Andrea Pubusa
Leggendo articoli o proclami dei sovranisti e indipendensti nostrani mi chiedo in quale mondo vivono o, se preferite, se il mondo in cui vivono loro è lo stesso in cui vivo io.
Parlano generosamente di indipendentismo e di secessione. Taluno, per non spaventarci, auspica una normalizzare della secessione o l’autodeterminazione dei sardi. Ma sembrano scordare che, in senso tecnico-giuridico e politico, a Costituzione vigente, la secessione è un fatto rivoluzionario: l’Italia è una repubblica “una e indivisibile” recita l’art. 5 della Costituzione. Forse si può normalizzare anche la rivoluzione, ma a me sembrano due concetti incompatibili, teoricamente e praticamente. Lo dico non per contrastare la rivoluzione, ben venga!, ma perché i rivoluzionari seri hanno sempre pensato di voler fare la rivoluzione, non altro. In Italia un referendum indipendentista verrebbe certamente bocciato dalla Corte costituzionale, almeno in una situazione normale.
Ma, ammesso sia possibile normalizzare la secessione, bisogna anche non eccedere nella normalizzazione. Il mio amico Paolo Manichedda, ad esempio, uomo di punta di questa variegata corrente di pensiero, non vi sembra che esageri quando pensa all’indipendenza dei sardi stando in una Giunta del PD? E non in quello del buon Bersani, ma nel PD di Renzi, che ha soppresso le province, si appresta a togliere carattare elettivo al Senato e a ridimensionare drasticamente l’autonomia regionale. E’ davvero una strana strategia questadi allearsi e dare man forte a chi va in direzione esattamente opposta a quella della secessione o del sovranismo o dell’indipendentismo o dell’autodeterminazione che dir si voglia! E quanto fanno anche i residui della fu sinistra sarda, sostenitori del PD di Renzi, massacratore dei diritti dei lavoratori e beniamino di Confindustria.
Non solo tutti questi sedicenti sovranisti, insieme ai moncherini della sinistra, hanno lucrato su una legge elettorale che ha indotto il 50% dei sardi a disertare le urne e concorrono a formare una giunta che ha meno del 20% del voto popolare. Ho sempre pensato che ogni forma di soggettività popolare o nazionale o chiamatela come volete sia frutto di un protagonismo sociale, di un movimento e di una spinta forte dal basso. Qui in Sardegna solo un gruppetto di volenterosi ha impugnato la legge-truffa regionale nel silenzio assordante dei sovranisti e dei sinistri di ogni specie, quasi tutti ciechi, muti e sordi per opportunità.
Parlano di lingua sarda, di ripresa dei paesi e così via. Ma ci vanno nei paesi? Io vado nel mio e nei dintorni, e, quando di sera faccio una passeggiata, non incontro nessuno per strada. Le case sono quasi tutte in vendita e iniziano a crollare per gli abbandoni. Fra un po’ verranno abbandonate le scuole e inizieranno a crollare anch’esse. L’ufficio postale e il B, di Sardegna aprono a ore. Il parroco, dove c’è, fa messa veloce e scappa via. I Carabinieri aprono solo di mattina, esclusi festivi, e per far vedere che fanno qualcosa, mettono qualche contravvenzione, a fini statistici, alle persone per bene, mentre la notte alcuni teppistelli, noti a tutti peraltro, fanno scorribande indisturbati, compiendo furti e devastazioni. Si dice che, se non si fa qualcosa, fra 20 anni i piccoli paesi moriranno. No, amici miei, sono quasi tutti morti da 20 anni! Ma spesso i cadaveri rimangono in putrefazione alla luce del sole. Non resuscitano, però. questo è certo. I giovani, se li apostrofi in sardo, ti rispondono in italiano per dimostrarti che non sono ingnoranti. Non si celebrano più neanche le feste del Santo patrono. In qualche paese l’unico atto comunitario è la sagra della pecora d’estate.
Della disoccupazione non dico, basta l’Istat, e della povertà neppure, basta la Charitas. La Sardegna recente non ha mai vissuto ina situazione così dura sul piano materiale e dello sfilacciamento culturale e istituzionale. Mai la Giunta è sembrata più inadeguata e la prospettiva di un ritorno in sella del centrodestra è ancor più angosciante.
Un pessimismo cosmico e senza uscita? Ma no! Si potrebbe fare qualcosa, anzi molto, se ognuno fosse coerente e facesse sul serio. Se i sovranisti e i sinistri smettessero di fare i baciapantofole del PD, smettessero di sostenere la pessima Giunta Pigliaru e quindi Renzi-ammazza province, senato e regioni, se i consiglieri regionali sovranisti e della sinistra battessero un colpo anche tiepidamente autonomista, se i sindaci, anziché chiedere più caserme ad Alfano, chiedessero più scuole e servizi, se, sempre i sindaci, anziché fare i ridicoli aspiranti sceriffi, contestassero la legge elettorale comunale, ridando vita a un vera democrazia locale e comunitaria, se si ridesse vita ad un ente intermedio fra comuni e Regione, per decentrare funzioni Regionali e creare una Regione ordinamento…. Se, se, se,..se anziché fare i parolai, sovranisti e sinistra, guardassimo la realtà senza veli e, di fronte al dramma, diventassimo persone serie.
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