Gianfranco Sabattini
Soru ha fallito per due ordini di motivi.
Innanzitutto perché ha negato alla Sardegna la possibilità di adeguare la sua strumentazione istituzionale a supporto della politica regionale alle direttive della nuova legge nazionale sull’intervento straordinario ed alle direttive della Comunità Europea. ha preferito invece irrobustire la sua posizione da “Uomo solo al comando”, con conseguente sacrificio di ogni forma di reale decentramento a favore dei singoli territori regionali.
In secondo luogo, ha fallito perché la sua azione di governo ha contribuito ad indebolire in modo generalizzato la base produttiva regionale. Alla vigilia delle sue dimissioni, Soru, quasi presago dell’imminente fine anticipata della sua legislatura, ha commissionato un numero speciale di “Chi-mera”, un periodico trimestrale di politica e cultura, dal titolo “La Sardegna ai raggi X. Bilancio di fine legislatura”. In esso è riprodotta la parte autocelebrativa del “Documento annuale di programmazione economica e finanziaria 2009” ed è delineato, quasi a futura memoria, il lascito politico del governatore a tutti i sardi. Gli esiti della sua azione di governo, secondo i responsabili del periodico, dovrebbero costituire il paradigma incontestabile del fatto che il governatore dimissionario non si sarebbe accontentato di un’idea della politica statica, di mera gestione dell’esistente. Al contrario, egli sarebbe stato un presidente caratterizzato “da una cultura del fare, da un continuo rilancio di temi, battaglie e suggestioni”. Peccato, però, che il “fare” del governatore abbia assunto più le caratteristiche di un “modo di agitarsi” piuttosto che di “un modo di fare politica”.
Tutto ciò che il presidente Soru, negli anni in cui è stato alla guida della Regione ha fatto, sarebbe rappresentato, emblematicamente, secondo i suoi laudatori, da una diminuzione dell’indebitamento, con conseguente aumento delle risorse manovrabili; dal successo riportato nella “vertenza entrate” con lo Stato, con conseguente aumento delle risorse disponibili; la smilitarizzazione dell’isola, che dovrebbe permettere di poter programmare la futura valorizzazione turistica dell’arcipelago della Maddalena; il varo di un piano sanitario, che dovrebbe dare alla sanità sarda obiettivi e regole certe; la realizzazione di una rete di “banda larga”, che dovrebbe permettere ai sardi una connessione ad Internet con “velocità moderne”; una legge per la tutela del paesaggio, dalla quale, anziché derivare un piano per la tutela delle coste dell’isola, ha invece derivato solo la “buccia di banana” che una parte della sua stessa maggioranza ha utilizzato per provocarne le dimissioni.
Tutto l’impegno del governatore avrebbe consentito alla Sardegna di superare il contesto critico del 2004 e di tracciare le priorità dell’azione legislativa e di governo con l’obiettivo di imprimere all’isola una svolta duratura nella prospettiva del suo sviluppo, fondato: su un nuovo concetto di autonomia, mediante la sostituzione dei “favori” dei quali avrebbe sinora goduto la Sardegna, coi diritti sanciti dallo Statuto, anche se ricorrentemente disattesi dal decisionismo del governatore nei confronti della società civile regionale; sulla promozione di un malinteso federalismo interno mediante l’assegnazione di maggiori risorse a province e comuni; su uno sviluppo sostenibile; su un sistema industriale efficiente; su nuove azioni per il sostegno della crescita; sulla realizzazione di una rete sociale per il sostegno del cambiamento.
Tuttavia, nonostante il presunto intenso attivismo del governatore, nel numero speciale di “Chi-mera” nulla è detto dell’impatto dell’“intensa” azione di governo sui grandi aggregati macoeconomici, i quali, per contro, al termine dell’attuale legislatura, presentano, come risulta dallo stesso “Documento annuale di programmazione economica e finanziaria 2009”, tendenze assai negative. E’ questo l’aspetto più dolente dell’azione di governo della giunta regionale presieduta da Renato Soru. E’ di tale aspetto che si deve tener conto per valutare se riproporlo come candidato del centrosinistra alle prossime elezioni o se trovargli una valida alternativa. A tal fine, nel dibattito pro o contro Soru, si dovrebbe considerare l’evoluzione durante gli anni della sua presidenza di tre parametri significativi: dell’andamento del “PIL pro-capite”, dell’andamento dell’”indice di innovazione regionale” e dell’andamento dell’”indicatore di attività economica per il periodo marzo 2006 – marzo 2008.
I dati messi a disposizioni da diversi istituti pubblici e privati evidenziano che il PIL pro-capite regionale è diminuito sino a livellarsi ai valori medi del Mezzogiorno. Le politiche per l’innovazione, che la Giunta Soru ha sempre assunto come fiore all’occhiello della sua azione di governo, che avrebbero operato, attraverso “Sardegna Ricerche”, una “profonda rimodulazione e focalizzazione delle attività di ricerca”, con cui la Sardegna avrebbe dovuto acquisire vantaggi competitivi in grado di “innescare un processo virtuoso di crescita economica ed occupazionale”, in realtà, sono molto ridotte. Come risulta dall’analisi di un importante centro di ricerca, che redige per conto della Commissione Europea The European TrendChart on Innovation Iniziative, nel 2006 l’isola in fatto di innovazione ha occupato una posizione decisamente modesta rispetto a molte altre regioni del Mezzogiorno. L’andamento negativo dell’economia della Sardegna nel periodo 2004-2008 è anche confermato dall’evoluzione dell’”indicatore di attività economica”, elaborato e stimato dall’Istituto Studi e Analisi Economica. L’evoluzione di tale indicatore mostra che la Sardegna, pur registrando dal marzo del 2006 un allineamento con altre regioni dell’area meridionale, a partire dal 2007 e sino al marzo 2008 si è distinta per una dinamica dell’attività economica sempre più negativa; dinamica questa che ha portato l’isola ad omologarsi senza residui ai valori medi di tutti i macroaggregati più significativi dell’intera area meridionale, rispetto ai quali nel passato la Sardegna si era sempre conservata ad un livello superiore. Di questo spesso, maldestramente, gli analisti al “servizio” del governatore Soru si erano avvalsi per affievolire o coprire la gravità dell’indebolimento strutturale progressivo della base produttiva regionale. Gli esiti dei trend esaminati devono ancora finire di esaurire i loro effetti negativi sugli standard di vita dei sardi. E, quando questi effetti si saranno diffusi per intero, è assai improbabile che essi siano seguiti, dopo il corrente anno, da una pronta ripresa dell’attività economica, non solo per lo stato di frustrazione in cui verserà la comunità regionale, ma soprattutto per il disordine istituzionale al quale è stata ridotta l’isola per l’irresponsabilità di Soru. In questo una grossa parte di responsabilità spetta anche a coloro che, spesso non del tutto disinteressatamente, gli hanno sinora retto bordone. Il “calcione politico” perciò, sarebbe opportuno rifilarlo a lui ed a tutti i suoi servitori, come presupposto per una scelta alternativa all’interno dell’area politica regionale di centrosinistra.
Evoluzione dell’Indicatore di Attività Economica per il periodo marzo 2006 – marzo 2008.
3 commenti
1 N. Imbimbo
9 Dicembre 2008 - 14:05
L’analisi di Sabattini è un serio autorevole e documentato contributo al “disvelamento” della grande capacità che ha il Presidente della Regione Sardegna ha autopresentarsi come il migliore. E’ l’ultimo inganno di cui la traballante democrazia italiana si nutre. Far diventare personaggio salvifico un imprenditore (un padrone arcaicamente lo chiamo io) si inserisce perfettamente nel clima culturale e politico che domina la scena italiana del burlusconismo. Anche Soru dichiara di aver fatto un patto con gli elettori in nome del quale si procede non con la fatica e la paziente e vasta ricerca del confronto che comporta la democrazia ma con il decisionismo dicasi cioè: autoratismo, autoreferenzialità, disprezzo e strumenrtale uso delle istituzioni, populismo.
2 Caffetera
10 Dicembre 2008 - 00:00
Che tristezza sentire sti commenti.
Sono oramai 30 anni residente a Torino ma mai ho reciso il cordone ombelicale, anzi tutt’altro. Sempre legato alla mia terra come tutta la forte comunità qui presente.
Questa estate ho avuto i primi sentori di un certo astio nei confronti di Soru. In particolare quello di cui veniva accusato era di aver bloccato la costruzione vicino alle nostre coste.
A settembre cono ritornato per lavoro in trentino dopo 20 anni. Il mio settore era allora querllo della depurazione delle acque. L’allora governo regionale punto tutto sulla conservazione del territorio. Bene. Da ossevatore e testimone devo essere che sono stati lungimiranti. La regione Trentino da comunità boscaiola è contadina è ora prospera ed è una delle più attive nel settore turismo.
I sardi invece di esser grati con Soru che operi per la conservazione del territorio lo lapidano e addirittura lo tacciano di Berlusconismo. Una vera ignominia.
Come andrà a finire? Finalmente Berlusconi potrà mettere i propri burattini al governo, sardi naturalmente, i quali permetteranno che si effettui infine lo scempio di quello che madre natura ci ha abbondantemente elargito.
Risultato? Quando le nostre coste saranno una NewRimini chi sarà più disposto a pagare per così dispendiose vacanze?
Semplice. Si andrà in Spagna, come ora già succede, oppure in Tunisia.
Abbiamo un tesoro, non dilapidiamolo.
3 admin
10 Dicembre 2008 - 01:35
Riceviamo molti commenti come questo di Caffetera, che parlano di astio nei confronti di Soru. In realtà nell’intervento di Sabattini non c’è astio, c’è un’analisi economica, fondata su documenti autorevoli. E’ corretta? Bene. Non lo è? Allora si tratta di confutarla con altre argomentazioni. Il resto è pura ideologia o pregiudizio.
Per quanto riguarda i tesori della Sardegna, caro Caffetera, non abbiamo aspettato ad oggi per salvaguardarli. L’impianto di base della tutela sta ancora oggi nelle leggi approvate dalla Giunta Melis, che abbiamo fortemente sostenuto. Ma il problema è un altro: perché non ci abituiamo a intervenire nel merito dei contributi?
Quanto ai burattini in Sardegna, li vuole di più chi vorrebbe un centrosinistra democratico, aperto, ambientalista e dalla parte dei lavoratori e dei disoccupati o chi pensa di risolvere tutto da sé?
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