Roberto Mirasola - Comitato art. 54
A intervalli regolari si parla di vitalizi ma ad oggi nulla è stato fatto. Eppure le dichiarazioni rilasciate via via da esponenti politici lasciavano intendere ben altro. Era l’11 maggio quando il Presidente Pigliaru tuonava il suo “No a tutti i vitalizi” aggiungendo ” E’ un privilegio oggi inaccettabile e anacronistico”. E’ probabile che il Presidente della Giunta che si occupa di problemi di governo con tale dichiarazione esortasse il consiglio a riappropriarsi della sua centralità legislativa e intervenire. Invece silenzio. Si deve arrivare all’8 luglio per leggere sull’Unione “Vitalizi, la legge dimenticata” e dalla lettura dell’articolo si apprende che si punta addirittura ad una proposta condivisa tra PD e FI. Qualcosa dunque sembrava si stesse muovendo, verrebbe da dire “finalmente!”. Anche il Presidente Ganau deve aver pensato la stessa cosa e il 9 luglio dichiara ” sui vitalizi manterremo gli impegni”. L’11 luglio sembra oramai fatta visto che sempre l’Unione titola “Vitalizi, ecco la legge del PD”. Si potrebbe continuare ancora a lungo ma ci fermiamo al recente “Vitalizi, la legge beffa di Ganau” dove si parla di provvedimento astruso e cerchiobottista. Dunque molto rumore per nulla.
L’impressione è che sia solo una campagna mediatica, una specie di gioco delle parti che prevede che a intervalli regolari l’opinione pubblica debba essere informata su ciò che in realtà non esiste. Non ci credete? Bene andate sul sito ufficiale del consiglio della Regione autonoma della Sardegna e verificate. Vi accorgerete che allo stato attuale esiste solo una proposta di legge presentata: la numero 89 del 5 agosto 2014 del CD. Quindi di quale “sintesi perfetta” parla il Presidente Ganau? Perché da quello che si capisce manca un vero dibattito all’interno delle Istituzioni regionali che possa portare a regolamentare una materia cosi complessa come quella dei vitalizi. In definitiva parrebbe trattarsi di iniziative di singoli senza però avere un’idea chiara sul da farsi. Regna il caos. La società civile sembra essere più avanti e del resto in questi mesi ci sono stati diversi contributi da parte di autorevoli personalità. Il 7 novembre scorso il Comitato art. 54 ha organizzato un ‘assemblea pubblica “Vitalizi Regionali e Etica delle Istituzioni”, in quell’occasione sono state fatte diverse proposte. Naturalmente le Istituzioni sono state invitate, in particolar modo la Presidenza del Consiglio e il Presidente della I Commissione, ma evidentemente hanno ritenuto poco interessante l’iniziativa anche se a dire il vero la sera parlarono, un deputato della Repubblica, un ex consigliere regionale, un giornalista e un consigliere regionale. Eppure sarebbe auspicabile che si ascoltasse l’opinione pubblica visto il clima di sfiducia che si è venuto a creare. Un’adeguata partecipazione popolare non farebbe altro che rafforzare il tanto atteso intervento consiliare. La sfiducia porta a parlare di potenziale conflitto di interesse da parte del Consiglio visto che lo stesso andrebbe a legiferare su una materia che riguarda un interesse economico particolare dei singoli consiglieri. E del resto guardate cosa sta accadendo in Lombardia. Il Consiglio della Regione Lombardia approva una legge che prevede il taglio del 10% dei vitalizi erogati e innalza l’età per poter riscuotere il vitalizio, portandola da 60 a 66 anni, si impone poi il divieto di cumulo con stipendi pubblici. Tutto sommato niente di trascendentale. Invece scoppia il putiferio. 54 consiglieri di diverso colore politico fanno ricorso invocando l’illegittimità costituzionale e l’intangibilità dei diritti acquisiti. Ma allora verrebbe da chiedersi: E i diritti degli esodati?
Tutto ciò è veramente inaccettabile in tempi come questi dove si impongono sacrifici al Paese senza poi dare per primi il dovuto buon esempio. Del resto sul fronte dei cosiddetti diritti acquisiti più volte la Corte Costituzionale si è pronunciata sulla possibilità di modificare in peius il trattamento previsto (sent. n. 390/95 - 361/96- 211/97 - 446/02). Siccome il nocciolo del problema riguarda appunto il “quantum”, non sarebbe male prevedere per coloro che hanno maturato il diritto al vitalizio, un massimo che non debba eccedere di cinque volte il trattamento delle pensioni minime. In definitiva si tratterebbe all’incirca di tremila Euro per un servizio che si è reso alla collettività. Cosi come non sarebbe sbagliato porre dei limiti di età per usufruire dell’assegno e in tal senso la legge della regione Lombardia va nella direzione giusta. Visto che si pone il problema per coloro che ricoprendo la carica di consigliere non svolgono attività lavorativa oppure svolgendo libere professioni o attività di impresa non sono iscritti a casse previdenziali di appartenenza o alla gestione ordinaria dell’INPS, ebbene costoro potrebbero versare i relativi contributi cosi avrebbero riconosciuta una giusta tutela.
La materia deve essere disciplinata nella sua interezza e complessità, le proposte non mancano si tratta solo di aprirsi all’esterno e saper ascoltare.
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