Tsipras, la Merkel, zio Efisio e zia Pietrina

9 Luglio 2015
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Amsicora

A me Tsipras e la Merkel  ricordano zio Efisio e zia Pietrina. Il primo comunista, la seconda bigotta. Zio Efisio era in grave difficoltà perché, dopo le manifestazioni per l’attentato a Togliatti, dovette scappare da Carbonia per evitare i rigori della repressione. E così si trovò disoccupato con moglie e un figlio a carico. Zia Pietrina se la passava bene. Coi soldi mandati dall’Argentina dal marito, zio Beniamino, si era fatta una casa con tante stanze, che affittava, Il dottore e le maestre del mio paese vivevano a pensione in casa sua. Venivano da Cagliari e allora non c’erano le macchine. Insomma, dovevano stare necessariamente a pensione da lei. Zia Pietrina aveva dunque delle entrate sicure in contanti, oltre al salario del marito che lavorava in miniera, e possedeva anche alcuni terreni, E così zio Efisio pensò di chiederle un aiuto, un prestito, da restituire in tempi migliori. Zia Pietrina faceva anche un po’ di usura e così diede la somma richiesta e fissò il tasso. Sennonché zio Efisio non potè restiruire alla scadenza e chiese una proroga. Perché fosse chiaro il suo credo politico, si era fatto crescere i baffoni  alla Stalin, per cui nel clima scelbiano del tempo nessuno gli dava lavoro. Zia Pietrina diveniva incalzante, voleva capitale e interessi e li chiedeva con scenate anche nella strada. E così per evitare l’umiliazione zio Efisio un bel giorno disse a zia  Pietrina che non avrebbe mai  pagato il debito. In famiglia il gesto non fu benvisto. Mia madre e mia zia gli volevano bene, era il fratello minore, ma non pagare i debiti era considerato un grave disonore. E poi zia Pietrina gli era venuta in soccorso, gli aveva fatto  del bene.
Anch’io per lungo tempo pensai che quella di zio  Efiso fosse stata una pessima azione. Ma, divenuto grande, mi resi conto che, in fondo, era zia Pietrina ad aver torto. Non aveva figli ed era benestante. Ben avrebbe potuto aiutare zio Efisio senza tassi d’interesse e sopratutto senza asfissiarlo con richieste di retituzione pubbliche e umilianti, lasciando a lui, una volta risolti i suoi problemi di lavoro, di onorare il debito. E così la penso oggi. Zia Pietrina era una usuraia bigotta, zio Efisio un giovane con famiglia da sfamare.
Penso che Tsipras farà lo stesso. Gli si chiede un piano per restituire ciò che non potrà mai dare. Si spiega così la sua richiesta di nuovi fondi anziché la proposta di restituire il pregresso. Si spiega così il suo discorso al Parlamento Ue. Anziché presentarsi a testa china il premier greco ha attaccato i suoi predecessori e il susseguirsi di piani d’aiuto che anziché risollevare il Paese, lo hanno fatto precipitare nella recessione: “La situazione greca non dipende dagli ultimi cinque mesi di governo, ma dagli ultimi 5 anni durante i quali gli aiuti non sono stati efficaci. Da nessuna parte l’austerity è stata così dura e lunga. La mia patria è stata trasformata in un laboratori di austerità, ma l’esperimento è fallito. Soldi degli aiuti non sono mai arrivati ai cittadini, ma solo alle banche”. E poi ha detto la cosa più ovvia, che chiunque sia munito di buon senso comprende:: “Non ho alcun piano segreto, vi sto parlando con il cuore in mano. Voglio solo una riduzione del debito per restituire i prestiti e non essere sempre costretti a chiedere soldi”. Una posizione che inizia a trovare adesioni. La condivide perfino dal segretario Usa al Tesoro, Jack Lew secondo cui il debito greco è “ora insostenibile”. Lui pensa anche alla posisione strategica della Grecia ne Mediterraneo, ovviamente. Mai lasciarlo andar via dalla Nato.
Tsipras con la forza della sua onestà e del sostegno democratico mette il re nudo. La UE, la Merkel, i potentati economici appaiono nella loro gelida disumanità davanti ai popoli d’Europa.  Mostrano il loro volto mortifero e affamatore. Se oggi si facesse un referendum europeo la Merkel e l’austerità verrebbero battuti.
Tsipras viene da una antica cultura e da buon comunista ricorda che “il diritto degli uomini è legge superiore”. Parola di Sofocle. E di zio Efisio.

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