Tonino Dessì
Veniamo da lontano…
Sulle elezioni avrei bisogno di rifletterci bene, per dire qualcosa con una certa convinzione.
Tuttavia un’impressione epidermica fa giustizia di molte nebbie accumulatesi in un anno.
Nel 1984, immediatamente dopo la morte di Berlinguer, il PCI supero’ la barriera del 30 per cento dei voti, alle elezioni europee e ci fu il sorpasso storico sulla DC, in un contesto di normalmente alta partecipazione complessiva alle urne. Nessuno tuttavia, sui media, si azzardò a sostenere che su quel dato potesse fondarsi una prospettiva politica stabile o un cambio automatico di governo. Esattamente un anno fa, invece, tutti, sui media, hanno cominciato a elaborare il mantra del 40 per cento di Renzi, ottenuto a elezioni europee in un contesto di montante, massiva astensione dal voto.
I media italiani distorcono non poco, nella loro ormai letale contiguità col sistema politico.
Oggi infatti ovviamente gia’ tutti premettono, canonicamente, che questo esito elettorale, essendo locale, non potrà aver ripercussioni sulla tenuta del Governo. E certo così sarà, pur non avendo votato un italiano su due e avendo conseguito complessivamente le opposizioni un mare di voti in più dello schieramento ispirato dal Governo.
A proposito di astensionismo, la sinistra politica, quella emersa, cincischi poco sul risultato civatiano in Liguria (li, tanto, si ferma, non c’è da aspettarsi altro, se si considera il rapporto tra il risultato del candidato presidente e quello delle liste a sostegno). La stragrande parte della sinistra reale attualmente si astiene dal voto, piaccia o meno e nessuno dell’establishment storico ne riprenderà il consenso. Non siamo mica scemi.
Tra centro piddino e centrodestra berlusconiano e salviniano non darei per scontata in prospettiva la prevalenza del primo. Uniti quelli potrebbero vincere ancora. Certo, i media, soprattutto la TV pubblica, hanno cercato di lanciare Salvini come avversario di comodo per Renzi, ma sono bastati tre giorni di ritorno in TV di Berlusconi, anche lui ripescato per qualche cabala elettorale degli stranamore mediatici, per rivelare che la destra-destra e’ tutt’altro che spacciata.
Quello che in tanti temevano e temono, in realtà, dopo aver caldeggiato un Italicum ad usum delphini, e’ un futuro testa a testa tra PD e M5S. Aspettiamoci quindi un forte pompaggio dei temi più evocativi delle paure dell’italiano contemporaneo, per evitare che prossimi ballottaggi vedano il movimento di Grillo come presenza fissa e, non sia mai, vincente.
Eppure è il secondo partito: persino meritandolo poco, anche se, va detto, porcherie finora non ne ha fatto, in Parlamento e la scelta di non lasciarsi coinvolgere nel meteorico PD bersaniano e meno ancora in quello a geometrie variabili di Renzi non si è rivelata sbagliata.
Secondo partito tendenziale anche in Sardegna? Presto per dirlo. Certo segnali di crescita ce ne sono, basti pensare a Porto Torres.
Non posso dire che i grillini mi siano proprio simpatici, lo premetto: vengo da una storia troppo diversa.
Perciò è presto per pensare a cosa diro’ per le elezioni importanti più vicine, come le amministrative di Cagliari, o cosa direi alle regionali, quando, come ha preannunciato lui stesso, Pigliaru non si ricandiderà e il centro-sinistra-sovranista sardo si presenterà senza veli.
Del resto nemmeno possiamo prevedere cosa sarà del locale centro-destra, quando troverà, se lo troverà un assetto leggibile, sul quale il suo giornale di riferimento si assesterà dopo aver giochicchiato un po’ a salve per irretire qualche indipendentista credulo.
Ma su schieramenti entrambi travestiti in berritta e cambales, attenti: potrebbe stavolta irrompere chi raccoglie il voto di gente che,a torto o a ragione, non si fida più degli uni, degli altri, ne’ dei rispettivi satelliti, ne’ degli alternativi comodi, magari in velluto a righine, da cafe’ literaire. E sarò se non altro curioso di vedere stavolta come va a finire.
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