A.P.
Ha ragione Il Manifesto. In Grecia l’Ue ha sferrato un colpo di stato per liberarsi di un governo democratico. Non ci sono i colonnelli che nel periodo che va dal 1967 al 1974 hanno comandato brutalmente nell’Ellade. I gambali non si usano più nè gli elmetti o gli assalti assalti al Palazzo presidenziale. Oggi si strangola con la finanza. Sono questi i nuovi strumenti di attacco. Sembra un passo in avanti. Niente spargimenti di sangue, niente stadi adibiti a campi di concentramento, ma il risultato è lo stesso: la trasformazione di un intero Paese in un lager di disperati e di affamati, privati del loro legittimo governo.
Un colpo di stato di tipo nuovo. Un tentativo scoperto di rovesviare il primo governo di sinistra greco. La restituzione del debito non c’entra, è un pretesto. Le forze del capitale internazionale perseguono un obiettivo squisitamente politico: le decisioni di Bruxelles non si contestano, si accettano. Il neoliberismo non ammette correttivi o, peggio, politiche alternative. Prima era il comunismo a spaventare, ora è il semplice keynesismo, è la solidarietà al posto del pareggio di bilancio ad essere osteggiata con le buone o con le cattive.
Tsipras però non molla. Va fino in fondo. E chiama democraticamente e con coraggio il popolo alle urne. Il 5 luglio sarà referendum. Ricorda molto Salvador Allende, che volle fino in fondo affermare i suoi ideali di eguaglianza e giustizia sociale nella legalità e nella democrazia. Come lui Tsipras vuole l’appoggio popolare. Una scelta dura, drammatica, che ci riguarda tutti. Investe tutti i democratici europei. L’Europa, pensata dai padri fondatori come uno spazio di democrazia e solidarietà, è diventata un Moloch, impersonale e impenetrabile dominato dai gruppi finanziari internazionali. Ecco perché il voto di domenica non riguarda solo i greci. Ecco perché dobbiamo far sentire ai greci la nostra vicinanza, dar loro sostegno nelle forme possibili: appendiamo un drappo blu o una bandiera greca alla finestra, prepariamo una fiaccolata, un sit-in, un’assemblea. Cosa facciamo a Cagliari e in Sardegna?
1 commento
1 Lucia Pagella
30 Giugno 2015 - 18:08
Giustissimo ma ricordiamoci che l’Europa di oggi é solo una “grande Germania “. Che ci possiamo aspettare da una nazione che, mentre la Grecia ci ha lasciato in eredità la democrazia,questa ci ha lasciato in ricordo i campi di sterminio?
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