Alfiero Grandi
Difendere la Costituzione nata dalla Resistenza per impedire lo stravolgimento dei suoi valori fondamentali: questo l’obiettivo del COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE, costituito dall’ARS - Ass. Rinnovamento Sinistra. Il Comitato ha promosso oggi LUNEDI 9 MARZO dalle ore 15 alle ore 18.30 un’Assemblea a Roma nell’Aula dei gruppi parlamentari della Camera in via di Campo Marzio.
Ecco sull’argomento una nota di Alfiero Grandi, presidente dell’ARS.
Le pesanti modifiche della Costituzione e della legge elettorale all’esame
di questo Parlamento, risultato di una legge elettorale dichiarata
illegittima dalla Corte Costituzionale, stanno creando un serio pericolo di
accentramento del potere di decisione nelle mani del Governo e la
discussione parlamentare, per come avviene, requisisce di fatto le decisioni
senza consentire la partecipazione dei cittadini; senza trascurare che lo
stesso Parlamento è fortemente delegittimato dopo la sentenza della Corte
Costituzionale che ha messo in mora la legge elettorale con cui è stato
eletto.
Il nostro paese, colpito da una grave crisi economica, è concentrato su
disoccupazione, perdita di reddito, assenza di prospettive per i giovani.
Tuttavia regole fondamentali come la Costituzione e la legge elettorale sono
troppo importanti per il futuro della nostra democrazia per consentire
disattenzione.
La scelta non è tra cambiamento e conservazione, ma tra diverse possibili
innovazioni e quella che sta portando avanti il Governo avrebbe come
risultato lo svuotamento ulteriore del ruolo del Parlamento e l’accentramento
di potere e di decisione nelle mani dell’esecutivo, in particolare del
Presidente del Consiglio. Inoltre, con una drastica ricentralizzazione,
vengono tolti poteri alle Regioni e ai Comuni, proprio mentre si dichiara
che il Senato dovrebbe rappresentare le autonomie locali: in realtà è un
ritorno al passato.
Le modifiche costituzionali e in genere quelle istituzionali dovrebbero
essere prerogativa del Parlamento, mentre ora è il Governo ad esercitare un
ruolo preponderante non solo di proposta ma di accettazione o ripulsa delle
proposte dei parlamentari, con un vero e proprio rovesciamento dei ruoli. Le
modifiche dovrebbero avvenire dopo una larga discussione nel paese perché
non sono ammissibili ragioni di urgenza o eccezionalità quando è in gioco la
Costituzione su cui si fonda l’unità del nostro paese.
Le modifiche costituzionali vanno viste insieme alla legge elettorale perché
sono fortemente intrecciate negli effetti. Ad esempio, il carattere
fortemente maggioritario della legge elettorale si somma alla negazione agli
elettori del diritto di scegliere tutti i deputati e fa tutt’uno con la
scelta di non fare eleggere ai cittadini i senatori, che invece verrebbero
nominati da consigli regionali eletti con leggi sempre più maggioritarie. L’effetto
combinato di queste riforme comporta uno stravolgimento della Costituzione
della nostra Repubblica, determinando una pericolosa alterazione dell’equilibrio
tra i poteri dello Stato, in particolare rovesciando quello tra Parlamento e
Governo. Questo è tanto più grave in presenza della mancata regolazione del
conflitto di interessi e a fronte della personalizzazione mediatica delle
leadership politiche.
C’è semmai bisogno urgente di una riforma per legge dei partiti, che devono
essere riportati alla funzione loro assegnata dalla Costituzione di
strumenti della società, attraverso i quali si realizza la partecipazione
dei cittadini, con metodo democratico, alla determinazione della politica
nazionale. I partiti hanno un ruolo costituzionale e per questo la loro vita
va riformata con leggi che ne regolino la selezione dei candidati, la
trasparenza delle decisioni e democrazia interna; al contrario prevedere
ancora una volta per legge che i capi dei partiti, in assenza del rispetto
di regole democratiche certe, nominino di fatto i componenti delle assemblee
elettive, ne rafforza il carattere autoritario ed oligarchico, causa prima
delle degenerazioni che sono sotto gli occhi di tutti.
Il bicameralismo attuale appartiene alle garanzie di un percorso legislativo
equilibrato previsto dalla Costituzione e, per superarlo, occorre offrire un
quadro convincente e altrettanto adeguato di garanzie sostitutive. Per
questo occorre che il futuro Senato - che nemmeno il governo ha il coraggio
di abolire - resti un vero ramo del Parlamento, con un ruolo non posticcio,
e, visto che manterrebbe importanti poteri costituzionali, va garantita l’elettività
dei suoi componenti, senza aumentare il numero e i costi complessivi dei
parlamentari.
Le modifiche della Costituzione volute dal governo, al contrario, riducono i
meccanismi di bilanciamento dei poteri previsti dai costituenti senza alcuna
contropartita. Le prerogative del Governo sono esaltate a danno di quelle
del Parlamento, abolendo di fatto il ruolo delle commissioni parlamentari e
rendendo difficile, se non impossibile, cambiare le proposte del governo,
che verrebbero comunque approvate in tempi prefissati, rendendo marginale l’autonoma
attività legislativa del Parlamento, ridotto sostanzialmente ad un ruolo di
ratifica dell’operato del Governo.
La legge elettorale, nella versione approvata dal Senato, riproduce in
sostanza gli stessi difetti del sistema elettorale che la Corte
Costituzionale ha bocciato con la sentenza n. 1/2014, mantenendo un enorme
premio di maggioranza e liste sostanzialmente bloccate. Per questo, prima
della sua entrata in vigore, deve essere sottoposta al giudizio della Corte
Costituzionale e lavoreremo per questo.
Preoccupa che il premio di maggioranza, non più attribuito alla coalizione
ma alla singola lista, combinato con il ballottaggio, possa portare un solo
partito con percentuali modeste ad avere la maggioranza assoluta alla
Camera. L’abbassamento al 3% della soglia di sbarramento per le liste non
basta a garantire una rappresentatività equilibrata. Va bloccato lo scandalo
dei parlamentari di fatto nominati dai capi dei partiti, espropriando gli
elettori del potere di scelta dei propri rappresentanti. Con questa riforma
elettorale si realizzerebbe un cambiamento epocale negativo del sistema
politico e di governo, attribuendo la maggioranza parlamentare e la guida
del Governo ad un solo partito che potrebbe rappresentare una netta
minoranza di cittadini. La gravità di questa svolta è confermata dal fatto
che dal 1944 ad oggi in Italia si sono sempre succeduti governi di
coalizione o sostenuti da una maggioranza di coalizione. Anche dopo la legge
uninominale Mattarella e perfino con il “porcellum” in Italia si sono sempre
alternati governi sostenuti da una coalizione, mantenendo aperta anche così
una dialettica politica nelle scelte di Governo. Nella storia italiana
l’unico precedente del Governo di un solo partito per effetto della legge
elettorale suscita preoccupazione ancora oggi.
L’approvazione di questa riforma elettorale presuppone che sia già avvenuta
l’eliminazione del Senato elettivo, mentre la riforma costituzionale è
ancora in gestazione e i cittadini potrebbero cancellarla con il referendum,
così com’è avvenuto nel 2006, quando gli italiani hanno detto no alla
riforma Berlusconi-Fini-Bossi. Per di più l’entrata in vigore della legge
elettorale è procrastinata al 1° luglio 2016 e quindi ci sarebbe tutto il
tempo per una discussione approfondita sul merito di entrambe le riforme e
sulla loro interazione.
Per questo chiediamo con forza una congrua pausa di riflessione nell’approvazione
dei provvedimenti, che consenta di aprire un’ampia e democratica discussione
sulle scelte da fare, permettendo in particolare alle elettrici e agli
elettori di partecipare da protagonisti alle scelte, altrimenti verrebbero
ridotti gli spazi democratici e di partecipazione, pregiudicando ancora di
più la capacità rappresentativa delle Istituzioni democratiche, che ha già
portato tanti elettori ad astenersi dal voto.
In ogni caso è importante che l’approvazione delle modifiche della
Costituzione avvenga con meno dei 2/3 dei parlamentari, in modo da rendere
certa la possibilità dell’effettuazione del referendum, evitando di ripetere
l’esperienza della modifica dell’articolo 81 della Costituzione, avvenuta
all’insaputa degli elettori e in modo da evitare l’effettuazione del
referendum finale.
In sostanza, con le modifiche costituzionali e la legge elettorale si vuole
affrontare la complessità politica e sociale del paese attraverso un
drastico accentramento dei poteri e l’annullamento del ruolo dei corpi
intermedi di rappresentanza, imponendo le scelte di governo in modo
autoritario. Del resto l’esperienza del jobs act, gli effetti dello sblocca
Italia nel territorio e quanto si prospetta per la Rai dicono chiaramente
che l’obiettivo è imporre soluzioni accentrate anche contro l’opinione dei
cittadini e queste modifiche della Costituzione e della legge elettorale
sono funzionali a questo disegno.
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