Libertà d’irrisione?

29 Gennaio 2015
1 Commento


Francesco Cocco

Forse dopo qualche settimana è possibile parlare di libertà, di satira, d’irrisione con maggior serenità senza l’ira suscitata nell’animo di tutti noi dall’assassinio della quasi intera redazione della rivista satirica Charlie Hebdo. Certo resta lo sgomento ma cominciamo ad avvertire la necessità di un ragionamento scevro dall’emozione, che aiuti a comprendere e ad agire con comportamenti conseguenti.
Sugli avvenimenti francesi (i delitti ma anche le entusiasmanti e corali manifestazioni) si potrebbero e forse si scriveranno ponderosi saggi. Ma quel che ora occorre è anche la testimonianza che può implicare l’uscita dal coro della semplice manifestazione di condanna per cominciare a ragionare sui limiti della satira. Quindi queste righe vogliono essere la semplice testimonianza di una posizione che con fermezza rifiuta l’azione criminale jadista ma nel contempo condanna la provocazione di una satira irriguardosa ed offensiva nei confronti della fede di milioni e milioni di credenti .
Non ritengo che la satira nei confronti della fede religiosa di qualsiasi tipo sia una manifestazione di libertà. Piuttosto la giudico manifestazione di licenziosità. Mi viene in mente la massima “libertas non est licentia”. Come la libertà di ciascuno di noi ha il suo limite nella libertà dell’altro, così la satira ha il suo limite nel rispetto dei valori e delle idealità della convivenza civile. E la convivenza umana è il substrato sociale su cui si alimenta la stessa pianta della libertà.
Le guerre di religione tra cristiani sono terminate già dalla metà del 17° secolo e con la loro fine è venuto meno il reciproco dileggio. Sarebbe un bel guaio che esse venissero riprese a livello interreligioso: cristiani contro musulmani, musulmani contro buddisti, buddisti contro indù. In qualche modo scontri interreligiosi sono in atto, ma sono correlati a specifiche realtà locali. Neppure i  musulmani sono riusciti a coinvolgere in tali scontri i loro maggiori centri di elaborazione dottrinale.
Il rispetto verso l’altrui fede religiosa viene  prima di tutto, perché attiene al rispetto reciproco che deve caratterizzare la convivenza umana. Senza un tale rispetto la libertà stessa diventa una cosa vacua, senza di esso ci sarebbe un degrado verso la beluinità.
Non sono un papista, anche se ho una grande stima laica verso Papa Francesco. Credo che quel “cazzotto indirizzato a chi dovesse offendere mia madre”, di cui ha parlato ai giornalisti al rientro dal viaggio nelle Filippine, stia ad indicare il pericolo del degrado a cui  come esseri umani siamo esposti se non c’è rispetto reciproco. Rispetto verso qualcosa non meno preziosa dell’integrità fisica: quella ideale, morale religiosa alla quale ciascuno essere umano ha diritto non meno di quella corporale.
Questi concetti ho voluto brevemente testimoniare, anche perché ho notato una certa ritrosia ad esporsi da parte di certo ambienti che affermano una loro laicità di sinistra. A dire il vero più che una laicità di sinistra a me pare ispirata ad un laicismo materialistico di stampo ottocentesco.

1 commento

  • 1 rafaele
    30 Gennaio 2015 - 10:47

    Un approfondimento del concetto di libertà, contro superficialità e interessi, è da elaborare, con riflessione: presupposto per una nuova legislazione più rispettosa della persona.

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