Forza Renato! Su scuola…e fisco tieni duro!

20 Febbraio 2015
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Amsicora

Ve l’immaginate quanto sarebbe credibile Soru se pagasse le tasse? O meglio, presunzione di non colpevolezza, se non fosse accusato di evasione fiscale?  Tutto diventrebbe entusiamante: la vertenza con lo Stato, i 400 milioni da recuperare sui tagli, gli altri 300 previsti per il 2015.  L’obiettivo è quello di realizzare opere strategiche nella Regione. Che bellezza! Il riassetto idrogeologico, la viabilita’ e i trasporti sarebbero cosa fatta o fattibile. E la questione scuola? Renato ha pronunciato parole forti.  Sentite! “Vogliamo fare della Sardegna la regione più istruita d’Italia“. Proprio così, con queste parole ha aperto i lavori della Direzione regionale del Partito democratico l’altro giorno a Oristano. “Non dobbiano chiudere le scuole, dobbiamo aprirle“. A leggere queste parole mi sono addirittura commosso. Sapete, da bambino ho vissuto a Carbonia in un quartiere operaio, e tutti i minatori che conoscevo, sapendo che a scuola me la cavavo, mi dicevano sempre e solo una parola: “studia, solo lo studio, il sapere può darti consapevolezza, solo la scuola emancipa, ti toglie da una condizione di subalternità“. Usavano parole più semplici, ma il senso era questo. Renato per un attimo, contro la chiusura delle scuole, conquistate con tanta fatica e grandi lotte delle classi popolari, mi ha ricordato l’incitamento semplice e indimenticato di quei minatori, i miei primi maestri.
Certo, se nel mucchio delle risorse ci fossero anche i soldi degli evasori, si potrebbe fare di più. Pensate, se l’azione penale di Fiordalisi sulla compravendita della Costa Smeralda va a buon fine, forse solo quella mega-evasione potrebbe dare le risorse aggiuntive per affrontare la questione della scuola nell’isola. Caro Renato, per fare della Sardegna la regione più istruita, sai cosa devi fare? Non so se sto parlando d’acqua santa a casa del diavolo, lotta contro l’evasione senza se senza ma, ora e qui.
Perché, se non sarà così, sapete quale sarà la prossima emergenza nell’Isola? I crolli! Sì i crolli, quelli delle case ormai abbandonate nei paesi spopolati e in vendita, e le scuole, sì proprio gli edifici scolastici, senza docenti, senza studenti e senza più manutenzione in pochi mesi diverranno ricettacolo di topi; nel giro di qualche anno inizieranno a presentare problemi di staticità, per poi avviarsi all’immancabile  crollo. Scenario apocalittico? Riflettete sugli effetti della chiusura nei paesi delle scuole, degli uffici postali, delle caserme e dei servizi  e ditemi se sarà o non sarà così.
Non me ne voglianno i sovranisti, altro che sovranità! In Sardegna il problema è di tenere in piedi i paesi, non in senso morale o ideale, ma in senso materiale, nelle loro strutture, ormai fatiscenti e in larga misura in svendita. Ma quando si vende molto, si sa, non ci sono gli acquirenti per collocare tutto. L’offerta supera la domanda. E qui c’è solo offerta, frutto di una fuga di massa. L’unica speranza è che gli stranieri comprino qualcosa. Nei paesi costieri o vicini al mare questo sta già avvenendo. Ma solo una piccola parte viene venduta e ristrutturata. Un’altra parte diventa rifugio per extracomunitari disperati. Certo, questo rimpiazzo e meglio dell’abbandono totale. Ma poi cosa rimane della tanto decantata sardità? Quando i paesi saranno ancora più vuoti di oggi cosa rimarrà della vita comunitaria? E della politica? E della democrazia?

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