Andrea Pubusa
Ormai bisogna prendere atto che la “Coalizione sociale” di cui ci parla Landini è nient’altro che…una coalizione sociale. Non un partito politico, ma un movimento che cerca di unire le iniziative sparse, che pure ci sono, di lotta contro le politiche liberistiche, affamanti e antilavoro, oggi rappresentate in Italia da Renzi, quale espressione dei gruppi forti nazionali e della UE. Un movimento che si articola in alcuni soggetti ben noti e facilmente individuabili, la Fiom, Emergency, Libera, Libertà e Giustizia, e tanti altri rivoli, molecolari, locali, ma non meno importanti. Qui possiamo collocare anche i comitati, le associazioni, i blog, come questo o il Manifestosardo, che quotidianamente alimentano la battaglia anticapitalistica. Manca, dunque, un partito, ma non è neppure all’orizzonte. Si avvizzisce SEL, si affloscia la lista Tsipras, fanno pura testimonianza Rifondazione e i Comunisti italiani.
Tutti, nella sinistrra di classe, ci chiediamo che fare alle prossime elezioni, politiche, dove, senza un’alternativa credibile, Renzi finisce per vincere. Non per forza propria, ma per debolezza nostra. E tutto questo avviene paradossalomente, mentre Renzi perde pezzi a sinistra, non solo nel suo partito, ma a livello sociale. Qui, al di là della propaganda dei media di regime, è in corso un processo di disaffezione e di disallineamento profondo. La vicenda della scuola, tradizionale serbatoio di voti del PD, rivela lo sfaldamento del consenso.
L’individuazione di un soggetto politico-elettorale forte e credibile è urgente e indifferibile. L’Italicum, approntato da Renzi, dovrebbe, nelle sue intenzioni, dargli la vittoria facile facile sul centrodestra, in evidente sfaldamento, e con un Berlusconi ormai (almeno così sembra) incapace delle sue miracolose rimonte elettorali. Anzi è probabile che Renzi recuperi a destra ciò che perde a sinistra. Il pesupposto del ragionamento è che al ballottaggio vadano PD e FI (o partito della nazione e partito repubblicano). Ma al ballottaggio finirà Berlusconi? O non c’è la probabilità che sia il M5S a contendere al Pd il governo? Fantapolitica? Forse, ma non è uno scenario impossibile. Il M5S conduce una battaglia senza sconti a Renzi e alle destre. Su tutte le vicende centrali di questi due anni ha alimentato nel parlamento e nel Paese una opposizione decisa. Certo, sopratutto, all’inizio con ingenuità ed errori, ma con grande serietà e passione. Ora il Movimento è cresciuto. diventa visibile un gruppo dirigente di valore con i Di Maio, i Di Battista e tanti altri, ha obiettivi in larga parte condivisi dalla sinistra: difesa della Costituzione e del lavoro, difesa della rappresentanza e della libertà di stampa, difesa della scuola pubblica, reddito di cittadinanza, su cui converge anche la Fiom, battaglia decisa per la legalità e contro il malaffare. Di solito, lo si nasconde, ma il M5S ha rinunciato al finanziamento pubblico, una montagna di milioni non spicciolini, pratica, come facevano i comunisti, una riduzione delle indennità ai parlamentari in favore di inziative sociali, è fuori da vicende oscure, mentre il PD ormai è infiltrato persino dalla criminalità organizzata. Per farla breve, il M5S è in ripresa ed esistono i presupposti perché, in attesa di sviluppi, chi sta nella Coalizione sociale voti alle politiche M5S per farlo passare al ballottaggio in luogo delle destre e, poi, per battere Renzi.
So che c’è una diffusa diffidenza o, addirittura, ostilità a sinistra nei confronti dei pentastellati. Diversa tradizione, diverso linguaggio, diversi moduli organizzativi. Ci sono poi le piccole consorterie dei partitini della sinistra che, dopo aver azzerato le nostre speranze, non vogliono tornarsene a casa e spargono veleni. E perché non ammetterlo, c’è anche un po’ d’invidia: il M5S è riuscito a ottenere risultati importanti, mentre la sinistra, fuori da PCI prima e dal PD ora, ha superato malamente le percentuali da prefisso telefonico. Tuttavia, pian piano, molti a sinistra hanno superato le loro riserve e nelle chiacchiere confidenziali ammettono di aver votato cinquestelle. Questa è oggi l’unica via credibile per contrastare Berlusconi e Renzi. Non c’è tempo per costruire un altro soggetto elettorale che abbia un simile rilievo. Occorre che questa convinzione diventi esplicita e comune e si traduca in una parola d’ordine: nelle attività di movimento si sta con la Coalizione sociale, alle elezioni, specie a quelle politiche, col M5S. Se lo si fa con decisione, l’Italicum potrebbe rivoltarsi contro il suo artefice.
4 commenti
1 Aldo Lobina
22 Maggio 2015 - 08:43
Professore, ha espresso con molta chiarezza il pensiero di molti.Le elezioni politiche potrebbero riservare sorprese. I 5 Stelle sono un soggetto elettorale davvero alternativo al Partito della Nazione di Renzi (il PD è morto con Renzi); l’altro, quello “repubblicano”, sembra l’ultimo desiderio di un condannato a morte e comunque è già ricompreso nel renzismo, che realizza pienamente nello stile e nelle scelte un passo indietro di-verso, nella direzione fumosa di riforme, che indeboliscono il tessuto sociale anziché restituirgli vigore. Berlusconi non dovrà dolersene più di tanto: è già risorto prima di morire. Piuttosto i pentastellati, per il tipo di organizzazione che si sono dati, stentano a radicarsi nei territori: i loro rappresentanti vengono nominati attraverso passaggi “virtuali” che confliggono con la trasparenza, che è virtù democratica. Non hanno cioè volto, prima che qualcuno possa bene valutarne la consistenza politica e magari sceglierli. Non so se 5 Stelle, così come è oggi, possa e voglia irrobustirsi lievitando anche per mezzo di quei fermenti “molecolari”, ma molto partecipativi, che in qualche modo rischierebbero di snaturarne l’attuale essenza. E comunque per vincere le elezioni bisogna fare fronte comune, condividere valori di democrazia e programmatici, battere il renziberlusconismo con un progetto chiaro di società fondata sui lavoratori, ricca di prospettive per i giovani,vittime di un egoismo generazionale che sa difendere “diritti acquisiti” di alcuni, negando invece quelli fondamentali a molti altri.
2 Carlo Dore jr.
22 Maggio 2015 - 08:49
Caro Professore,
mi spiace, ma non concordo. Se si è arrivati alla situazione attuale (al consolidamento della leadership di Renzi, passando per le larghe intese e per l’attacco all’impianto fondamentale della Carta), gran parte delle responsabilità vanno ascritte proprio ai pentastellati. Non dimentichi che il PD di Bersani era molto diverso dal PD di Renzi: era un partito perfettibile, ma autenticamente democratico e lontano anni luce dalla deriva cesarista imposta dal giglio magico. Eppure, la proposta del governo di cambiamento è stata brutalmente rigettata dal M5S, così come rigettata è stata l’offerta del PD di favorire l’ascesa di Romano Prodi al Quirinale, neutralizzata poi nella notte dei 101. Risultato: dissoluzione della leadership di Bersani, rinnovazione delle larghe intese, e strada spianata alle ambizioni di Renzi. Un autentico atto di masochismo democratico, di cui gli stessi grillini hanno dimostrato di percepire la gravità nel momento in cui hanno ricompreso Prodi e lo stesso Bersani tra i candidati al Quirinale dopo le dimissioni di Napolitano. Possiamo dunque individuare l’alternativa a Renzi in quella stessa forza che di Renzi è stata il king-maker? Via, è troppo… Possiamo inoltre affermare che M5S incarna parte dei valori della sinistra? Anche su questo punto ho più di una perplessità: penso alle posizioni espresse da Grillo sul tema dell’immigrazione, al rifiuto di sostenere con maggiore convinzione il ddl Grasso sull’anticorruzione (esponendolo fatalmente agli ammorbidimenti imposti dall’ala più garantista della maggioranza attuale), all’incapacità di perseguire quel metodo democratico a cui la Costituzione ispira l’impostaZione dei partiti politici.
In conclusione, la necessità di declinare un’alternativa democratica al Partito della Nozione è palese e condivisa da una fetta sempre più ampia del popolo progressista. Ma questa alternativa non può articolarsi nella semplice contrapposizione dell’Autoritarsimo sguaiato di Grillo all’egocratismo pop di Renzi.
Un caro saluto,
Carlo.
3 yuri
23 Maggio 2015 - 14:42
Peccato che i 5 stelle abbiano votato la norma sugli ecocondoni e vada in soccorso del governo su alcune norme dubbie, si pensi all’inefficacia delle norme sull autoreciclaggio. Viviamo tempi in cui servono persone che ci credono, non dei voti fini a se stessi. Credo che solo Tsipras e la Gue abbiano un vero progetto politico ed organico. Per questo va aiutata Rifondazione nella sua opera di resistenza. Senza una prospettiva, non si va da nessuna parte, il solo antirenzismo come il solo antiberlusconismo non portano da nessuna parte. La lotta contro il neoliberismo va accompagnata con la creazione di un sistema che superi il capitalismo.
4 Tonino Dessì
25 Maggio 2015 - 13:23
Con quasi un anno di ritardo, mi trovo a concordare con Andrea. Attualmente, nel quadro politico italiano, M5S è l’unico soggetto politico la cui affermazione elettorale, nelle imminenti consultazioni regionali e amministrative, può dare un segnale pesante -e non orientato a destra- contro il partito del Premier e del Governo. Sarebbe un voto legittimo, tra l’altro, visto che M5S, anche a costo di una pratica di espulsioni discutibile, non si è fatto in alcun modo coinvolgere nelle esperienze di maggioranza o di governo di questa legislatura. Non ho molto da condividere con M5S, ma questo non significa nulla, se non che i tempi cambiano e che io vengo da un’altra storia. Non faccio più politica attiva, tuttavia sono convintamente una persona di sinistra. Ma non proviamoci, in Italia, a sinistra, a esser tutti “Podemos” a parole e con i voti degli altri. Sarebbe patetico. Per ora “Podemos” non è fatta di ceto politico, ne’ di residuati di “ditte”, ne’ di gente intristita a suon di sconfitte, cercate e subite per non aver capito che se non si rinnova non si è considerati utili. Così come in Grecia, Syriza è la sinistra costruita nelle lotte sociali, non nei “laboratori politici” o nelle “officine programmatiche” di partitini aggrappati alla propria sopravvivenza.
Piuttosto, “Podemos”, che i socialisti spagnoli accusano di populismo e gli indipendentisti di scarsa attenzione per la causa catalana, conquista non solo Madrid, ma anche Barcellona. Qualcosa non torna. Sarà che il “soberanismo” di governo ha rotto le palle alla gente non meno del centralismo spagnolo?
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