Francesco Cocco
Anche Giovanni Berlinguer ci ha lasciato. Da alcuni anni era ammalato e così si era affievolito il suo intenso impegno politico e culturale, poi con la morte della moglie Giuliana la situazione era precipitata. Il suo impegno professionale a Roma (era professore emerito alla Facoltà di Medicina dell’ Università “La Sapienza” ) non aveva mai interrotto il suo intenso legame con la Sardegna, di cui è stato attivo parlamentare.
La profonda cultura, la semplicità nei rapporti umani, la grande cortesia e sensibilità rappresentano un grande lasciato per tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo e di frequentarlo.
Sentiva la grande responsabilità di essere stato un protagonista della lotta politica nel PCI portato avanti col fratello Enrico. Già nei primi anni del nuovo secolo era profondamente critico verso il degrado al quale le istituzioni democratiche si stavano avviando nel nostro Paese. Era questa la ragione che lo aveva visto impegnato per la conquista della leadership di quel grande patrimonio ideale che residuava dal PCI e che tendeva a disperdersi.
Era profondamente critico per la crescita elefantiaca che tendeva ad assumere il ceto politico italiano e ne evidenziava i “vantaggi”. Tema oggi attualissimo. In tal senso mi ha inviato una lettera nel marzo del 2002 in cui denunciava una tale degradante tendenza. Questo scritto ha il carattere di un testamento di lotta al quale oggi abbiamo il dovere di attenerci.
A.P.
Ho avuto pochi contatti con Giovanni Berlinguer, ma lo ricordo come persona mite, molto brillante e ironica. Ho avuto il piacere e l’onore di tenere un comizio con lui a Carbonia nel 1983. Giovanni era candidato (poi eletto) al Senato nel Sulcis Iglesiente nella lista del PCI, io ero nel Pdup, che in quella battaglia elettorale sosteneva il PCI al Senato. E così mi trovai a parlare prima di lui a Carbonia in Piazza Roma. Un gran bel ricordo. Una persona pulita, colta e molto cortese. Un uomo amato dalla sinistra e dai lavoratori, anche per il suo impegno nel campo della medicina sociale.
Poi nella sinistra del DS abbiamo fatto, nel 2001, la battaglia per eleggerlo segretario nazionale in contrapposizione a Fassino. Vinse - come è noto - Fassino. Se si può riassumere in un episodio la parabola distruttiva della sinistra italiana questo è sicuramente uno di quelli. Moneta cattiva scaccia quella buona, data l’alta caratura culturale, politica e morale di Giovanni.
Poi ho avuto modo d’incontrarlo nella breve stagione dell’Associazione Aprile, della quale fu presidente. Non entrò nel PD. Sinistra democratica prima dell’abbandono a seguito della involuzione di SEL.
Ecco ora un ricordo di
Alfiero Grandi - Presidente nazionale Ars
E’ morto Giovanni Berlinguer, un dirigente importante del Pci e della
sinistra italiana, a cui dobbiamo in larga misura svolte significative come
ad esempio l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale in Italia e un
ruolo da protagonista nel confronto politico interno al Pds, fino ad
essere - non più giovane - il candidato della sinistra alla segreteria del
partito per tentare - senza fortuna - di contrastarne la deriva politica,
che portò al suo dissolvimento nel Pd.
Giovanni ha saputo dare contributi importanti in campi molto diversi,
politici e scientifici, con la stessa capacità e con grande disinteresse
personale, affrontando con leggerezza e ironia fasi molto diverse di un
lungo impegno personale.
L’Ars piange la morte di Giovanni e si stringe affettuosamente ai familiari
in questo momento di dolore.
Breve nota biografica
Giovanni Berlinguer era nato a Sassari il 9 luglio 1924. Figlio di Mario Berlinguer, si laureò in medicina e chirurgia all’università di Roma. Dall’inizio degli anni Cinquanta divenne insieme al fratello Enrico una delle più note personalità del Partito Comunista Italiano. La professione, certo, ma soprattutto l’impegno in politica come un destino. “Mio nonno Enrico era un esponente politico in Sardegna – dichiarò una volta – Poi c’è stato mio padre. E mio fratello. E i miei cugini, Luigi e Sergio. Tutte persone impegnate in politica. Che cosa avrei dovuto fare? Stare tappato in casa? Ma ho sempre pensato di avere anche un nome e mi sono comportato tenendolo bene a mente. Ho fatto le mie scelte pur subendo molte influenze, a cominciare da quella positiva di Enrico”.
Nel 1965 sino al 1969 Giovanni Berlinguer fu consigliere provinciale di Roma e lo stesso anno divenne membro – sino allo scioglimento – del comitato centrale del Pci, nelle cui liste viene eletto deputato alla Camera nel 1972, nel 1976 e nel 1979. Nel 1983 ottenne un seggio al Senato eletto a Iglesias, confermato nel 1987 a Livorno. Sempre nel 1983 divenne consigliere del Comune di Roma, carica ricoperta sino al 1985. Nel 2001 fu il candidato del cosiddetto Correntone di sinistra alla segreteria dei Ds e fu poi sconfitto da Piero Fassino.
Personalità di primo piano della cultura italiana, Berlinguer contribuì con la sua attività di docente di medicina sociale e con i suoi libri a diffondere la cultura scientifica e all’analisi critica del sistema sanitario italiano. Fu nominato nel 1999 Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana e nel 2001 ricevette la medaglia d’oro ai benemeriti della Cultura e dell’Arte.
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