Amsicora
Scusate, avete letto l’altro giorno l’intervista rilasciata da Michela Murgia all’Unione sarda? Strabiliante non vi pare? Non per le domande, ma per le risposte. Kelledda alla richiesta di chiarimento sulla sua scomparsa dalla scena politica dopo le elezioni regionali si toglie le mostrine del comandante e veste i pani del soldato semplice che va in trincea: “sono ridiventata una semplice attivista di Sardegna Possibile; sono orgogliosa che il movimento faccia senza di me, che mi sopravviva“. Altro che prima linea! Non me ne abbia Michela, questa è fuga a gambe levate, precipitosa dopo la battaglia non vinta, ma con un esito più che dignitoso (oltre 70 mila preferenze). Michela si iscrive al club dei tanti dirigenti pavidi e poco affidabili, di cui è costellata la storia della sinistra e dell’area democratica degli ultimi vent’anni in Italia e nell’Isola. Chi si candida alla presidenza e ottiene un così largo successo non può poi assistere da semplice iscritto di base alla dissipazione di un patrimonio di cui fa parte la militanza e l’impegno di migliaia di persone. Chi intende dar vita a fuochi di paglia, i ritiri li deve fare ex ante, non ex post, prima non dopo aver suscitato entusiasmi e speranze. D’altronde la stessa Michela, richiesta di un giudizio sulla giunta Pigliaru, risponde in modo molto severo. Il che esalta ancor più la sua mancanza di responsabilità politica perché è proprio l’inconsistenza di quella Giunta a chiedere uno sforzo di opposizione continuativa e senza sconti. A partire dalla questione democratica in Sardegna, dove una legge elettorale truffa ha privato 120 mila sardi di una reppresentanza non allineata e compiacente ed ha ulteriormente incentivato il disimpegno. E di quei 120 mila, più di 70 mila sono tuoi elettori.
Michela, devi sapere che, se la Giunta Pigliaru è così inconsistente, una parte di responsabilità ce l’hai anche tu, che hai ricevuto un mandato generoso se non a governare, certo a fare l’opposizione, e non la fai. Alla Soru, dopo la sconfitta elettorale del 2009, la sua sì sconfitta netta, non la tua. Vi immaginate se nella storia i dirigenti democratici dopo una batosta avessero abbandonato il campo e si fossero dedicati ad altro? Non avremmo avuto la Resistenza e nessun altro dei movimenti che, guidati da personalità tenaci, hanno poi cambiato il mondo.
Cara Michela, sull’abbandono del ruolo e della responsabiltià dirigente non si ricostruisce nulla. I fuochi di paglia si spengono con la stessa rapidità con cui sono diventati grandi. E lasciano solo cenere.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.
Lascia un commento