Antony vai a farfalle? I falsi scoop de L’Unione

30 Luglio 2015
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Andrea Pubusa

Avete visto L’Unione sarda? Prima s’inventa uno scoop, poi lo smonta. Ieri il titolo era “Consiglio, forse si riparte“, in cui l’apprensione è data dal quel “forse“, che in realtà è di troppo, il Consiglio riparte. Ma i titoloni dell’altro giorno erano di ben altro tenore: “Legge truffa“, “legge dimenticata“, “paralisi del Consiglio regionale“. E tanto chiasso perché? Perché il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso di alcuni candidati o elettori, ha sostituito quattro consiglieri regionali. Non sa Antony che in uno Stato di diritto gli atti amministrativi sono impugnabili davanti al giudice ammi9nistrativo e, se questi li ritiene illegittimi, li annulla? In Italia lo si fa dal 1889, da quando Crispi ha istituito la IV sezione del Consiglio di Stato, la prima sezione giurisdizionale. E la Costituzione dice che tutti gli atti amministrativi, nessuno escluso, sono impugnabili sempre e annullabili se illegittimi (artt. 24, 103  e 113 Cost.). E tutti sanno che in materia elettorale il giudice amministrativo ha un potere speciale: non solo annulla l’atto di proclamazione degli eletti, ma può correggerlo. E’ quanto succede spesso anche nella elezioni comunali. Ed è quanto è successo nei giorni scorsi. Ordinaria amministrazione della giustizia. Il giudice amministrativo ha corretto direttamente l’atto di proclamazione degli eletti surrogando tre consiglieri, mentre per un quarto ha demandato all’Ufficio elettorale regionale presso la Corte d’appello di farlo dopo avergli indicato la corretta interpretazione della legge elettorale sarda. Presto avremo il quarto nome. Punto. Del resto in taluni casi il giudice amministrativo ha mandato a casa interi consigli regionali e comunali. Falso allarme dunque quello de L’Unione! Ed è procurato allarme dire che ci sarà una valanga di impugnazioni perché il termine per proporre i ricorsi elettorali è di 30 giorni dalla proclamazione degli eletti, addirittura dimezzato rispetto a quello ordinario per impougnare gli atti amministrativi, che è di 60. Tempo scaduto, caro Antony!
Antony il vero scoop lo hai mancato. E sai quando? Quando hai dimenticato, questa volta davvero, che c’era un ricorso di Marco Ligas e più che ha attaccato la legge elettorale sarda perché costituzionalmente illegittima e il Tar e il Consiglio di Stato hanno fatto come fece Ponzio, se ne sono lavati le mani, negando perfino l’accesso alla Corte costituzionale. Un atto di giustizia negata perché il giudice amministrativo non può sostituirsi alla Consulta e per rimettere gli atti al giudice delle leggi basta il dubbio (”la non manifesta infondatezza”) sulla sua non conformità alla Carta. E qui dubbi ce n’è più d’uno. Rispetta il principio di eguaglianza del voto una legge che dà il 55% dei seggi a chi raggiunge soltanto il 25% dei voti validi, ossia il 15 per cento dell’elettorato, data l’astensione al 50%? O adirittura il 60% dei seggi se raggiunge, come è accaduto a per Pigliaru, il 40% dei voti validi, ossia circa il 19% dell’elettorato sardo? Pare proprio di no. L’eguaglianza del voto impone l’eguale peso della volontà di tutti gli elettori nell’urna, ma anche in uscita, ad urne aperte, quando si assegnano i seggi. Certo, correttivi sono ammessi e ci sono sempre stati, ma ragionevoli. E’ ragionevole dare il 55% dei seggi a chi ha solo il 25% dei voti? O il 60% dei consiglieri a chi prende solo il 40%? Sembra proprio di no. E poi che c’entra con la governabilità l’aggiunta di alti sbarramenti, al 5% alle liste singole e il 10% alle coalizioni. Chi ha fatto la legge PD (meno L) e PDL volevano spartirsi maggioranza e opposizion. Fuori tutti quelli che non baciano la pantofola, come Michela Murgia e Pili, che con 70 e 40 mila voti restano fuori per lesa maestà, non si sono sottomessi al giogo dei partiti maggiori. L’ingovernabilità è data proprio da giunte non rappresentative, comìè evidente dalla pocjezza dell’attuaòe governo regionale. La governabilità non è frutto di trucchi elettorali che danno molti seggi a chi ha poco consenso, consegue, al contrario, al coinvolgimento delle masse nei processi politici. Tutto il contrario di quanto accade oggi qui e in “Continente”.
Sulla costituzionalità della legge elettorale certo che c’era da fare una battaglia, si contestava la legge, non la sua applicazione come è avvenuto ad opera del Consiglio di stato che, nella stessa udienza del 12 maggio, ha accolto il ricorso per i quattro consiglieri surrogati, ma ha salvato la legge, respingendo il ricorso di chi la voleva portare alla Consulta. Il silenzio della stampa e dell’opinoone pubblica sarda in questa vicenda è stata assordante ed ha inciso sull’esito. I giudici sentono l’attenzione dell’opinione pubblica. Su L’unione sarda neppure una riga!
Caro Antony non disperare, hai ancora una possibilità per rimediare e fare normale giornalismo. L’Associazione per i diritti dei sardi ha presentato al tribunale di Cagliari un ricorso nel quale, sembra di capire, ha sollevato le stesse censure di illegittimità costituzionale poste vanamente da noi davanti al Giudice amministrativo. Può darsi, dunque, che il giudice ordinario sia più sensibile e mandi gli atti alla Corte costituzionale. Quella sì che sarebbe una notizia forte, perché prelude ad un probabile annullamento della legge truffa regionale.
Caro Antony, ecco su questo ricorso devi battere la gran cassa, perché punta a difendere i sardi da una legge truffaldina e le donne sarde da una disciplina che ne manda in Consiglio 4 su 60, roba da califfato! Invece hai alzato i toni su una ordinaria applicazione di una legge mal interpretata, che però il Consiglio di stato ha salvato dal giudizio del giudice delle leggi, che poteva annullarla o eliminare le parti più palesemente in contrasto con la Carta. Caro Antony, coraggio! Dai che ce la fai a rimediare!

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