Andrea Pubusa
Ieri in edicola non credevo ai miei occhi. Il titolone di prima de L’Unione sarda recita: “Consiglio, una legge truffa” e al fianco un duro commento del direttore, Antony Muroni, “Il pasticco e i suoi padri. La legge elettorale dimenticata”. Dimenticata da chi? Marco Ligas, Antonello Murgia, Gianni Marilotti ed altri 25 compagni ed io abbiamo fatto un ricorso elettorale al Tar e poi al Consiglio di Stato per contrastare questa legge e l’Unione non ne ha dato neppure notizia, se non di sfroso. Non ha commentato due sentenze piltatesche dei giudici amministrativi e neppure il contenuto dei ricorsi volti a difendere non posizioni dei ricorrenti, semplici elettori, ma la democrazia sarda.
Rivolgendoci ai giudici abbiamo tentato vanamente di difendere l’eguaglianza del voto e la rappresentanza dei sardi attaccata dal PD e dal PDL (ora FI) e non difesa dai sardi stessi.. Che senso ha dare al candidato presidente, che ottiene il 25% dei voti, ben il 55% dei seggi se non quello di prostrarre la volontà degli elettori che non hanno espresso quella volontà? Di più e peggio, che valore ha porre due alte soglie di sbarramento il 5 e il 10% a singole liste o a coalizioni non vincenti? Certo, non quello di assicurare la governabilità, già garantita dal sovrabbondante premio di maggioranza. Ha solo il senso di espungere dal Consiglio le voci fuori dal coro, quelli che non s’inquadrano nelle coalizioni dei due partiti maggiori. E infatti le voci più critiche dell’uno e dell’altro schieramento, Michela Murgia e Mauro Pili, sono rimasti fuori nonostante abbiano preso più di 70 mila e più di 40 mila voti. Ora, è ben noto che l’opposizione vera è il sale della democrazia, precostituite due schieramenti che si alternano alla maggioranza e all’opposizione senza essere alternativi è il peggiore dei mali sul piano democratico. E così è oggi in Sardegna. Un finto gioco di contrapposizione di forze sostanzialmente omogenee. Non a caso il patto scellerato che ci ha dato questa legge è stato vergato da PD e PDL.
Antony ieri ha fatto anche un’altra grande scoperta: si è accorto che il nostro Consiglio con le sue sole quattro donne su 60 consiglieri è un’assemblea più da califato islamico che da regione di uno Stato democratico, ma perché si sveglia a babbo morto? Anche questo contrasto con la Carta fa parte del nostro sfortunato ricorso.
Sia ben chiaro, meglio tardi che mai. Che il maggior quotidiano sardo apra una battaglia contro la legge truffa regionale è importante e dunque ben venga. Ma finora intorno al ricorso che poteva portare la legge elettorale davanti alla Consulta, molti troppi sono stati i silenzi. Perfino coloro che avrebbero tratto vantaggio, Murgia e Pili, sono stati zitti. Come lo sono i nostri ineffabili sovranisti (Sale docet) che pensano evidentemente ad una sovranità per interposti capibastone e a suon di baci alle pantofole dei capi. Una piramide che va dai satrapi dei maggiori partiti fino ad Arbau, Fenu e Gavino Sale. Che bella democrazia!
A L’Unione sarda si sono accorti della intollerabilità di questa legge perché il Consiglio di Stato ha disposto la sostituzione di quattro consiglieri regionali. Paventa una paralisi del Consiglio. Ma di cosa parla? La sentenza dice il nome dei tre nuovi consiglieri e demanda alla Commissione elettorale centrale della Corte d’appello di dirci, verbali alla mano, chi è il quarto. E indica anche chi deve andar fuori perché illegittimamente eletto. Gli organi regionali devono solo eseguire, se non vogliono subire l’onta del giudizio di ottmperanza e della nomina di un Commissario ad acta ad opera dei giudici di Palazzo Spada, che faccia ciò che il nostro Consiglio è incapace di fare. E certo non sono un problema i vaneggiamenti di Sale e compagni su un ricorso alla Cassazione, mamma mia! con richiesta di sospensione immediata. Le decisioni del Consiglio di Stato non sono impugnabili in Cassazione se non per questioni di giurisdizione (ossia se si contesta la giursidizione nella causa del Giudice amministrativo in favore di quello ordinario). Ma qui - Sale si metta la sua bella anima indipendentista in pace - problemi di giurisdizione non ce n’è. Per l’impugnazione dell’atto di proclamazione degli eletti il potere di decidere spetta proprio, pacificamente e senza ombra di dubbio, ai giudici amministrativi.
Caro Antony, benvenuto nel club dei difensori della Costituzione, dello Statuto speciale, che ne è parte, e della sovranità dei sardi, che si manifesta anzitutto attraverso una legge elettorale che riconosce a tutti gli elettori un voto uguale e libero, senza stravolgimenti dopo lo spoglio delle schede. E visto che sei diventato dei nostri, ti faccio una confessione amichevole: Pigliaru & C. non governano, o sgovernano se ti aggrada, non perché sono degli incapaci (anche per questo, s’intende), ma perché non rappresentano nessuno. Hanno il 60% dei seggi a fronte del 19% dei voti, perché a questo gioco truccato molti sardi non partecipano, si astengono. Alle ultime regionali non hanno votato circa il 50% dei sardi. Un disastro! La rappresentanza è un cosa seria, la governabilità non è frutto di trucchi o truffe, ma solo di un coinvolgimento forte dei cittadini, che si manifesta innanzitutto, anche se non solo, attraverso il voto, alle elezioni.
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