Amsicora
Pigliaru - si sa - è per l’innovazione, preferibilmente se con nome inglese. Trasparency, ecco la parola magica! Cosa c’è di meglio: Trasparency International Italia.
Trasparenza per verificare le politiche e le leggi, un antidoto efficace alla corruzione nella pubblica amministrazione. Si attende una legge nazionale sul lobbing, bella parola inglese per indicare le pressioni dei grandi gruppi sul legislatore e sull’amministrazione. Pigliaru gioca d’anticipo. Non è mai in ritardo lui! E così la Regione ha firmato un protocollo con Trasparency International Italia. Finalità? Migliorare la qualità dell’azione amministrativa e politica attraverso buone pratiche e il coinvolgimento dei cosiddetti stakeholders (che bello! sempre inglese!), i portatori di interessi, nella definizione delle politiche pubbliche che poi devono essere valutate nella loro efficacia. Anziché rintuzzare le pressioni dei grandi gruppi, le esalta! Come se già non fossero prevalentemente presenti nella legislazione e nell’amministrazione! Ma il buon Pigliaru non demorde. Sigla l’intesa con Virginio Carnevali, presidente dell’associazione Trasparency e con enfasi dice: “Trasparenza significa anche maggiore controllo che, se bene esercitato, può dare luogo alla verifica sulle politiche pubbliche e segnalare se un azione potrebbe incoraggiare comportamenti illeciti o potrebbe favorire qualcuno”. “Inoltre scrivere bandi migliori, con l’apporto dei portatori di interessi come fa l’Unione Europea, significa anche essere più efficaci nel perseguire gli obbiettivi che ci si dà. Una prima sperimentazione in questo senso è stata fatta con il ddl sull’edilizia che è stato pubblicato in anticipo per metterlo alla luce del sole. Infine - ha aggiunto il presidente - dobbiamo pensare che la corruzione tiene lontano gli investimenti internazionali“. L’Italia, infatti, si pone al 69/o posto nella particolare classifica sulla corruzione, dove al primo posto c’è la Danimarca con un bassissimo livello di corruzione. Poi è la volta di Carnevali: “La Sardegna si avvicina al modello di trasparenza e efficienza, miglior viatico contro la corruzione - ha spiegato -. Siamo convinti che quando interviene la magistratura vuol dire che il danno è già stato fatto, mentre dobbiamo prevenire“.
Non perché sia di natura sospettoso, ma quando sento italiani parlare in inglese in Italia mi sembra che non vogliano farsi capire, sento puzza di bluff, vacuità o imbrogli. Pensate a Draghi. E così mi chiedo: chi è Trasparency? E Carnevali? Chi è costui? Su Google trovo subito un articolo su il Fatto quotidiano del 2 luglio del 2013. Titolo rivelatore: “Transparency Italia volpe a guardia del pollaio”, a firma di Pierfranco Pellizzetti. Udite! Udite! Testuale ” Una piccola storia ignobile nella terribile vicenda di un Paese – il nostro – la cui anima è stata divorata dalle torme fameliche del malaffare asceso a comportamento pubblico accreditato: Transparency Italia.
La benemerita agenzia non governativa, fondata nel 1993 e organizzata in varie filiali nazionali (compresa quella italiana alla cui costituzione parteciparono personaggi come Piercamillo Davigo e Gerardo Colombo, rapidamente defilatisi). Ben presto, infatti, anche qui emerse l’ennesimo pasticcio all’italiana: un’opera sotterranea di opacizzazione della trasparenza. Lo strumento principale di Transparency è l’informazione; in particolare stilando l’annuale “Indice di Percezione della Corruzione” (CPI) sulla percezione mondiale in materia di comportamenti pubblici illegali, rapporto che ci colloca ai livelli minimi tra i Paesi avanzati.
Apprezzabile impegno che si è tradotto nella situazione classica della volpe a guardia del pollaio. Infatti nel 1997 viene eletta presidente la signora Maria Teresa Brassiolo, consigliera comunale milanese di Lega Nord. La ragione della singolare nomina è che all’epoca – secondo immagine perdurante fuori confine – quello bossiano è ancora un movimento moralizzatore, sceso a Roma per impiccare i ladroni. All’estero risulta difficile percepire gli spudorati giri di valzer della politica italiana. Dunque, che nel frattempo Umberto Bossi abbia venduto sigla e partito a Silvio Berlusconi.. Ciò che nel suo minimo si appresta a fare la Brassiolo sul fronte del monitoraggio della corruzione, campo in cui il sire di Arcore resta l’indiscussa superstar. E Transparency Italia si trasformava nel pompiere dei fuochi accesi dalle iniziative della propria organizzazione internazionale.
Infatti, quando viene pubblicata la classifica CPI del 2009, da cui risulta l’ulteriore discesa del nostro Paese, il portavoce della sede centrale di Berlino dichiara che l’Italia paga “l’effetto Berlusconi”. Apriti cielo! Madame Brassiolo parte immediatamente lancia in resta affermando che il dato non corrisponde a verità: la percezione mondiale sarebbe influenzata da una stampa straniera pregiudizialmente antiberlusconiana. Anzi, l’Italia starebbe moralizzandosi alla grande. Una protesta così vibrante che il portavoce tedesco rettifica il dato specifico del rapporto, precisando che in Italia “sono state prese alcune misure positive contro la corruzione”. Difatti il rapporto dell’anno successivo deve registrare un nuovo rotolamento verso il basso (dal 63° al 67° posto).
Questo per dire che a Berlino dovrebbero finalmente rendersi conto della situazione reale di qua delle Alpi; anche perché il prossimo ottobre è in ballo il riaccreditamento annuale della sezione italiana, ricettacolo di personaggi che non sembrano propriamente in linea con la filosofia del rigore in materia di comportamento pubblico. Un ricco campionario di forzaleghisti: ad esempio il Vice Presidente di Transparency Italia [oggi presidente, ndr] è quel Virginio Carnevali già Consigliere di Amministrazione di Credieuronord, la banca della Lega finita miseramente dopo un’ispezione della Banca d’Italia (ispezione che ha sanzionato il predetto Carnevali, insieme agli altri consiglieri, con 7.746,60 euro di multa per irregolarità); Ettore Albertoni, componente del Comitato Onorario, ex assessore ed ex presidente del consiglio regionale della Lombardia in quota leghista; Giuseppe Rossetto, ex deputato di Forza Italia, e oggi responsabile dei rapporti con il Parlamento di Transparency Italia. Più una ulteriore sventagliata di soggetti rigorosamente leghisti o berlusconiani“.
Fin qui l’articolo de Il Fatto. Ora Carnevali è asceso alla presidenza di Trasparency e Pigliaru firma l’accordo con lui per battere il malaffare nell’isola. Io sono spaventato.
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