Red
Un gruppo di intellettuali della Sinistra italiana ha lanciato un appello per la Grecia. Lo riportiamo oggi, giorno del referendum, perché esso sintetizza la posta in gioco nello scontro che vede coalizzati contro il popolo e la democrazia greca i governi e i potentati economoco-finanziari dell’Europa.
Domenica 5 luglio i cittadini greci saranno chiamati a votare se accettare o respingere il testo che Fmi, Bce e Commissione europea vogliono imporre al governo greco come condizione per erogare i prestiti già decisi e decidere gli altri aiuti necessari per fare uscire la Grecia da una recessione senza precedenti, che non ha uguali in Europa e che ha ridotto del 25 % il Pil, fatto crescere al 25 % i disoccupati, portato un pesantissimo taglio ai redditi da lavoro e da pensione, creato una povertà senza precedenti. La recessione della Grecia, che è parte della crisi economica europea, è certo dovuta a pesanti responsabilità dei precedenti governi greci ma è stata resa più grave dalle assurde politiche di austerità dell’Europa che hanno imposto a questo paese, già in gravi difficoltà, sacrifici che non hanno uguali nel resto d’Europa.
Il popolo greco ha già pagato un prezzo pesantissimo e ora si vorrebbero imporre ulteriori misure di austerità, con ulteriori tagli ai redditi e aumenti delle tasse, puntando sul ricatto della fine degli aiuti dell’Europa e del Fmi.
I cittadini greci hanno il diritto di decidere se accettano queste misure - che il governo greco non condivide ma sottopone al loro giudizio impegnandosi a rispettarlo - o vogliono la riapertura del confronto con l’Europa sulle modalità e i tempi di erogazione degli aiuti finanziari necessari per uscire dalla crisi economica e sociale e della loro restituzione.
L’Europa si assumerebbe una grave responsabilità se non accettasse il voto dei greci,in caso di affermazione del “No”. Per non condizionare il voto, deve dichiararsi fin d’ora disponibile a riaprire le trattative per trovare una soluzione accettabile.
In questi anni troppe volte è stato esercitato un pesante e cinico ricatto sulla Grecia, senza riguardo per la regressione delle condizioni sociali e di vita in nome di una cieca politica di austerità.
Non si può affermare che l’Euro è una scelta irreversibile, al punto che non sono previste modalità di uscita né volontarie né imposte, e poi non trarne le conseguenze indispensabili di solidarietà europea. Le risorse oggi necessarie per aiutare la Grecia sono molte volte minori di quelle che l’Europa dovrebbe sborsare per le conseguenze della sua crisi, senza contare il rischio grave del ritorno della speculazione finanziaria sui titoli pubblici degli altri paesi. Chi dichiara che il resto dell’Europa non corre rischi, se la crisi in Grecia dovesse precipitare, è un irreponsabile anzitutto verso i greci ma anche verso gli altri popoli europei a cui non viene detta la verità e che dovrebbero pagare prezzi pesanti sia per la speculazione finanziaria che per l’impossibilità di avere il ritorno dei prestiti già concessi.
L’accanimento verso la Grecia rende sempre più chiaro quanto sia fallimentare la politica seguita dall’Europa nella crisi economica e sociale. Quanto accade in quel paese, per responsabilità dei fautori dell’austerità in Europa, deve servire di lezione ai popoli, ai governi, alle forze politiche, sociali e culturali di tutta l’Unione. E’ ormai evidente che, dietro la contabilità del dare/avere, e la rigida indicazione delle misure da adottare, quale condizione per gli aiuti, vi è la volontà politica di far prevalere il potere di decisione delle istituzioni finanziarie, condizionando, come in passato, la capacità di scelta del governo democratico della Grecia. E’ un conflitto tra poteri, e sul potere, che può comportare una grave e inaccettabile mortificazione della politica e della democrazia. Non solo in Grecia.
Per questo colpisce la debolezza manifesta delle classi dirigenti europee, che appaiono incapaci di aprire in Europa un confronto sugli errori e i disastri compiuti dalle politiche di austerità che, sono pervicamente adottate da 7 anni, senza risolvere la recessione più grave dal 1929.
La Grecia, spinta dalle drammatiche condizioni in cui l’hanno gettata politiche sbagliate e antipopolari, ha cercato con il governo Tsipras un’alternativa democratica all’austerità. Contrastare oggi il governo Tsipras, valutandone l’operato sulla base di un pregiudizio neoliberista, è un errore senza giustificazione.
Il governo italiano dovrebbe fare sentire la sua voce a fianco del governo greco, anziché unirsi al coro che chiede alla Grecia di uniformarsi alle direttive dell’austerità. Tutte le forze democratiche e di sinistra devono far sentire la loro voce in tutta l’Europa.
Il tentativo in Grecia di non subire le politiche di austerità parla a tutta l’Europa, spingendola a scegliere. Finora questo risultato non è stato raggiunto. Saranno ora i greci a scegliere con il voto domenica prossima e il loro responso democratico dovrà essere rispettato da tutti, compresa la possibilità di riaprire le trattative per una nuova soluzione che il respingimento della proposta di Bruxelles renderebbe necessaria.
Maria Luisa Boccia, Alfonso Gianni, Alfiero Grandi, Stefano Anastasia, Franco Argada, Vittorio Bardi, Sandra Bonsanti, Mauro Bulgarelli, Sergio Caserta, Nunzia Catena, Claudio De Flores, Giulio De Petra, Piero di Siena, Mario Dogliani, Ida Dominjanni, Anna Falcone, Antonello Falomi, Stefano Fassina, Lia Fubini, Domenico Gallo, Nicola Genga, Adriano Labbucci, Franco Martini, Giorgio Mele, Alberto Olivetti, Tamar Pitch, Bianca Pomeranzi, Michele Prospero, Aldo Tortorella, Vincenzo Vita, Mauro Zani
2/7/2015
0 commenti
Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.
Lascia un commento