Scuola: in Sardegna è ripartita la lotta di “classe”

10 Maggio 2015
Nessun commento


Gianna Lai 

 A Cagliari in diecimila per lo Sciopero Generale della Scuola. 
‘La scuola scende in piazza il 5 maggio’: 5 maggio, data fatidica di una opposizione che  manifesta  per la Scuola pubblica e il diritto allo studio e per dire cosa pensa della politica di questo governo. Studenti, insegnanti  e lavoratori dell’industria,  che hanno imposto ai Sindacati, tutti  presenti in forma unitaria come da anni non si verificava, un’azione di contrasto a Renzi e a questa maggioranza. Proprio sulla Scuola e a così poca distanza dal Jobs Act e dal famigerato Italicum. 
 Grande e continuo l’afflusso di persone da tutta l’Isola, impegnativo il posizionamento di ciascun gruppo dentro il corteo, che stenta a partire proprio a causa della imponente partecipazione. Sfilano, dopo lo striscione dei Sindacati Confederali,  tutti gli altri Sindacati, compreso il CSS, e poi ci sono le bandiere della FIOM e le Associazioni  e gli studenti e gli insegnanti delle singole scuole. Convitto Nazionale, Alfieri e Is Mirrionis con lo striscione che ha appena  compiuto vent’anni: sempre lo stesso, in tutte le manifestazioni per rappresentare, dicono le insegnanti, il ruolo importante della scuola elementare nella formazione del cittadino, la scuola che accoglie e che deve continuare ad accogliere tutti. Combattiamo, dice un’altra maestra, gli sgravi fiscali per  favorire le iscrizioni alle scuole private e contestiamo la figura del preside della Buona Scuola di Renzi, che accentua il carattere autoritario della scuola azienda, così come la concepisce il governo. Poi le scuole di Iglesias, del Sulcis, di Nuoro, di Sassari e lo striscione di Villa S.Antonio, quei bellissimi  bambini piccoli piccoli, affiancati dalle maestre e dai genitori, che denunciano la prossima chiusura della loro scuola e che vogliono stare dietro il nostro striscione del CIDI, per essere ‘protetti’ dalla folla straboccante. Ma bambini se ne vedono dapertutto, a piedi o in carrozzina i più piccoli, come quelli che accompagnano le loro mamme del Movimento Cinquestelle, con il logo  stampato sulle magliette bianche. O quelli che seguono i genitori mentre intonano canti, accompagnadosi con fisarmonica e chitarra.
 C’è passione e forte coinvolgimento negli slogan e nelle parole d’ordine, maturate in questi mesi di opposizione ai provvedimenti governativi e ora finalmente rivitalizzati dalla protesta e dalla convinzione che si può fare qualcosa per impedire lo sfascio della scuola pubblica e la deriva autoritaria dell’Italia. E denota, tutto questo, che cresce parallelamente anche la capacità dei cittadini di darsi forme di aggregazioni, associazionistiche, sindacali, di scuola, come sempre si verifica nei momenti della protesta organizzata e sorretta dalla volontà di difendere la democrazia, secondo lo spirito della nostra Carta costituzionale. Contro tutto il sistema, dice l’insegnante che regge lo striscione dell’Istituto Professionale di Stato, abbiamo avviato  un’azione nei Collegi, rivendicando una cultura della valutazione che esca dalla burocrazia schizofrenica dell’Invalsi. Cosa vuol dire valutare l’apprendimento in termini oggettivi? si chiede la collega della scuola elementare, subito dietro il Professionale. Noi vogliamo, dice, che questo sciopero continui, attraverso altre forme di protesta, per vanificare le Prove Invalsi che, imposte dall’alto e uguali per tutti, non rispettano il nostro lavoro in classe, nè i tempi e  i modi dell’ apprendimento dei bambini.
  ‘Lo Stato quando crede nella Scuola Pubblica investe, quando idolatra il rigore nei conti la uccide, la scuola. No all’austerità’,  recita lo striscione della retemmt degli Studenti e ancora ‘- Banche + Banchi’ e ‘5 Maggio. Stop Buona Scuola’. Mentre si alzano i palloncini delle sigle sindacali a puntellare il corteo, studenti e giovani attraversano la manifestazione e si spostano avanti e indietro nel percorso, agitando le mani colorate di rosso, di giallo e di verde. Quello  sporcarsi le mani, che diviene simbolo di presenza  e di impegno per cambiare le cose, e intanto  ci invitano a fare lo stesso, porgendo a tutti il vassoio dei colori: ‘La Scuola nelle nostre mani’,  l’Associazione Eureka, e poi l’Unione degli studenti e ancora gli striscioni del Pacinotti, del Michelangelo, dell’Euclide e del Buccari. A fianco, anche il cane avvolto nella bandiera della CGIL, va e viene, senza mai perdere di vista il suo padrone.
 ’Sciopero generale, l’Unione fa la Scuola’, lo striscione si allunga sul palco, alla fine della manifestazione,  mentre si alternano a parlare i giovani, gli operai e i sindacalisti per ribadire che il 5 maggio  è la data della solidarietà tra lavoratori e studenti. Dobbiamo riprendere la lotta in difesa della democrazia e della Costituzione, dice Giacomo, contro questo governo che si pone in continuità col berlusconismo  e contro ogni progetto di svendita e di aziendalizzazione della Scuola Pubblica. Per combattere i poteri forti e  l’Italicum, così simile alla Legge Acerbo e alla Legge truffa, dobbiamo  costruire una nuova solidarietà fra studenti e lavoratori, consapevoli del nostro ruolo e del fatto che siamo diventati maggioranza. Vuole rispondere, lo studente, alle parole del giovane metalmeccanico del Sulcis, Manolo,  intervenuto poco prima a denunciare quanto questi governanti siano lontani dal resto del Paese. Quanto si sia impoverito il lavoro, al punto che operai e cassaintegrati non possono più mandare i figli a scuola, mentre, è proprio dalla scuola che deve partire il processo di cambiamento dell’Italia, dalla scuola e dal mondo del lavoro insieme.
Procurare ‘e moderare Renzi sa tirannia‘, recita la maglietta, che dall’inizio ha seguito il corteo fino a Piazza del Carmine, ‘Incummenza sa pasienzia in su populu a mancare‘, risponde la compagna poco più in là.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento