Andrea Pubusa
L’altra mattina sono andato a Calasetta da un vecchio amico di Carbonia. Marco lo conosco da sempre, chissà dalle elementari o forse addirittura dall’asilo. E’ certo ch’era un anno dietro di me al liceo perchè è del ‘46. Ci siamo visti dopo 40 anni perché lui ha avuto un problema edilizio nella sua casa al mare, e così essendo tutti in vacanza abbiamo deciso di fare un “summit” da lui, con me, in veste di azzeccagarbugli, e il loro ingegnere di fiducia. Poi il programma prevede un tufo a Spiaggia Grande e infine un salto in ristorante a ricordare i bei tempi andati attorno ad un buon piatto di pesce e una bottiglia di bianco fresco di quelle parti. .
Come d’accordo, alle 10 e mezzo sono in loco, lascio Gianna a Spiaggia Grande e torno a cercare nella campagna la casa di Marco. Ma è un puzzle. Mi arrendo e lo chiamo al telefonino. Viene e prendermi e mi fa strada. Prima a destra poi a sinistra, stradello sterrato ed eccoci a casa. Quando scende dall’auto, al volo, Marco mi dice “c’è anche la forestale“. Vedo subito la loro macchina con la scritta verde. Penso che il mio amico abbia invitato anche il Corpo per fare il punto sul suo preteso abuso edilizio. Siamo lì per vedere se si può regolarizzare la situazione. Entro, saluto la moglie e il figlio di Marco, l’ingenere e i due forestali. Sono intenti a verbalizzare. Non capisco. Prendono i nomi di tutti i presenti. Io - come sempre coi forestali - gli notifico, con una certa enfasi, che hanno davanti il “padre” della legge istitutiva del Corpo. Come presidente della prima Commissione del Consiglio regionale fui il primo firmatario della legge nel 1985. Ricordo che decidemmo di mandare le reclute a fare la preparazione presso il Corpo forestale statale a Sabaudia. C’erano molti sedicenti formatori pronti a prendersi la torta dello stanziamento. Ma noi volevamo un Corpo serio, moderno, al servizio dei cittadini. Niente clientelismi o carrozzoni, la formazione a Sabaudia, con impegno e rigore. Questa presentazione mi permette di dire che il Corpo ha tradito le speranze di allora. “In Sardegna, dopo su Buginu, ci siete voi. Ormai la gente vi percepisce come persecutori. Vi teme, come su buginu, appunto. Ricordate il detto popolare: “Chi ti currat su buginu!“. Così è oggi con la forestale. Loro mi dicono che questa sensazione nasce dal fatto che ormai la Procura li usa come inquisitori. Ed infatti son lì, su delega di un sostituto Procuratore, a prendere i nomi di tutti i presenti: Lotta all’abusivismo alberghiero e cose simili. Fatto sta che a quel punto capisco in quale situazione allucinante mi sono venuto a trovare. I due forestali hanno “invaso” la casa di Marco in vacanza con la famiglia e prendono i nomi di tutti i presenti, a cui chiedono anche la carta d’identità per capire se si tratta di parenti, amici, conoscenti o ospiti a pagamento. Siccome la “perquisizione” era quasi finita non ho fatto casino. Del resto Marco e la moglie erano garbati, non ho voluto trasformare quella visita in un “caso”. Certo queste intromissioni nella quiete familiare, senza un indizio specifico sono preoccupanti, da Stato poliziesco. E se Marco avesse prestato la casa ad amici? O se avesse fatto scambio? Cosa sarebbe accaduto? Sigillo della casa? Un procedimento penale?
Chiusa la parentesi, parliamo delle nostre cose. Poi, secondo programma, tufo rigeneratore a Spiaggia Grande, e ristorante “La Perla” al porto. Pesce e vino ottimi. Chicchieriamo del più e del meno, dei tempi andati e degli amici del liceo. Senza fretta. Quando ci salutiamo il pomeriggio è già avanzato.
Una bella mattinata. Ma mi rimane in mente quella intromissione della forestale a casa di Marco. Fra l’altro il codice di procedura penale ammette che le Procure possano avvalersi del Corpo forestale, ma di quello statale, non di quello regionale. La questione è stata sollevata in giudizio anche da me, ma a decidere sono i giudici. E loro, per le cose che li riguardano, la lettera della legge, se necessario, la sforzano, ricorrono all’analogia anche quando sarebbe preclusa. Ma la Regione che fa? Consente che il Corpo regionale sia trasformato senza limiti nella longa mano della Procura? Nel braccio repressivo dello Stato? A vedere le cose con gli occhi di oggi, in quell’ormai lontano 1985, la legge sul Corpo forestale l’avrei lasciata giacere nel cassetto. Si pensava ad un contingente di agenti dislocati sul territorio a difesa dell’ambiente e al servizio dei cittadini, abbiamo oggi un Corpo che svolge un’azione repressiva che neanche i Carabinieri svolgono più. Così va il mondo nell’Isola dei mori.
2 commenti
1 tore
12 Agosto 2015 - 23:26
Mi scusi professore, ma lei, al netto della mangiata e dei tuffi, è andato a soccorrere un vecchio amico al quale pare sia stato contestato un reato. Lo so che per motivi di privacy non sarebbe elegante documentarlo in questa sede. Ella, si presume, lo difenderà con argomentazioni adeguate nelle altrettanto adeguate sedi. Parimenti, auguro al suo amico di risolvere la cosa felicemente. Lei però adombra un abuso (perquisizione senza indizio specifico). Le chiedo, allora: è un reato formulare un’ipotesi di reato e procedere alla verifica delle condizioni di sussistenza dello stesso? Se avessero mandato i Carabinieri al posto della Forestale sarebbe cambiato qualcosa? Nel caso non fosse cambiato niente, mi potrebbe illustrare una procedura alternativa a quella posta in essere dagli Agenti del corpo Forestale quella mattina a casa dell’amico Marco? La saluto
2 admin
13 Agosto 2015 - 21:01
Da Andrea Pubusa a Tore
Caro Tore,
innanzitutto contesto che la Giunta regionale abbia trasformato il Corpo forestale in longa manus delle Procure. Essendo stato uno degli estensori e primo firmatario della legge istitutiva e uno dei protagonisti del dibattito che ha fatto nascere il Corpo, posso assicurare che a tutto abbiamo pensato fuorché a questo uso. Tenga anche conto che, nelle intenzioni del legislatore del 1985, il Corpo doveva stare sul territorio e non doveva avere se non in misura minima struttura burocratica. Non a caso abbiamo chiamato “comandante” e non coordinatore o dirigente generale la persona preposta al vertice. La denominazione “comandante” fu oggetto di discussione e a molti non piaceva, ma fu accolta proprio per segnare una metta rottura e distinzione col resto della struttura burocratica.
Per le stesse ragioni respingemmo l’assalto dell’Ente foreste ad avere il trattamento del Corpo, anche se mi risulta che poi, con modifiche varie, si è fatto strame dell’idea originale.
Quanto al mio amico Marco. la contestazione oggetto della mia visita era precedente e non aveva nulla a che fare nè alcuna connessione con quella allucinante “invasione”, di cui mi riprometto, al rientro, di chiedere spiegazione al Procuratore della Repubblica.
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