La Coalizione sociale parte anche in Sardegna

8 Aprile 2015
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Gianna Lai

  

Intervista a Mariano Carboni, Segretario regionale della FIOM della Sardegna.

 D. Manifestazione sabato 28 marzo a Roma per lanciare nel Paese la Coalizione Sociale della FIOM. Hai partecipato alla sua  organizzazione e Landini verrà presto  in Sardegna a parlarne: su quali temi si fonda, quali i principi, quali i soggetti politici coinvolti?
R. Dopo che Renzi ha distrutto lo Statuto dei lavoratori, la Coalizione sociale ci può dare nuova speranza verso il cambiamento: la pressione per una  legge del lavoro in  direzione opposta alle scelte ideologiche di questo governo, una sponda  politica per far crescere la CGIL, indebolita dalla involuzione del Partito Democratico. Perché in questo Governo convergono interessi di varia provenienza e finiscono per prevalere quelli della Confindustria. Renzi struttura il Partito in modo autoritario, nel rifiuto del confronto cancella il dissenso, dando importanza solo ai sondaggi, perchè conta solo l’esito elettorale. E i risultati si vedono, basta pensare alla deriva delle primarie vinte in Sicilia da un uomo di Berlusconi. Il Pd farà la fine del Pdl e di Forza Italia, imploderà, dopo aver distrutto, con lo Statuto dei lavoratori, uno dei caposaldi della sinistra.
Bisogna ritornare alla vera politica, riparlare di lavoro, cambiare il quadro legislativo, perchè il Sindacato regge se è riconosciuto e se i lavoratori non sono deboli, se c’è il Contratto nazionale, ecc. E’ organizzazione dal basso il  Sindacato, è rappresentanza, ci si iscrive liberamente in vista di un interesse ben preciso, avere la contrattazione, essere rappresentati. E Unions sono innazitutto i fondamenti del Sindacato. Le origini storiche del movimento operaio, richiamo anglossasone in Europa, esigenza di unire partendo dal basso. Unions ha prodotto processi di emancipazione, quello che ci vuole oggi, affrancare l’uomo dalla fatica del lavoro, il lavoro per vivere non per opprimere, mentre adesso è tutto capovolto e si rimette in discussione persino il diritto di sciopero.
       
D. Certo, la scritta sullo  striscione di apertura del corteo di Roma era Unions. E allora, quali le regole della Coalizione sociale, tenendo conto che nel 2018 ci saranno le elezioni?
R. L’importanza del progetto sta nel fatto che  la maggior parte del Paese, quella che per vivere deve lavorare, non  è rappresentata in questo Parlamento, valori e diritti senza rappresentanza. Partire dal mondo del lavoro, dal valore del lavoro, dalla dignità della persona. Onestà, equità, etica, anticorruzione se, solo negli appalti, il 15% delle procedure  è frutto di malaffare. Contro la precarietà che nasce con Treu e mette in crisi la contrattazione, i sindacati, i diritti, strutturare una proposta di legge di iniziativa popolare che riaggreghi e includa, per i diritti e le tutele. Contro liberismo e austerità e contro il pareggio di bilancio in Costituzione, per una contribuzione progressiva, come sancito dalla nostra Carta costituzionale. E secondo l’austerità di Berlinguer, in cui tanti imprenditori di allora  si riconoscevano, perchè la ripresa è  mettere  in pista pubblico e privato, mentre la deroga ai contratti (che vuole  impedire la contrattazione nazionale) non ha certo impedito a febbraio la perdita di 44 mila posti di lavoro.

D. Bell’inizio di ripresa e di nuova crescita! La coalizione sociale si qualifica con una legge di iniziativa popolare su un nuovo Statuto, cui guarda con interesse tanta parte del mondo del lavoro, e poi?
R. E poi puntiamo sul reddito di cittadinanza, sostenuto da tempo anche dal Movimento Cinquestelle e da Libera di don Ciotti, secondo la logica della formazione e dell’inserimento, così come avviene in tanti altri contesti europei. E poi  una proposta importante per la coalizione sociale, coinvolgente socialmente,  è la battaglia contro il pareggio bilancio in Costituzione. A partire da questa mobilitazione, costruire lo schema della coalizione sociale, costruire relazioni  a partire dalla società civile. In analogia all’associazionismo sociale già esisitente, da Libera appunto a Emergency di Gino Strada, “con la Costituzione come bussola calata nella lotta politica attuale“, come dice Rodotà. Si sta lavorando alla  stesura della Carta dei valori, che accoglie e articola principi e temi, definendo soggetti sociali e termini della politica. Ad Aprile il lancio, ci lavora insieme alle altre associazioni la Direzione FIOM, motore dell’organizzazione. Nessuna esclusione ma selettività, non si entra certo nella Coalizione sociale in funzione di una candidatura.

D. ‘Basta con i partitini, dice Landini, un nuovo inizio con i soggetti veri della politica‘. Come si articolerà la  Coalizione sociale?
R. La forza organizzativa la esprime la FIOM, come in tante altre occasioni in questi anni che ne hanno sancito il successo. La regia è FIOM, la  garanzia  di un quadro dirigente, che  prepara il  Referendum sul nuovo Statuto. E chi si riconosce nella Carta dei valori, sarà ben accetto, comprese le libere professioni, i parasubordinati, le Partite Iva. Molti, ad esempio,  gli avvocati che sostengono Landini. E poi pensiamo a tutti quelli che da tempo non vanno più a votare e che vanno recuperati nella partecipazione sociale. La Fiom si rivolge a “tutto ciò che è rappresentanza sociale non solo ai lavoratori, dice Landini, aprendosi anche a una rappresentanza politica,  quando un Parlamento cancella lo Statuto dei lavoratori e ad esser rappresentati restano solo gli interessi del più forte”.

D. Come vede la coalizione sociale la CGIL, nelle sue diverse articolazioni, delegati, dirigenti territoriali, quadri della burocrazia? 
R. Nella dialettica interna alla dirigenza della Cgil, bisogna tenere presente il discorso sull’autonomia del Sindacato. Gli organismi dirigenti e la burocrazia CGIL contrastano Landini. Landini è fortemente minoritario e se ne impedisce l’ascesa alla  Segreteria, perchè sposterebbe la maggioranza della CGIL in termini alternativi al Pd che, a sua volta, si organizza dentro la CGIL per sventare questo sbocco. Si discute di autonomia del Sindacato in nome di una  Fiom che  vuole trasformarsi in Partito. Per i dirigenti CGIL Landini vuole fare il politico, secondo le antiche forme del potere. Ed invece  è proprio questo che  vogliamo combattere, in una società in cui i partiti sono oligarchie al servizio del più forte.
 C’è invece un rapporto fecondo tra Landini e i delegati CGIL di tutte le categorie, e si può dire che dove c’è condizione di libertà e si discute liberamente, lì troviamo maggiori adesioni al suo discorso.
Siamo per un Sindacato che sia rappresentanza delle parti, che eserciti il diritto alla contrattazione, per la libertà della persona in azienda, perchè dove c’è il rischio di licenziamento il Sindacato della rappresentanza muore. Si cancella il Contratto nazionale alla Fiat e così vorrebbe fare anche Confindustria dopo la fine dello Statuto, che riconosceva la contrattazione collettiva e la mediazione sociale come uno dei pilastri delle relaziono sindacali. Si vuole cancellare il diritto al lavoro, per questo nasce la Coalizione sociale, per contrastare una politica di governo che continua a ostentare noncuranza verso i problemi sociali, verso i problemi dei  più deboli.  

D. Landini è venuto a Cagliari il 25 novembre, in occasione dello sciopero nazionale dei Metalmeccanici. Quale Sardegna si troverà di fronte nelle prossime settimane, quando verrà a lanciare anche qui la Coalizione sociale? Il Segretario regionale della CGIL Michele Carrus ha dichiarato recentemente che,  mentre il lavoro frana nell’Isola, la Giunta resta totalmente assente. Sembrano vedersene gli esiti sotto il palazzo della Regione, eternamente presidiato dalle bandiere del Sindacato. Quale vertenza attualmente negli striscioni esposti in viale Trento? 
R. E’ la vertenza dell’ex Ila del Sulcis, laminati in alluminio, per la quale la Giunta si dichiara a favore della ripresa con Glencord. Ma ci vuole un presidio industriale con sistemi integrati, non vi può essere un’azienda isolata, bisogna ricostituire l’intera catena dell’alluminio, ormai venuta meno a Portovesme.  E se non riparte la filiera dell’alluminio si pongono anche altri problemi in quel territorio, perchè la presenza della Centrale Enel ha senso solo se hai aziende energivore. Non ha retto il manifatturiero di Macchiareddu, così Ottana e Portotorres dopo il disimpegno dell’Eni, che ha prodotto l’effetto domino, un processo di deindustrializzazione irreversibile. La Sardegna ha il 20% di disoccupati e  migliaia di lavoratori in cassa integrazione, al 54,2% oramai la disoccupazione giovanile. Questa contrazione della base produttiva, senza condizione alternativa di ricollocazione, sollecita una  presa di posizione del Sindacato nei confronti del governo regionale e nazionale. Non c’è attenzione da parte della Giunta e manca una politica industriale che sia appena visibile nel territorio: la monocultura non produce reddito, mentre il primario non si sviluppa, arretrata l’agroindustria, se si eccettua Arborea, anche per la ristrettezza mercato interno.
Nella Coalizione sociale vogliamo chiamare i lavoratori a parlare di tutto questo, a trovare insieme alternative reali al degrado dell’industria e dell’agricoltura in Sardegna. E all’emigrazione e alla fine del lavoro.
 

1 commento

  • 1 Lucia Pagella
    10 Aprile 2015 - 18:03

    Ho letto la bella intervista che precede. Ovviamente si parla soprattutto di Unions, di industria pesante, di conglomerati che vedono come protagoniste le grandi aziende anche se non mi é sfuggito il riferimento ai liberi professionisti ed ad altre componenti della società. Prendendo le mosse da ciò penso che non sarebbe male coinvolgere in modo più impegnativo altri settori dell’economia, magari meno importanti sul piano dell’impegno finanziario ma proprio per questo più capaci di dar vita ad attività che non devono necessariamente trovare grossi capitali e quindi fare riferimento a grosse industrie magari straniere. Penso che in questo periodo in cui tutte le attività istituzionali sono rivolte alla grande industria, sia forse puù facile, per iniziare a sconfiggere la disoccupazione ,spingere anche verso attività quali artigianato, turismo, agricoltura, creare reti di microcredito e cercre di affiancarsi alle lotte più importanti ma anche più lunghe e faticose. Ovviamente vorrei vedere tutti questi soggetti collegati nella coalizione sociale, finalmente liberi dall’angustia del loro “particulare”. Che questo nasca dalla sfiduciache ormai nutro verso coloro che ci governano sia dal punto di vita finaziario che politico?

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