino dirgente di un’associazione sportiva.
Anche nell’aspetto, nei modi e nel vestire manifestava questa sua strutturale diversità. E per questo chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di essergli amico e compagno ne ha una stima incondizionata. Ma anche questa, con lui, schivo e di poche esternazioni, rimaneva fra i sentimenti inespressi, anche se traspariva da tante cose, nel rapporto.
La politica cagliaritana, quella vera, dei movimenti per la soluzione dei problemi della civitas e dei più deboli, non sarà più la stessa senza Serafino. Dovremo moltiplicare il nostro impegno, ma non riusciremo a colmare il vuoto.
1 commento
1 Giacomo Meloni
14 Agosto 2015 - 11:49
Ho conosciuto prof. Serafino Canepa nella funzione di vice Provveditore agli Studi. Ci ricevette come delegazione dei genitori che avevano iniziato una esperienza di scuola aperta, iscrivendo i propri figli alla Scuola Speciale Mereu di Cagliari, dove fin allora vi erano solo alunni diversamente abili. L’esperimento, guidato e fortemente voluto dal Direttore didattico prof. Onali, aveva suscitato le dure proteste delle insegnanti di sostegno ,che ci denunciarono al Provveditorato, accusandoci di aver distrutto la scuola speciale inserendo alunni normodotati. Ci difesero i genitori di quei bambini, affermando che i loro figli diversamente abili avevano in un anno di esperimento fatto passi da gigante, rompendo l’isolamento con la socializzazione.
Serafino ascoltò tutti e si schierò dalla parte dei genitori incoraggiando questa esperienza che apriva nuove strade all’insegnamento degli alunni diversamente abili, rompendo la mentalità delle scuole speciali che erano diventate un vero ghetto.
Poi con Serafino mi ritrovai nella sede e nella vita del Manifesto in via Manno a Cagliari ed insieme abbiamo vissuto le lotte studentesche ed operaie degli anni 68 , 70 e 80.
Serafino era costante e sempre presente in tutte le battaglie a sostegno dei valori di uguaglianza. libertà e democrazia.
Con quella sua aria dismessa , sempre sorridente, mi salutava sempre affettuosamente, Non lo dimenticherò mai.
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