Tiziana Sanna - Segr. prov. FLC - CGIL
Il piano di dimensionamento scolastico elaborato e reso pubblico dalla RAS negli scorsi giorni si pone in una linea di precisa continuità con quelli attuati dalle precedenti Giunte. Una pratica di tagli, inaugurata nel 2009, che continua ad abbattersi sulla scuola sarda: ennesima riduzione delle autonomie scolastiche, accorpamento degli istituti, soppressione di plessi.
Si rimette mano per l’ennesima volta alle autonomie dei quartieri di Is Mirrionis e Mulinu Becciu a Cagliari, quelli a maggior tasso di dispersione e abbandono scolastico nella città, con una azione esplicita di marginalizzazione delle aree periferiche, interrompendo le buone pratiche faticosamente avviate lo scorso anno. Più che una tensione verso la tanto dichiarata qualità appare più semplicemente una scelta di accorpamento nella formazione qualificata verso il centro (smembramento della Manno/Cima/Conservatorio) ed uno svilimento della offerta formativa in aree periferiche e popolari sempre più vaste. La complessità della realtà sociale di Quartu SE viene banalizzata in 6 grandi casermoniautonomie da mille alunni. Cancellati i plessi di Gesico, Ballao e San Nicolò Gerrei. L’autonomia scolastica di Guasila riunisce ormai 6 comuni, inglobando Pimentel e Samatzai. Istituti tecnici profondamente differenti, quali “Bacaredda” di Cagliari e ISIS “Atzeni” di Capoterra formano una autonomia “metropolitana”.
La Sardegna è ultima in Italia per quanto riguarda il successo scolastico, ma uno dei rimedi trovato dalla Giunta di centro sinistra che aveva promesso di mettere la scuola al centro della sua politica, è la ulteriore chiusura delle scuole nei paesi dell’interno. La risposta politico-organizzativa alle problematiche (che esistono e sono notevoli) delle “pluriclassi” è la loro chiusura e la delocalizzazione dei servizi scolastici nonostante, fino ad oggi, proprio molte pluriclassi, alcune anche con esperienze di alto livello formativo, abbiano assicurato il diritto all’istruzione ai giovani sardi. Vengono chiuse 27 scuole in 23 Comuni e si insiste sull’accorpamento dei servizi scolastici in autonomie che riuniscono un numero sempre maggiore di comuni, con esigenze sociali, culturali e economiche differenti, peggiorando ulteriormente l’accessibilità dei cittadini ai servizi pubblici, sradicando e indebolendo le identità delle comunità.
Noi vogliamo che il diritto allo studio sia garantito a prescindere dalle coordinate geografiche e non possiamo accettare che il pendolarismo sia condizione ordinaria degli studenti che vivono lontano dai grandi centri urbani.
Non possiamo che riscontrare invece la sostanziale continuità di questa Giunta nell’attuazione delle politiche liberiste che hanno caratterizzato le giunte Cappellacci. Sposa con convinzione il sistema del dimensionamento numerico “alunni/autonomia” adottando passivamente i parametri nazionali anzi, in certi casi, con una accelerazione verso il sovradimensionamento degli istituti; nessuna critica al sopruso di vincoli progettati esclusivamente su interessi economici; non eccepisce nulla sulle specificità, non solo della Sardegna ma delle sue diverse aree geografiche e sociali; nessuna considerazione di merito sulla situazione disastrosa dell’accesso dei cittadini sardi ai servizi pubblici.
Da una giunta di centro sinistra, guidata da illustri professori universitari, ci aspettiamo azioni concrete a favore dell’istruzione scolastica e di tutto il sistema della conoscenza in Sardegna, non la perpetuazione delle politiche di “dimensionamento”.
Da un lato si afferma di voler garantire il successo formativo di tutti i sardi, ma dall’altro si tagliano le scuole pubbliche e si continua a finanziare quelle private. L’assessore afferma di voler finanziare le scuole di qualità e puntare sulle eccellenze. Una maschera pedagogica a quello che è l’ennesimo taglio sulle nostre scuole. E dietro il taglio nient’altro che uno scuolabus.
Non bilancia queste scelte, e non è certo qualificante, il fatto che verranno stanziati 50 milioni di euro contro la dispersione. Negli ultimi anni sono stati destinati ingenti fondi contro la dispersione scolastica; i risultati ottenuti sono inversi e drammatici. Si potrebbe pensare che, forse, chi si è occupato fino ad oggi di scuola non la conosca davvero, nelle sue criticità e punti di forza, ma applichi sterili processi organizzativi basati su studi condotti su libri e tabelle statistiche e non sul campo.
E non è possibile neppure ignorare le conseguenze del nuovo dimensionamento in termini occupazionali.
La scuola sarda ha già visto cancellati 4500 posti di lavoro tra personale docente e ATA da 5 anni a questa parte. Stante la disastrosa situazione occupazionale che la Sardegna vive non possiamo permettere che neppure un lavoratore rimanga a casa. Non possono essere certo prese in considerazione le promesse dell’Assessore all’istruzione, che non ha competenza alcuna in merito ai posti di lavoro. Oggi abbiamo bisogno di certezze.
Per questi motivi la Flc Cgil di Cagliari chiede che sia immediatamente ritirato il piano di dimensionamento con la relativa chiusura ed accorpamento di scuole e che si apra un tavolo di concertazione con gli organi collegiali degli istituti, con le organizzazioni sindacali della scuola e le associazioni degli studenti e delle famiglie, affinché la scuola sia davvero al centro della politica regionale.
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