Soru è la febbre, non la malattia. Vogliamo curarla?

5 Dicembre 2008
1 Commento


Sergio Ravaioli

Andrea Raggio, nel suo intervento del 28 u.s. ha analizzato la situazione politica con la solita lucidità e profondità e quindi sull’argomento rimane poco da aggiungere.
Condividendo in pieno la sua analisi mi permetto di fare la somma tra tutti i punti che sono stati toccati.
Cominciamo col riconoscere che Soru è la febbre e non la malattia. Fra tre o sei mesi i Sardi avranno risolto il problema Soru. La malattia è quella che ha colpito la politica, ormai completamente sostituita dalla partitocrazia, ed al suo interno la grave malattia che ha colpito la sinistra e quella gravissima che ha colpito il PD, in particolare in Sardegna, dove in molti ormai riteniamo che la prognosi sia infausta.
La fine del governo Prodi ha convinto parecchi (me compreso) che la sinistra sia molto esperta nel gestire i propri conflitti interni e le ambizioni personali dei suoi esponenti, ma del tutto incapace di governare e di tutelare gli interessi dei ceti che dice di rappresentare. Basti confrontare l’andamento dei salari negli ultimi trent’anni in Italia e nei Paesi a noi più vicini: Francia, Germania, Spagna.
Il PD, che forse ha sperato di tirarsi fuori da questa crisi semplicemente dichiarandosi non più di sinistra, soffre vita stentata in Italia. In Sardegna ai problemi comuni con il resto d’Italia aggiunge quelli dovuti alla OPA ostile dell’imprenditore Soru.
In questo quadro solo l’ottimismo della disperazione (e non della ragione) può lasciar credere che la prossima competizione elettorale regionale possa essere vinta dal centrosinistra (con o senza Soru).
Dovremo quindi aspettare passivamente che il Padreterno metta fine al Berlusconismo e che la destra italiana viri verso una riedizione della DC o verso modelli europei? Lo stato depressivo che già affligge il popolo di sinistra, dell’ambientalismo, del riformismo cattolico o socialista non promette niente di buono per le sorti del sistema Italia ed ancor meno per il sistema Sardegna.
Vogliamo riunirci per ragionare assieme e cercare di mettere in piedi una qualche struttura organizzativa che dia voce e peso a chi non vuole vivere questa problematica stagione politica con il solo strumento del telecomando? E con le prospettive di cambiamento limitate ai canali TV!

1 commento

  • 1 Tore Melis
    5 Dicembre 2008 - 10:31

    Caro Sergio Ravaioli, condivido la tua riflessione, e sono d’accordo sul fatto che Soru non sia la malattia ma la febbre. Per questo sono fra quelli che sostengono l’urgenza di una terapia che punti ad estirpare il male… iniziando con una buona dose di antipiretici.
    Più volte ho avuto modo di leggere dell’ipotesi del terzo polo o dell’organizzazione di un movimento politico alternativo. Ma mentre noi continuiamo ad auspicarlo tentando di suonare (fiaccamente) il corno dell’adunata, altri già si muovono e all’orizzonte non mi sembra stia nascendo del buono.
    Provo, in qualche riga, a fare un po’ di analisi della situazione: La crisi regionale sembrerebbe non risolvibile, pertanto si andrà ad elezioni, presumibilmente il 22 febbraio. Ciò significherebbe che i partiti avrebbero circa 40 giorni per decidere tutto. Tale circostanza genera grossissimi problemi interni, la cui valenza non è superabile in un così breve periodo. Nel centro sinistra ormai, i contorni delle due posizioni sono sempre più marcati e sembrerebbero destinati ad un ulteriore ispessimento. Da una parte Soru, parte del PD, il PRC e ciò che resta del PDCI e Verdi; dall’altra Cabras e parte del PD, i socialisti e la neonata Sinistra Sarda (cugini).
    A destra la situazione non è molto migliore, forse meno urlata, ma certamente i problemi ci sono. UDC, Riformatori, Forza Paris, Psd’az (haimé), sono in movimento, specie se ad essere candidato presidente fosse qualche personaggio non gradito. Il candidato ideale (per loro in questo momento) potrebbe essere Floris, ma sembra che il Berlusca e una certa imprenditoria molto potente, abbiano posto un veto. Ora quindi, se così fosse, lo scenario politico regionale si presenterebbe con quattro gruppi. Sembrerebbe, ma sono solo indiscrezioni, che fra il blocco UDC, F.Paris, Riformatori, Psd’az e il blocco Cabras, parte PD, socialisti, Sinistra Sarda, si stia componendo un’ipotesi di accordo. Il candidato, gradito da tutti, sembrerebbe essere T. Cherchi. Se si verificasse una tal ipotesi, cioè una competizione a tre, ci troveremmo con un’assemblea eletta di circa 100, 110 consiglieri regionali. Infatti chiunque vincesse le elezioni arriverebbe al massimo al 35% e per arrivare al quoziente stabilito dalla legge elettorale, avrebbe la possibilità di imbarcare un gran numero di consiglieri, su tali ipotesi i partiti più piccoli, ci andrebbero a nozze. Alle regionali seguiranno quelle comunali di Cagliari e le Provinciali con un mescolamento incredibile. Ormai le dimissioni di Sindaco e Presidente della Provincia sembrano un fatto certo. In questo scenario… che a molti potrà sembrare fantasioso, qual è la nostra posizione? Molti consigliano un inabissamento politico, per poter riemergere fra qualche tempo, aspettando gli eventi. Altri invece suggeriscono di entrare in partita… ma il gioco quale sarebbe?

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