Donne, crisi e lotta per il lavoro

8 Marzo 2015
Nessun commento


Gianna Lai

 Inizia citando Lidia Menapace e un suo testo sul femminismo, la relazione di Mina Cilloni, Segretaria Spi-Cgil della Sardegna, che giovedì scorso ha aperto al Thotel l’Assemblea Regionale su donne e lavoro, presieduta da Lidia Roversi. Per restitire dignità alle donne e far politica insieme alle più giovani, per avviare un processo di parità e un vero cambiamento, ripartire dal lavoro, quello che c’è e che dovrebbe esserci. Il lavoro è sostanza della civiltà e, se peggiora, la mancata occupazione porta alla conclamata povertà di oggi, dove le donne restano l’unico vero supporto della famiglia. Son gli esiti delle politiche di questi ultimi anni, dice Mina Cilloni, le donne lese nella dignità sostituiscono il welfare, e si tratta di scelte punitive nei loro confronti, in nome di ideologie familistiche ed escludenti, la famiglia come unico ammortizzatore sociale. La realtà di genere è quella di un’odiosa persecuzione e, se in 40 nazioni si perde più del 15% di ricchezza a causa della discriminazione contro le donne, in Italia il Mercato del lavoro, dal 2008 al 2013, ha già perso 5,9 milioni di occupati. Meno 934 mila occupati, a maggioranza donne. Mentre cresce l’occupazione femminile nel nord Europa, in Italia il tasso di occupazione decresce per tutte le donne, e per il 54% che son madri, e per il 64% che vivono in coppia. Nel Mezzogiorno solo il 35% delle donne risulta occupato, e c’è un milione e mezzo di madri che vorrebbero lavorare, e ci sono 2 milioni e mezzo di giovani che non lavorano e non studiano. Il 26% in Italia, il 31,8% in Sardegna. La sfiducia si riflette sugli studi provocando abbandono, mentre aumenta il fenomeno dell’accettazione del lavoro che non ha a che fare col livello di istruzione raggiunto e aumenta il numero di chi si rassegna a non cercarlo più il lavoro.
Il quadro rappresentato dalla Segretaria si fa sempre più drammatico se si passa ad analizzare la condizione sociale delle famiglie: una famiglia su quattro presenta condizioni di disagio economico, che vuol dire mancanza di riscaldamento, accumulazione di bollette, secondo il solito divario territoriale, essendo nel Meridione in difficoltà il 40% di esse. Dieci milioni di persone in povertà relativa, l’ 8% delle famiglie, che è uguale a 6 milioni di persone povere totalmente, mentre l’11% dei cittadini dichiara di aver rinunciato a curarsi, il 15% delle donne nel Mezzogiorno. In Sardegna, dove registriamo il 21,9% degli over 65, e solo il 12% di bambini a causa della ridotta natalità, vi è il 51,7% di occupati, contro il 56% nel resto paese, e 173mila famiglie in condizione di povertà, uguale a 400mila persone. La disoccupazione in Sardegna è al 17,55%, in Italia al 12%, quella giovanile nell’isola va oltre il 54%.
Annullato lo Statuto dei lavoratori, i decreti del mercato del lavoro rispondono alle regole dei poteri forti, recuperando l’arma del licenziamento e dei contratti brevi e rinnovati continuamente, perchè non si tenga conto dei periodi protetti e non si tuteli la maternità. E la Legge Fornero, che parifica l’età pensionabile per donne e uomini, continua a produrre i suoi danni, nè, dei miliardi risparmiati, alcun soldo è andato a garantire la parità nei luoghi di lavoro, a risarcire l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne. E intanto c’è da chiedersi dove siano finiti gli asili nido, che non è questione privata da risolvere con i bonus bebè secondo una generalizzata privatizzazione del welfare, o i centri antiviolenza destinati alle Regioni. Abbandonate a se stesse, le donne si sentono contemporaneamente sollecitate dalle istituzioni a essere disinvolte e moderne, si avvia alla conclusione Mina Cilloni, in una società arcaica che mette a disposizione cose vecchie, Fornero, lavoro, welfare. ‘Spinte lontano alla velocità della luce, si fanno scelte politiche che ci rendono prigioniere, ecco perchè bisogna rispondere allargando il nostro campo in nome della CGIL. E e se la politica rifiuta il rapporto col Sindacato, dai luoghi di lavoro, dalla scuola e dalla società civile bisogna ripartire, dal basso per coinvolgere la politica con il sostegno dei cittadini. Perchè ora il vento di Tzipras, ha disseminato dubbi sul modello liberista che fa arretrare il mondo, e ormai non è più difendibile. Podemos in Spagna, ci fa sperare in un cambiamento oltre l’austerità, per combattere le diseguaglianze e ricostruire un modello sociale di welfare a tutela dei diritti costituzionali e di cittadinanza, vero investimento sociale a garanzia di una forte coesione sociale. Perchè abbiamo bisogno di porci in ascolto delle nuove generazioni e di vivere in una società più giusta, ripensando innanzitutto a nuovi stili di vita’.
Il modo migliore per introdurre il dibattito successivo, che si è svolto con la partecipazione dei giovani e delle rappresentanze istituzionali, il Sindaco e l’Assessore regionale al lavoro, e gli studenti dell’Artistico, molto applauditi per i manifesti realizzati in occasione dell’8 marzo, su incarico dello SPI-Cgil. E se questo incontro è stato importante per ridare fiducia alle donne nel Sindacato e per sottolineare l’apertura ai giovani che, in verità, nella CGIL c’è sempre stata, non meno significative le conclusioni della Segretaria Nazionale Carla Cantone. Sopratutto quando annuncia che il Primo Maggio si festeggia a Lampedusa, per rivendicare la dignità del lavoro e i diritti di cittadinanza, contro la povertà che colpisce ormai 4 milioni di persone nel nostro paese. E quando annuncia che si deve cambiare la Fornero e che son già in atto iniziative in questa direzione. E che la CGIL raccoglie le firme per una legge di iniziativa popolare su un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori. E che se ammonta a 400 miliardi complessivamente la somma di evasione fiscale e corruzione e potere mafioso nel nostro paese, un’Europa sociale si costruisce combattendo l’Europa delle banche e dell’austerità, con un Sindacato forte in Italia e in Europa. Passando attraverso una nuova politica che vede lo SPI-CGIL pronto a un impegno nuovo nel sociale, ‘perchè noi la contrattazione sociale già la facciamo e Landini condivide direttamente il nostro copiright quando sviluppa questo importante discorso, destinato alla struttura sindacale nel suo complesso’

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento