Cari amici del sindacato, sul Teatro vi dico…

18 Aprile 2015
1 Commento


Amsicora

Cari amici sindacalisti,
ahime!, non sono come quelle vecchiette che, leggendo e sentendo i vostri proclami amplificati dall’Unione sarda e da Videolina, non hanno rinnovato l’abbondamento. Penso che, sopratutto nelle difficoltà, si dà una mano, e così, anche se voi dite che il programma è scarso, l’abbonameno l’ho rinnovato. Poi a tutte le cose applico il metro rigoroso della logica e il metodo sperimentale. Anche al Teatro lirico di Cagliari.
Voi, un giorno sì e l’altro pure, chiedete le dimissioni della nuova soprintendente Angela Spocci. Avete programmato addirittura cinque giorni di sciopero e ieri lo avete fatto. E poi azioni di protesta in serie: affissione di striscioni all’esterno del teatro, opera di volantinaggio, conferenze stampa, flash mob, occupazione del teatro, sit-in. Liberi di farlo, ci mancherebbe! Ma perché mai tanta mobilitazione? “Dopo oltre un mese di pubbliche denunce e appelli inascoltati all’indirizzo degli organi istituzionali che concorrono alla gestione della Fondazione affinché pongano termine ad una gestione tanto inadeguata, a tutela dei lavoratori, del loro posto di lavoro, del loro futuro e della loro onorabilità professionale“. Dunque voi confessate che da un mese state chiedendo la testa della nuova Soprintendente …in carica da due!
Ma non basta. Proseguite: “La nostra Fondazione sta subendo un tracollo sotto ogni punto di vista: di abbonati (-35% rispetto allo stesso periodo 2104), di incassi da botteghino (diminuzione presunta di circa euro 800.000), di immagine, di afflusso di spettatori (causato da una impostazione approssimativa dei programmi presentati) e di critica“. Preoccupazione giusta per l’immediato futuro e per le conseguenze sui contributi da Roma. Chiunque abbia a cuore la condizione dei lavoratori e ami il Teatro o lo ritenga - come è - una istituzione culturale importante,  non può che essere in ansia per le sue sorti.
Proprio perché mi annovero fra questi, mi consentite di dirvi due cose, da comune cittadino? La prima è che a me questa stagione sinfonica sta divertendo. Non abbiatevela a male, mi sono piaciute tutte le serate. Pensate, non mi sono mai addormentato, come mi accadeva talvolta negli anni scorsi. Né mi sono pentito di aver perso qualche buona partita in TV! E l’altro giorno con la canzone napoletana me la sono proprio spassata. Ho anche cantato! Una sera di buona musica e di svago in un momento di grande tristura per tutto quanto ci circonda. Ammetto, di musica non ne capisco granché e dunque, chiedo venia!, per me avanspettacolo o spettacolino estivo, se sono gradevoli, valgono più di una dotta e grande esecuzione mortifera.
Ve l’ho detto, vado a istinto più che per intendimento o competenza e per questo vi chiedo comprensione. Tuttavia anche gli amici presenti in Teatro, abbonati da sempre, esprimono gli stessi giudizi. Mercoledì hanno lasciato il Teatro visibilmente soddisfatti e allegri. Parlando, qualcuno diceva che, dati i tempi stretti, è stato messo in piedi un programma gradevole. Qualche altro soggiungeva che. se programmazione non c’è, la responsabilità è della gestione pregressa o è addebitabile al caos e alla litigiosità seguiti alla nomina della Crivellenti, annullata dal Tar. Ma tutti chiedevano tempo per un giudizio compiuto e razionale. Sopratutto tutti chiedevano un impegno di tutti per un ritorno alla normalità.
E allora, come la mettiamo con la logica e col metodo sperimentale? Applicandoli a voi, ecco il primo risultato: come musicisti siete sublimi, come sindacalisti il vostro più che un giudizio ha tutta l’aria, almeno per chi guarda le cose dall’esterno, d’esser un pre-giudizio. Sarò sincero con voi: sembra critichiate per partito preso e perchè sostenete una fazione, che più che al Teatro pensa ad altro: le prossime elezioni comunali? Gli equilibri fra le consorterie cagliaritane? Ma, lasciando da parte la dietrologia, la sensazione è che, invece di lavorare a far uscire il Teatro dalle turbolenze di questi anni, concorriate a lasciarlo nel pantano. Liberi di fare quel che volete, naturalmente. Ma se il Teatro diviene o rimane un terreno di scontro ad altri fini, perde la cultura, non ci guadagna il Teatro e non ci guadagnate voi.
Obietterete: la logica e il metodo sperimentale sono anche un metro per fare previsioni. Dalla situazione attuale si possono e si devono trarre elementi di valutazione per il futuro. Fermarsi all’oggi può essere miope e dannoso. E questo è vero. Ma comunque è l’atteggiamento che non convince, sembra fazioso più che volto a coinvolgere e a creare un convincimento generale e diffuso. Per dirla con franchezza, anche a voler lasciare da parte il complottismo e le grandi manovre della piccola politica cittadina, sembrate tifosi di una persona, ma questo (se la persona, per quanto capace, è divisiva, come si usa dire oggi) non aiuta e non sposta le cose in avanti. A rigor di logica, da sindacalisti mi sarei aspettato un atteggiamento più attento a non ingenerare fraitendimenti e più visibilmente costruttivo: proposte tenendo ben d’occhio le risorse, e di queste non ne ho sentito; dare indirizzi per la programmazione; fare opera di convincimento al rinnovo degli abbonamenti, mentre, almeno questa è la sensazione, qualcuno sembra godere… delle defezioni.
Cari amici artisti-sindacalisti, conclusivamente, la vostra musica sembra un po’ stonata. Non come artisti, sia ben chiaro, come sindacalisti. Fin da quando avevo i pantaloni corti i maestri della sinistra e del sindacato mi hanno messo in testa questo ritornello: “il tanto peggio tanto meglio” non paga, “bisogna sempre lavorare ad unire e non a dividere: l’unione fa la forza“. Voi, da artisti, potreste declinarlo al meglio, anche nel rapportarvi a noi comuni cittadini e semplici (o, se preferite, sempliciotti) abbonati, mancanti nella competenza musicale, ma generosi e sempre pronti, nella gioia e nel dolore, a sostenere il Teatro.

1 commento

  • 1 mary
    19 Aprile 2015 - 01:08

    Caro Amsicora, sarebbe così semplice quello che lei dice. Basta guerre, apriamo al dialogo e alla musica e salviamo il teatro.
    Non è difficile bastano poche cose. La Spocci sa far di conto ed è voluta dalla maggioranza del CDI? Meli ha tante idee ed è sostenuto dai lavoratori ma ha la nomea di chi fa grandi progetti non sostenuti da entrate possibili? I soldi sono pochi? Allora tutti facciano un passo indietro per il bene della musica. Lo stipendio annuale di direttore artistico e sovrintendente, che sono bei soldini alla faccia di chi muore di fame o di chi porta a casa poco più di 1000 euro al mese, ammonta, secondo quello che era stato pubblicato nei bilanci approvati dalla Fondazione teatro Lirico, a 180.000 euro? Bene, se lo dividano fraternamente Spocci e Meli e si mettano subito a lavorare.
    Sarebbero tutti contenti: lavoratori, abbonati, pubblico, appassionati, ex consiglieri di amministrazione, politici (perennemente divisi), consiglieri comunali, Lei caro amsicora, il Prof. Pubusa, la sovrintendente Spocci, l’ex sovrintendente Meli. Ho dimenticato qualcuno?????? Mi sembra, ma mi sfugge chi???????? Così sarebbero credo tutti contenti, o li facciamo diventare contenti. In effetti con 90.000 euro all’anno c’è poco di cui lagnarsi ai tempi d’oggi. Una soluzione troppo semplice per essere attuabile mi rendo conto. Meglio la guerra, i comunicati, le liti, le divisioni ed il teatro che sprofonda. Il bottino lo vogliono tutto intero, mi sa, non si divide nulla. E comunque c’e chi il dialogo non sa dove stia di casa. Allora, se è così, auguri a tutti.

Lascia un commento