L’aspirante Caudillo e lo spirito degli italiani

6 Maggio 2015
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Francesco Cocco

Non so se la definizione di “caudillo” (propria dei capi dei paesi delle banane)  che l’ ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli,  ha attribuito a  Matteo Renzi,  gli si attagli perfettamente. Sarà la storia a decidere e giudicare. Certo è che i 40 anni  sono una tappa  anagrafica individuale un po’ pericolosa per la democrazia. Mussolini prese il potere  poco più che quarantenne, anche il suo “compagno di merende” (ovvero di orrori e misfatti) di nome Adolfo Hitler, quando conquistò il potere , di anni  ne aveva 44.  Sarà perché a quella età si è ancora giovani, nel pieno delle energie fisiche e mentali, sono integre le fantasie di potere e la vita non sempre si è palesata nella sua dura realtà. Sarà per queste combinazioni che si alimentano ambizioni   non sempre limpide.
Sinora ho voluto esprimere parole in libertà. Però non ho solo voglia di scherzare. Nutro serie preoccupazioni per la nostra democrazia, per i valori della Resistenza di cui nei giorni scorsi abbiamo celebrato  il settantesimo anniversario.  A preoccuparmi non è Renzi, è la natura degli italiani. E’ il giudizio  che su di essa espresse nella sua ultima intervista Benito Mussolini che di “caudilli”, di “fuhrer” , di “duci “ e ducetti  era un massimo esperto.
Il 20 marzo del ‘45, quando ogni speranza di vittoria nazi-fascista si era ormai  spenta, il giornalista Ivanoe Fossani intervistò  Mussolini che, tra le altre  enunciazioni, così dichiarò : “…… io non ho creato il fascismo, l’ho tratto dall’ inconscio degli italiani. Se non fosse stato così non mi avrebbero seguito per 20 anni. Mutevolissimo è lo spirito degli italiani………”. Lo stesso popolo  per due decenni ha seguito Berlusconi e  per due decenni potrebbe seguire un nuovo leader.
Francamente non credo  che sarà possibile instaurare una nuova forma di dittatura palese nelle forme che io ho avuto modo di conoscere nella mia prima infanzia. Non ritengo possibile schiere di giovani  in marcia con una grande “R”(Renzi) sul petto,  come i “Balilla” con la “M”(Mussolini) a mo’ di fibbia metallica per bloccare le bretelle. Tutto ciò sarebbe ridicolo folclore. Ma una dittatura strisciante, questa sì la ritengo possibile, con un forte indebolimento della libertà personali, con l’ abrogazione di  molti diritti conquistati con la Resistenza e le lotte del movimento dei lavoratori .
Del resto l’incapacità di disciplina sociale, di ordine collettivo, di rispetto delle regole comunitarie (disvalori che negli ultimi tempi sono andati accentuandosi) non sono forse quell’inconscio al quale faceva riferimento Mussolini? Inconscio, va sottolineato,  che è l’humus dal quale nacque  il fascismo.
Eppure il popolo italiano ha saputo darsi una disciplina collettiva senza la quale la stessa lotta partigiana sarebbe stata impossibile. Ha saputo costruire partiti  (comunista, d’azione, PSI e per taluni versi la stessa DC di De Gasperi) che sono stati strumenti capaci di trasformare in costruttivo spirito pubblico il comune sentire politico.
Ecco perché sono convinto che se il popolo italiano saprà fare appello ai valori migliori che lo hanno guidato per quasi mezzo secolo, dopo la riconquistata libertà  nell’aprile del ‘45, non ci sarà spazio e non prevarranno gli aspiranti caudilli  nazionali  e i ducetti  di provincia (chiamati “ras” nel ventennio fascista)  che si profilano nel nostro orizzonte politico.

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