Gianna Lai
Ma c’eravate l’altroieri al Lirico di Cagliari a sentire l’amatissima musica napoletana di Mare Nostrum, nell’interpretazione del tenore Roberto Juliano e del Quintetto dei Viatoledo Classic? E a godere l’intenso piacere di un’esecuzione musicale che restituisce il giusto valore ai testi dell’eredità popolare dell’Ottocento e del primo Novecento? E a vedere e a sentire il pubblico che applaude festoso e partecipe, sollecitato continuamente dallo starordinario Juliano e dai bravissimi musicisti, A. Lamberti al mandolino, N. Giglio chitarra classica, C. del Pizzo fisarmonica, I.Livia basso acustico, C. Livia percussioni e tamorra? Spettacolo nello spettacolo, per la non comune capacità di comunicazione dimostrata dagli artisti, c’è tanta cultura in questo Concerto e conoscenza di una tradizione popolare forte, che affianca la musica ‘più illustre’ e che arricchisce il nostro patrimonio, grazie alle continue rielaborazioni dei più grandi compositori italiani ed europei di tutti i tempi.
Beethoven, Caikovskij, Dvorak e Gershwin, Paganini e Puccini, di questa Stagione concertistica hanno segnato la ripresa nelle scorse settimane, interpretati dall’Orchestra del Teatro Lirico e da solisti di grande prestigio: una ripresa significativa e importante, dopo la nomina del nuovo Consiglio di Indirizzo che ha anche designato la nuova Sovrintendente. Eppure sembra che non vada bene, che non ce ne sia abbastanza, che la qualità di un concerto o di uno spettacolo si fondi su incomprensibili organigrammi e su linguaggi cifrati del tutto improbabili e lontani mille miglia dal linguaggio della musica e, ancora di più, dalla comprensione del pubblico.
Ora, la musica sublime di Romeo e Giulietta e della ‘Patetica’ e di ‘Imperatore’, il Coro a bocca chiusa da Madame Butterfly, il violino di Marianna Vasileva e le voci dei solisti Pietro Daino, Filippo Fontana e Riccardo Ferrari, e poi i direttori che si sono avvicendati in queste settimane al Lirico di Cagliari, cosa hanno a che fare con i contrasti che dilaniano l’Ente Lirico? E’ obbligatorio che ne siano condizionati, così come gli artisti e gli spettatori? Se una nuova Sovrintendente è stata regolarmente nominata per dare continuità alla vita del Teatro, possono gli incomprensibili e dannosissimi giochi di potere interni (ed esterni) alla gestione dell’Ente, porsi al centro di tutto, oscurando musica, interpreti e volontà del pubblico? E dire che rimangono fedeli gli abbonati, e fiduciosi di una tenuta della Stagione sinfonica e del Teatro, dopo le insipienze e i gravi errori degli anni recenti. E dire che il pubblico applaude cantanti e musicisti con grande entusiasmo, solo forse temperato dalla deludente visione di un sala meno affollata degli anni scorsi, a causa di quella certa aria che tira, poco sana culturalmente parlando, immessa dall’esterno a mantenere tutti col fiato sospeso. Per riflettersi poi sulla critica teatrale dei giornali locali, sempre tirata e supponente con quel suo atteggio schifiltoso che, trascurando l’insieme, si attacca così puntigliosamente al singolo particolare e poi sorvola sul senso della musica, da mettere invece, secondo me, al centro della visione. E sul comportamento dei sindacati degli artisti si riflette, non sappiamo fino a che punto rappresentativi quando esprimono giudizi così negativi sull’andamento della stagione, visto che l’orchestra ha suonato in queste settimane e nessuno si è mai rifiutato di farlo tra i musicisti. Ma lo sa il commentatore amaro de L’Unione Sarda, Andrea Saccarola della Fials-Cisal Libersind-Conf, che c’è stato un memorabile Concerto a Roma, il 7 luglio 1990 presso le Terme di Caracalla, con arie e testi della tradizione popolare? E che in quel Concerto i tre grandi della lirica europea, Pavarotti Carreras e Domingo, hanno interpretato la canzone napoletana con un’orchestra di 200 elementi del Maggio fiorentino e dell’Opera di Roma, diretta da Zhubin Metha? E che insieme ai 6mila del pubblico di Roma, in diretta e in mondovisione, di fronte a 800 milioni di spettatori nel mondo, hanno cantato, a conclusione dello spettacolo, “jamme jamme ja/ funiculi funiculà”, come l’altra sera a Cagliari, quando la sala si è improvvisamente illuminta per il gran finale? E che, come sempre avviene, hanno restituito vigore e forza del passato a tutti gli interpreti, tenuti spesso in scarsa considerazione dall’ignoranza dei più supponenti, un pò alla Saccarola, secondo cui, a Cagliari, ‘Stiamo diventando un Teatro d’avanspettacolo‘?
Dopo aver rischiato in questi anni commissariamenti che preludono alla chiusura, dopo aver atteso per mesi una programmazione, che ora sembra risentire più che altro di una crisi artificiosamente indotta, le Confederazioni sindacali farebbero bene a farsi sentire in città, a prendere posizione, e il pubblico a dare segnali di incoraggiamento, come hanno sempre sostenuto tutti gli amici della Prima loggia, che non si perdono uno spettacolo. ‘La musica dal vivo, una bella orchestra che suona la musica più bella, ci sentiamo dei veri privilegiati‘, dice il primo. ‘Caspita, commenta ironico un altro, devono essere davvero dei grandi intenditori tutti questi che non rinnovano l’abbonamento perchè la Stagione non sarebbe all’altezza. Ceeee! E noi così poco acculturati, poveri sempliciotti, che ci accontentiamo tanto facilmente!‘. ‘Semmai dovremmo capire che l’abbonamento risulta ormai troppo costoso e molti non ce la fanno‘ aggiunge qualcuno. Ecco, semmai, un argomento serio da cui ripartire quando si fanno i conti del Teatro Lirico, per rispettare lavoratori e pubblico e per andare oltre le le inutili beghe e le dannose contrapposizioni.
6 commenti
1 Francesca
17 Aprile 2015 - 12:14
Sig.ra Lai, è bello leggere il suo entusiasmo per la stagione e per i concerti del Teatro Lirico, tutto ció è vitale per noi lavoratori. Non entro in merito ai suoi giudizi musicali perchè soggettivi e parzialmente divergenti dall’idea di quella che, a mio avviso, dovrebbe essere una bella stagione con solisti di grande prestigio. Cita il fatto che l’orchestra non si è mai rifiutata di suonare(?) come un fattore avvalorante la bontà della stagione…io faccio parte dell’orchestra (come Andrea Saccarola da lei citato) da 22 anni e non ci siamo mai rifiutati di suonare in nessuna occasione, gradita o meno, perchè è il nostro lavoro. Ben diversi sono concerti saltati per sciopero che non saltano perchè l’orchestra si rifiuta di suonare ma perchè fanno parte di una serie di azioni di protesta di tutti i lavoratori del Lirico: un concerto puó saltare anche se mancano gli elettricisti che operano sulle luci del palco! Il suo invito a sindacati e lavoratori a “farsi sentire in città, a prendere posizione” è stato accolto in anticipo in quanto è ormai da lungo tempo che i giornali si occupano delle denunce dei sindacati mentre i lavoratori in più occasioni hanno incontrato il pubblico per raccontare le problematiche interne al teatro.
La saluto Sig.ra Lai forte dell’affetto e dell’entusiasmo che dimostra verso il nostro Teatro.
2 valentina
17 Aprile 2015 - 12:19
Il problema non è la musica napoletana. Il problema è averlo inserito in una stagione Lirico-sinfonica. Una serata gradevole sicuramente, per appassionati, ma che andava in un contesto diverso. Un direttore artistico di un teatro lirico gestisce in maniera ordinata queste cose. Sappiamo bene che anche i grandi e grandi orchestre (sottolineo grandi orchestre) e grandi direttori le fanno. Qui si parla di una piccola formazione che avrebbe trovato spazio in una stagione estiva magari decentrata, nelle piazze dei centri turistici come è capitato in altri anni.
3 Marco
17 Aprile 2015 - 12:49
non occorrono commenti … Centro perfetto!
Grazie.
4 Zanini Maria
17 Aprile 2015 - 14:19
Forse signora non ha capito che noi stiamo rischiando il nostro posto di lavoro e che non ci stiamo divertendo a protestare e scioperare, e che il signor Saccarola è il primo oboe della nostra orchestra, vincitore di concorso internazionale e che ha collaborato con le più importanti orchestre italiane tipo La Scala di Milano. Per il resto se lei è felice di questa stagione meglio così, non dico altro.
5 mary
17 Aprile 2015 - 23:26
In questa assurda tragicommedia del teatro lirico di Cagliari ci sono protagonisti, coprotagonisti e figuranti. C’è la figura centrale del regista, gli aiuti e lo scenografo
Facciamo un giuoco, diamo un nome a ciascun interprete. Proviamo. Chi si cimenta?
Qualcuno direbbe che la colonna sonora è il requiem di Verdi, tanto per non spostarci troppo di area geografica. Mah!!!! speriamo di no. che presto possa risuonare una marcia trionfale dello stesso autore…..
6 Carlo Dore jr.
22 Aprile 2015 - 11:02
Cara Gianna, intervengo solo per segnalare alcuni aspetti della questione che sono sfuggiti alla Sua (per il resto, lucidissima) analisi. Il Teatro di Cagliari è l’unico teatro d’Italia che non ha programmato una stagione lirica nel 2015: non c’è un cartellone, non ci sono dei titoli in programma, non è stata avviata una campagna abbonamenti riferita alla stagione operistica. A chi deve addebitarsi questo sconcertante vuoto di programmazione? Come è possibile che la scadenza del precedente sovrintendente abbia impedito la programmazione della nuova stagione? Angela Spocci non poteva dare esecuzione alla programmazione già avviata da Meli? Peraltro, occorre segnalare che la stagione 2014 ha visto il Teatro di Cagliari tra i primi in Italia per vendita di biglietti ed abbonamenti: a Meli va dunque riconosciuto il merito di avere assicurato grandissima diffusione ad un prodotto artisticamente non straordinario. L’immobilismo attuale, oltre a determinare la potenziale perdita dei finanziamenti ministeriali, sta cagionando un danno di immagine senza precedenti per l’attività del teatro, un danno che legittima sotto ogni aspetto le proteste di chi nel Teatro vive e lavora. Ora prima di auspicare il ripristino di un clima di normalità all’interno del CDI sarebbe dunque necessario individuare e segnalare all’opinione pubblica i responsabili della situazione in atto: presupposto indispensabile, a mio avviso, per assicurare al Teatro la sopravvivenza in cui tutti confidiamo.
p.s. Alle Terme di Caracalla la performance dei Tre Tenori ebbe ad oggetto alcuni brani della musica popolare napoletana, ma l’attenzione del pubblico era certamente concentrata sull’esecuzione dei brani riconducibili ai capolavori del melodramma. Un concerto di musica napoletana può costituire un appuntamento nel quadro di una stagione articolata, ma al Teatro lirico vorrei andare ad ascoltare Verdi e Puccini, non Cardillo e Di Capua….
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