I Comuni sardi vedono la trave altrui, non la propria

31 Marzo 2015
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Amsicora

I Comuni sardi gridano “al lupo, al lupo! Stato ladrone!” Un furto di democrazia: in due anni tagliati oltre 300 milioni di euro di trasferimenti statali. E non hanno torto, anzi hanno ragione da vendere! Oltre 316 milioni di euro in meno nelle casse dei Comuni della Sardegna non sono noccioline. Ecco i dati: i comuni sell’Isola dal 2013 a oggi hanno dovuto fare i conti non solo con i tagli nazionali imposti dalla spending review (253,7 mln), dal decreto Irpef per dare copertura agli 80 euro in busta paga (35,1 mln) e dall’Imu agricola (14,4 mln), ma anche delle “sforbiciate” regionali sul Fondo unico degli enti locali (11 mln) e sul taglio al fondo povertà effettuato con la manovra sull’Irap (circa 900 mila euro). Ma non basta. Ora è in preparazione il decreto enti locali con interventi compensativi che non cambiano il quadro. Il Patto di stabilità fa il resto:  un esercizio pazzesco di autolesionismo, se non un contributo formale allo Stato. Lo dice il presidnte dell’Anci sarda Piersandro Scano, che aggiunge: - “stiamo arrivando ad un livello di non sostenibilità“.
Lo Stato risparmia, ma solo in apparenza: pur incrementando la spesa dell’amministrazione propria per 70 mld nel 2013, lo Stato appare virtuoso perchè spende meno tagliando non i propri rami secchi ma i servizi nelle periferie.
Bene il grido di  dolore del coordinamento degli enti locali (Anci, Aiccre e Asel): si tratta di una rapina di democrazia. Il venir meno di prestazioni a livello locale significa impoverire i ceti più umili e privarli di diritti costituzionali fondamentali: salute, cultura, lavoro.
Ma i sindaci dovrebbero interrogarsi anche sul furto di democrazia che si consuma nei loro comuni, sotto i loro occhi. Legge elettorale che indebolisce minoranze e consigli, vita locale asfittica. Anche questo è furto di democrazia e i sindaci sono imputabili quantomeno di concorso nel misfatto. Ma i primi cittadini su questo stan zitti. Che ci sia una relazione tra l’impoverimento materiale delle popolazioni e l’impoverimento democratico? Che la mancanza di prestazioni sociali e la restriziont degli spazi democratici anche a livello istituzionale siano le due facce della stessa medaglia? I sindaci non si sono accorti d’essere poco meno che dei podestà di triste memoria? I podestà già sono stati nominati nelle province, fra un po’ il senato sarà, mutatis mutandis, come la camera dei fasci, sempre di nera memoria, le regioni diverranno, secondo le intenzioni di Renzi, poco più che delle prefetture periferiche.
E allora? Allora, anche i sindaci, l’Anci, l’Aiccre, l’Asel, e chi più ne ha più ne metta, farebbero bene a non fare come le mitiche scimmiette: “non vedo, non sento, non parlo“. Vedano, sentano e parlino, a tutto campo però. E a tutto campo facciano una battaglia per la democrazia. In mancanza, sono poco credibili e sopratutto inefficaci.

1 commento

  • 1 Aldo Lobina
    1 Aprile 2015 - 08:56

    Sono pienamente d’accordo con le considerazioni sul furto di democrazia, di cui non sono responsabili solo i sindaci che ne traggono “vantaggio”. Chi ha approvato leggi che hanno trasformato i consigli comunali in simulacri, dove il controllo democratico viene esercitato ormai a livelli crepuscolari? Chi ha tolto il controllo delle delibere a comitati terzi, affidandole alla responsabilità di figure professionali la cui connivenza con le amministrazioni ha il sapore del mutuo soccorso? Costringendo i cittadini elettori a mettere in campo i magistrati quando le indebolite minoranze non riescono a farsi ascoltare da maggioranze bulgare artatamente costituite.

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