Antonello Murgia
Venerdì 28 luglio si è tenuto, presso il Centro servizi del Nuraghe Losa (Abbasanta), il V° Workshop Nazionale sulla Salute Globale organizzato da ISDE Sardegna, Associazione Medici per l’Ambiente. Ospite d’eccezione Vandana Shiva l’attivista e ambientalista indiana, leader dell’International Forum on Globalization e Presidente dell’associazione Navdanya International. Ha fatto gli onori di casa Vincenzo Migaleddu, radiologo sassarese e leader sardo dell’ISDE, il quale ha condiviso la tribuna con Vandana Shiva con una relazione anch’essa molto apprezzata dal numerosissimo pubblico presente. Per consentire a tutti di ascoltare le relazioni, è stato allestito un maxischermo esterno: gli organizzatori hanno parlato di circa 2000 spettatori.
Vandana Shiva è conosciuta in tutto il mondo per il suo impegno contro le multinazionali che impongono gli OGM, il brevetto sui prodotti agricoli, le monoculture. L’attivista indiana ci ha ricordato che il nostro tempo è segnato dall’economia del petrolio che condiziona non solo i trasporti, ma anche molti altri settori economici: gran parte dei pesticidi, per esempio, è prodotta da derivati del petrolio. Vandana Shiva dice che ciò che ha imparato negli ultimi 40 anni è che l’economia lineare basata sul petrolio per imporsi, deve necessariamente dire bugie sulle conseguenze che essa comporta.
Per sollecitare la trasformazione dell’economia lineare in economia circolare, Navdanya International ha creato il progetto “Terra viva” che ha una sua articolazione anche in Sardegna. L’economia lineare consuma territorio, lo distrugge, estrae risorse dalla terra e le consuma producendo infine una spaventosa quantità di rifiuti. Essa si basa sul concetto di disponibilità illimitata di risorse; concetto che tutti sappiamo essere falso in quanto procedendo di questo passo avremmo risorse disponibili solo per qualche decennio. L’economia circolare, invece, si preoccupa di risparmiare risorse recuperando e riciclando i prodotti. L’economia lineare uccide persone con l’inquinamento e aggredisce la democrazia, come sta accadendo per la Grecia. Vandana Shiva nella sua vita ne ha visto di tutti i colori e ciononostante è rimasta assolutamente esterrefatta davanti al tentativo del capitale finanziario e delle istituzioni europee (v. il 3° memorandum) di imporre provvedimenti come il divieto per la popolazione greca di accesso al latte fresco: parlano di debito, ci dice l’attivista indiana, ma in realtà stanno parlando di colonizzazione. Vogliono impedire la libertà e l’autodeterminazione, reprimere qualsiasi voce non sostenga i loro progetti: “questa non è economia, è un disturbo psichico, perché solo chi ha un disturbo psichico può cercare di distruggere la vita e la libertà”.
Economia ed ecologia hanno la stessa radice che è la parola οἶκος, che vuol dire la nostra casa: l’economia sarda dovrebbe prendersi cura della Sardegna come della propria casa. Perciò la Sardegna non può essere il luogo di estrazione di risorse o di stoccaggio di rifiuti, ma deve avere un’economia ecocompatibile. A questo proposito, illuminanti i due esempi presentati da Migaleddu: perché continuare a sostenere l’attività estrattiva dell’alluminio (v. Alcoa), dai costi elevatissimi, quando il riciclo dell’alluminio delle lattine ha una resa enormemente superiore, riduce i rifiuti e soprattutto riduce enormemente il consumo di risorse? E ancora: perché è stato finanziato il termovalorizzatore della Sardegna centrale che consente un risparmio energetico di circa il 20% quando la produzione di granulato di PET avrebbe non solo consentito un risparmio di circa l’87%, ma anche fornito materia prima alla vicina azienda produttrice di bottiglie di PET?
I contadini che amano il loro territorio e ne conoscono tutte le piante, che vogliono salvarlo e trasmetterlo alle generazioni successive migliorate, sono stati definiti barbari e allora lo slogan per questi tempi, dice Vandana Shiva, è “Dobbiamo essere barbari!”
In California i mandorli sono tutti uguali e per la loro coltivazione vengono usati così tanti pesticidi che non c’è più un’ape. Per impollinare le piante sono costretti a trasportare le api da uno Stato all’altro. Il sistema liberista è basato anche sulla schiavitù: vengono reclutate grandi quantità di poveri del 3° mondo, come i messicani delle coltivazioni di mandorli o i migranti che vengono raccolti in mare e praticamente sequestrati per utilizzarli nella pesca con retribuzioni molto basse e diritti assenti.
Nonostante l’industrializzazione dati da alcuni secoli e sia abbastanza aggressiva, secondo l’ultimo rapporto della FAO il 70% degli alimenti proviene ancora da agricoltura prodotta con metodi tradizionali in piccole aziende. Questo 70% consuma il 25% delle risorse impegnate nella produzione alimentare, mentre il restante 30%, prodotto con metodi industriali, consuma il 75%. Il modello industriale anche in agricoltura si sta diffondendo grazie al mito del poco costoso: in realtà è un metodo così costoso che non potremmo neanche permettercelo e che sopravvive grazie a ingenti sussidi. In Europa, ad esempio, si spendono ogni anno 400 miliardi di $ a sostegno dell’agricoltura. E l’altro problema del sistema agroindustriale è che il 50% della produzione viene sprecato. Ancora: in un sistema agricolo sano il 50% circa del ricavato dovrebbe tornare ai produttori e invece con l’agricoltura industriale torna ai produttori solamente l’1%.
La Coca Cola rappresenta un ottimo esempio di economia lineare. Nel 2001 ha costruito uno stabilimento in India e ha cominciato ad estrarre grandi quantità di acqua (per ogni litro di Coca Cola vengono consumati 10 litri d’acqua) e ad inquinare il territorio con metalli pesanti utilizzati nella sua produzione.. E le donne sono state costrette ad andare a prendere l’acqua sempre più lontano finché le distanze erano così proibitive che si sono ribellate ed hanno chiamato Vandana Shiva. Dopo 3 anni di lotte e di ricorsi in Tribunale, finalmente è stato riconosciuto che l’acqua è un bene comune e la Coca Cola è stata costretta a chiudere lo stabilimento nel 2004.
Così è anche per le sementi che con artifici vengono poste sotto brevetto ed i contadini sono costretti ad indebitarsi per acquistarle. Da quando è stato introdotto in India un OGM del cotone con relativo brevetto, il prezzo dei semi del cotone è cresciuto dell’80.000% (ottantamila per cento). Il sistema è così gravoso che i piccoli contadini alla fine non riescono a pagare i debiti e vengono espropriati della terra: e così, da quando è arrivata la Monsanto in India, più di 300.000 (trecentomila) contadini si sono suicidati per disperazione.
E ancora, i determinanti di salute dipendono dai servizi sanitari solo per il 10%, mentre il 90% dipende da fattori genetici comportamentali, ambientali e socio-economici. Eppure la quasi totalità dell’intervento sanitario riguarda solo quel 10%.
Insomma, quello lanciato da Vandana Shiva e da Vincenzo Migaleddu è un grido di dolore, ma è anche la proposta di invertire la tendenza al suicidio insita nell’economia liberista, di concepire modelli economici che siano al servizio delle collettività invece di prefiggersi di renderle schiave e di implementare programmi di tutela della salute che affrontino le cause delle malattie in modo più eziologico possibile.
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