Gianna Lai
Life in progress. Lo spettacolo continua.
Il movimento affascina e la danza apre a nuove sensazioni, per interpretare il reale secondo i modi dell’arte più antica, ma alla luce di una sempre straordinaria e profonda originalità dello stile e delle forme. Si esprime la nostra umanità nel gesto di Sylvie Guillem e tutto l’inneffabile che, ormai, neanche la parola sa più rappresentare, come se la scena avesse il potere di materializzare l’immaginario. E di aiutarti a scoprire uno stato d’animo, un pensiero nuovo che ancora manca, ma pure così intimamente adatto e necessario a rileggere e a comprendere questo nostro complicato presente. Prorompe impetuosa la vita nell’armoniosa tensione del corpo di Sylvie verso l’albero metallico di Tecne….., fino a creare luce e movimento in quell’elemento freddo e scostante, ora nuovo personaggio della scena e animato, se non di pensiero proprio, di un certo respiro e di un vago, esitante desiderio. Sottomesso alla imperiosa spinta della danza, al piacere e alla bellezza che sanno trascinare, e trasformano ogni cosa, respira e prende vita nell’abbraccio femminile, l’albero, mentre il canto e la musica dei tre suonatori emerge da un luogo lontano del palcoscenico, ad accompagnare la storia avvincente di Sylvie. A sottolinearne il profilo della persona, che si staglia nell’aria in equilibrio perfetto e si raccoglie e si distende, si allunga e si appiattisce, fin quasi a venir meno allo sguardo stesso, occupando lo spazio grande dell’intero paesaggio. Esile e sentimentale, isolato e quasi indifeso, il corpo interpreta la musica, la ridefinisce in una scenografia essenziale dai toni scuri, la cupezza vinta dalla luminosità e dal fulgore dello slancio. Così, in Here& After….., le linee curve e sinuose continuamente si avvolgono a ripetere gesti dedicati ad un’altra donna, alla partner Emanuela Montanari, quasi a prendere e restituire ispirazione ed energia, dando origine a figure indelebili, ora intrecciate ora distanti, nella ricerca continua di immagini e disegni dal forte significato simbolico. E in Bye…., in primo piano lo sguardo tenero stagliato sulla porta-schermo e annunciato dalla musica di Beethoven, mentre la figura intera appare in un continuo andirivieni, dentro e fuori, portandosi appresso donne e uomini virtualmente rappresentati, come fossero scenario dell’azione. Che continua a svolgersi sul palcoscenico, senza apparente distinzione tra vita reale e invenzione, tra cosa pensata e agire della mente, attraverso il corpo reso ancora più libero dall’immagine di una Sylvie attraente e giovane ragazza, a piedi nudi, nella estrema semplicità degli abiti e della pettinatura. Metafora del desiderio di apprendere e sperimentare cose nuove, pur se dell’ultimo spettacolo si tratta? Essere ancora modello per insegnare cose nuove? A chi? Noi ignari spettatori possiamo solo immaginare, come destinatarie, tutte quelle giovani donne del pubblico del Lirico di Cagliari, per esempio, che a lungo e con grande gioia ed affetto, hanno applaudito l’artista, nuova generazione desiderosa di ispirarsi al modello tanto amato. Quei loro corpi eleganti ed espressivi insieme, si capisce, sono scolpiti dalla danza, vengono dalla danza, frequentano la danza, destinati ad un’arte che si fonda sulla leggerezza fisica, come riflesso del pensiero e del sentimento. E Sylvie rappresenta con immediatezza arte e passione, traendo ispirazione da ciò che sta intorno a noi, per trasmettere quella piena consapevolezza di sé, che rende il corpo strumento primo della comunicazione, della possibilità di incidere sul mondo, mezzo per far arrivare ovunque il decoro e l’avvenenza, il bello e il buono.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.
Lascia un commento