Gianna Lai
‘Sa bona scola seus nosu’. Non so se vi è capitato di attraversare il marciapiede del Liceo Dettori, in via Cugia, il primo giorno degli Esami di Maturità. Tutto un fiorire di striscioni e di cartelli grandi e piccoli, verdi, gialli, rossi, di tutti i colori, che hanno resisitito per tutta la giornata, lasciati lì a bella posta dai docenti di tante scuole di Cagliari e del territorio. Si sono incatenati la mattina presto alle inferriate del recinto-gabbia del Liceo gli insegnanti, prima dell’inizio della Prova di Italiano, dando origine a una manifestazione di protesta nel centro della città, molto visibile e partecipata. ‘No alla scuola azienda’, ‘La scuola pubblica è un valore’, ‘No alla scuola privata, si alla pubblica’, ‘No alla precarizzazione istituzionalizzata degli insegnanti’.
Continuano a protestare, non si son lasciati intimidire dalle minacce di Renzi i professori, nè dall’imponenza del rituale Maturità, reduci come sono, uniti e decisi, dallo sciopero degli scrutini contro un decreto che la Scuola pubblica la vuole del tutto distruggere. Sempre con la connivenza del Pd, allora un pò costretto dai cittadini a fare una certa opposizione, ci era riuscito solo Berlusconi, facendosi forte dei provvedimenti di Luigi Berlinguer. Che è l’inventore della Scuola azienda e del Concorsone, avendo tolto da ‘Ministero dell’Istruzione’ il ‘della Pubblica’, presente fin dall’entrata in vigore della Costituzione. E che si dichiara oggi a favore della politica renziana, lui farraginoso stratega della cultura, avendo ai suoi tempi contrattato l’innalzamento dell’Obbligo Scolastico con l’apertura al privato. Ma un privato controllatissimo dal pubblico, ci rassicurava, al quale, contro Costituzione, si sarebbe continuato a erogare risorse ahinoi, con l’esito che il privato e i diplomifici e la scuola dei cattolici, dall’infanzia al Liceo, si sono rafforzati durante i governi Berlusconi, mentre l’Obbligo è di fatto fermo alla Terza media. E i professori così precari, e minacciati di rimanre tali, che la stessa Europa delle banche ne è indignata. Non minaccia allo stesso modo le scuole private di sospendere loro i finanziamenti il nostro presidente del Consiglio, anzi essi tendono via via ad aumentare man mano che lo Stato viene meno, quasi volesse eclissarsi, nella Scuola pubblica. Perchè, se ci pensiamo, dietro a tutta questa porcata, che il governo osa chiamare riforma, è il finanziamento alla scuola privata che ritorna imperioso e devastante, in particolare attraverso gli sgravi fiscali. Alla faccia della Costituzione, dello Stato sociale, dei miseri stipendi della scuola e dell’impoverimento dell’Italia intera.
‘No al ddl Renzi, assunzione dei precari, no ai presidi padroni’, ‘No ai presidi sceriffo’, ‘Torna a casa Renzi, la buona scuola siamo noi’, cartelli in bianco, celeste, azzurro e verde chiaro. E c’è qui tutta la cultura della Scuola nella difesa di un mestiere e di un lavoro che, in quanto garantisce libertà di insegnamento, come da Costituzione, dà ai giovani il senso del futuro. Non uomini che ubbidiscono, ma cittadini pensanti fin dai banchi della scuola, senza manager a stipendi favolosi, in una comunità di possibili eguali. Che guarda caso, se ancora ci pensiamo, sono anche gli unici gli insegnanti ad essere in grado di valutare e autovalutarsi, considerando che il docente si forma, fin dall’Università, per insegnare e per definire i livelli culturali e l’apprendimento del giovane cui è destinato il suo insegnamento e, se necessario, tornare indietro e poi ripartire per quelli che son fermi o hanno difficoltà. Quale manager, quale agenzia può acquisire tale capacità, nella pratica economicista vuota di pensiero della sua formazione imprenditorial-amministrativo-aziendalista?
Già non è il primo che cade a causa della Scuola! Perchè, né il vezzoso musetto renziano di dentatura in fuori mai curata da bambino, nè le tenere effusioni amorose destinate a Bruno Vespa in TV l’altra sera, potranno mai conquistare i docenti, specie adesso che hanno smesso di votare Pd e che intendono continuare la protesta, fino a impedire l’approvazione del ddl.
Le scuole erano, tra le altre, l’Istituto Tecnico Giua di Cagliari, il Gramsci di Monserrato, il Siotto di Cagliari, il Giua di Assemini, l’Azuni di Cagliari: il Fatto Quotidiano di Giovedi ha definito clamorosa l’iniziativa e ne ha parlato nella pagina dedicata agli Esami di Maturità, affiancandola alle notizie sugli argomenti scelti per la Prova di Italiano, Calvino, Malala, i migranti, il Saggio breve.
La mobilitazione prosegue a Cagliari, dalle 18 alle 20, martedì in Piazza Palazzo, mercoledì in Piazza Galilei e giovedì davanti al Consiglio regionale.
1 commento
1 Ivana Pisola
22 Giugno 2015 - 23:53
Le/gli insegnanti presenti erano legate/i tra loro da una catena e da un filo rosso che voleva essere il simbolo dell’unione tra scuola comunità e cultura. Questa resistenza non poggia sul timore degli insegnanti di essere valutati, come molti purtroppo credono, ma sul terrore che il modello scolastico possa essere la fucina di un certo modello sociale.
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