Andrea Pubusa
“Siamo tutti freevillage“. Questo avrebbe dovuto essere il nostro moto in questi giorni in difesa della libertà di manifestazione del pensiero. Capisco che Formia non è Parigi. Non mi sfugge che l’ammazzamento di un blogger locale non equivale all’uccisiome di un’intera redazione di un noto periodico satirico, ma al di là dei luoghi e dei numeri, l’uccisione dell’Avv. Mario Piccolino ha lo stesso significato: l’eliminazione violenta di chi, controcorrente, dice liberamente la sua opinione, senza rispettare i potentati politici, economici e malavitosi, che oggi in larga misura si identificano o sono contigui.
Piccolo aveva 71 anni, era un avvocato e un noto blogger di freevillage.it, dove pubblicava articoli contro le mafie, indiscrezioni e commenti politici. Un omicidio avvenuto in una città ad alto tasso mafioso, in un territorio – quello di Latina – che Carmine Schiavone chiamava semplicemente “provincia di Casale”, dove da tempo vivono moltissimi esponenti storici dei principali clan dell’agro-aversano.
Piccolino, come i redattori di Hebdo, è stato colpito nella sua redazione, nel suo studio in pieno centro, da un uomo a volto scoperto.
Anche se non si conoscono i contorni dell’omicidio è certo che il professionista aveva subito in questi anni minacce e violenze da parte della criminalità organizzata e di chi non accettava le sue battaglie a favore della trasparenza.
Questo dramma ha un risvolto che ci riguarda tutti. Può l’impegno per la democrazia, per la legalità, per l’informazione e la giustizia sociale subire la reazione violenta della parte oscura della società? Se si può ammazzare per questo, senza reazione di massa, vuole anche dire che chi fa queste battaglie è sempre più solo. Le grandi forze hanno lasciato questo terreno d’impegno e - come mostrano anche le vicende recenti - sono largamente infiltrate o sono contigue alla illegalità e talora perfino alla criminalità organizzata. E’ emblematica la candidatura di un incandidabile alla presidenza della Campania, un’area diffusamente attraversata dalla criminalitò organizzata e dove la candidatura di De Luca oggettivamente è rivolta a catturare il voto dei settori illegali.
Dopo l’ammazzamento del giovane studente di Orune, stiamo discutendo in Sardegna del male oscuro dei nostri paesi, l’omicidio di Formia fa emergere o meglio conferma che il malessere investe, seppure in forme diverse e di differente gravità, tutto il Paese. Si tratta spesso di forme di violenza molto distanti. Orune non è certo Formia. Ma come a Formia, anche in altri territori c’è chi non vuole che si renda l’attività pubblica trasparente e legale. E non sempre -per fortuna! - manifesta questa ostilità col fuoco, più spesso lo fa con l’indifferenza, isolando chi con coraggio si batte per un’accettabile etica pubblica e combatte il malaffare. O anche chi, più semplicemente, chiede un tasso accettabile di democrazia nelle nostre comunità e nelle nostre istituzioni. Come testimonia Simone parlandoci dell’impegno contrastato di un gruppo di giovani di S. Gavino per un modo aperto di amministrare il Comune. Noi abbiamo sentito e sentiamo questa solitudine nella battaglia contro la legge elettorale regionale, fonte della distorsione prima di questa fase: la falsificazione della rappresentanza nelle assemblee elettive. E la sentiamo nell’abitudine dei sardi ad accettare, senza rigetto, segretari e rappresentanti regionali rinviati a giudizio per reati gravi, anzitutto perché colpiscono l’etica pubblica. Che segnale dà un partito che ha un segretario regionale e un parlamentare europeo (stranamente eletto in Sicilia più che in Sardegna) già rinviato a giudizio, una sottosegretaria, la maggiore esponente sarda al governo, rinviata a giudizio e molti suoi consiglieri e dirigenti regionali plurindagati? La risposta è nel vento… ed ed è terrificante se si pensa che costoro ricevono il voto e un vasto consenso della cittadinanza democratica.
C’è un solo modo per superare l’isolamento: far crescere nelle associazioni e nei movimenti un’intransigenza (sì, proprio così, intransigenza!) sulla questione morale, facendo di questa uno dei punti centrali, insieme alle problematiche del lavoro e della cultura, della “coalizione sociale” in formazione.
Il blog dell’Avv. Piccolino: http://www.freevillage.it/
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