Cofferati, purtroppo sei fuori tempo massimo…

19 Gennaio 2015
6 Commenti


Andrea Pubusa

Che fa Sergio? Si accorge finalmente dov’è finito! “Il caso Cofferati scuote il Pd e provoca un terremoto nella sinistra“, titolano i giornali. Ma, lasciando da parte la sinistra che non c’entra, questi titoli ce li saremmo dovuti aspettare nel 2002, quando l’allora segretario generale della CGIL a Roma, il 23 Marzo, diede vita alla  “più grande manifestazione dal Dopoguerra“.
Doveva essere la manifestazione della Cgil, una dimostrazione di forza in difesa dei diritti dei lavoratori, ma divenne qualcosa di più.  Quel fiume di manifestanti, quei 3 milioni, arrivati nella Città eterna da ogni dove, con treni speciali, 6.500 pullman, navi e aerei, in realtà voleva incoronare il nuovo leader della sinistra. Il lungo fiume rosso riempì le vie di Roma, per dire no agli attacchi del governo di B. all’art. 18, ma anche per dire basta ai D’Alema, Veltroni, Fassino & C., che già mostravano chiara la volontà di dilapidare il grande patrimonio umano e politico della sinistra italiana. Il discorso di Cofferati, il ‘Cinese’, non ci deluse (c’ero anch’io quel giorno a Roma), disse quello che noi volevamo sentire. I diritti dei lavoratori non si toccano! L’Italia deve ripartire dal mondo del lavoro!
Se Sergio avesse avuto solo un poco della voglia di conquistare il partito e il Paese che ha avuto poi, nel PD, Matteo, e che prima aveva avuto, nel PSI, Bettino, la storia d’Italia sarebbe cambiata, sarebbe stata un’altra. Sappiamo invece com’è andata. Dopo mesi di mobilitazioni, quando bastava il nome di Cofferati per riempire piazze e saloni (anche a Cagliari organizzammo una manifestazione con lui alla fiera in pochi giorni, riempendo fino all’inverosimile la più grande sala) lui ci ha abbandonato senza spiegare il perché, ripiegando poi, lui che poteva ambire a governare il PDS e il paese, su Bologna. Fece il sindaco senza legare con la città, disperse inspiegabilmente tutto il patrimonio di credinilità e di capacità di mobilitazione della parte sana dell’Italia. Uno dei più misteriosi suicidi politici della storia recente.
Ora si è fatto impallinare perfino da quel misto di democristianeria deteriore e di craxismo di risulta, che è il renzismo. Si è fatto prendere a sberleffi da quel manipolo di assatanati dal potere, che sono i seguaci del premier, dalla Serracchiani agli altri, maestri di belle parole e di pessimi fatti. “Me ne vado io da solo“, ha detto ieri. Ma solo era già da tanto, da quel dì che rinunciò alla leadership della sinistra italiana, voltando le spalle a milioni di lavoratori di cui aveva resusciato le speranze e la voglia di lottare.
Non ho intenzione ne’ di promuovere nulla, ne’ fondare un altro partito“: ma chi di noi, che eravamo pronti a tutto per lui nel 2002, lo seguirebbe oggi? “Non trovo piu’ nel Pd il rispetto dei valori in cui credo. Io cerchero’ di dare vita ad un’associazione culturale. Ai liguri che mi hanno votato e hanno voglia di cambiare questo stato delle cose, io dico che non me ne vado, sto qui a lottare per cambiare: un’altra storia si puo’ e si deve scrivere“. Così ieri l’ex leader della Cgil ed attuale europarlamentare ha annunciato le proprie dimissioni dal Partito Democratico dopo la sconfitta alle primarie e la denuncia di pesanti irregolarita’ durante la consultazione dell’11 gennaio scorso.
La sua fuoriuscita darà nuova linfa all’area politica della sinistra (dentro e fuori dal Pd)? In questi mesi l’Italia è schiacciata dalla forza mediatica e politica di Renzi ed ha certamente bisogno di un’alternativa a questo centro-destra allargato che ci governa e che attacca i diritti del lavoro e la Carta. Ci sarà un Tsipras italiano? E chi sarà? Certo, non Cofferati. Il treno della storia per lui è passato, ma non c’è voluto salire. Ora è troppo tardi.

6 commenti

  • 1 Francesco Cocco
    19 Gennaio 2015 - 10:39

    Caro Direttore, non so se Cofferati meriti il tuo giudizio sostanzialmente negativo. Certo non è quello , secondo me malevolo, che ieri gli ha dedicato F. Merlo su Repubblica. E’ comunque un giudizio negativo che non tene conto della formazione “comunista” dell’ ex segretario generale della CGIL. Cofferati si è dimostrato molto diverso da un Occhetto, un Veltroni, un D’Alema. In lui non ha trionfato la ” libido dell’io”, ha creduto nel “partito” come un’ organizzazione da servire e non di cui servirsi. Ha dato prova di avere ideali da servire , e li ha serviti anche quando servirli poteva apparire impopolare. Solo che a tutto c’è un limite e lui il limite l’ha trovato quando ha verificato di persona che la sua militanza avveniva in un’ organizzazione finalizzata alla ricerca del potere fine a se stesso. Mi rendo conto che l’analisi meriterebbe ben altro approfondimento ed il tuo blog, caro Direttore, dovrebbe cominciare ad affrontarlo con grande serenità. Comunque il gesto di Cofferati è certamente motivato da grande sofferenza e reputo squallido, come ha fatto qualche dirigente del PD, definirlo motivato da semplice acredine.

  • 2 Tonino Dessi'
    19 Gennaio 2015 - 15:21

    Sabato ho commentato su FB molto in sintonia con Andrea. Vedi, Francesco, non e’ di se stessi che si dispone, quando si ricoprono certi ruoli, ma degli altri. E di molti di noi si e’ disposto con superficialita’ e disinvoltura. Ecco il mio commento.
    “Tardiva, questa cosa di Cofferati. Arriva dopo l’abbandono della sfida del milione e piu’ in piazza sull’articolo 18, nel 2002, la liquefazione del correntone DS, una non brillante esperienza da sindaco law and order a Bologna, una paciosa elezione al Parlamento europeo, l’accettazione del PD e una maldestra gestione delle primarie in Liguria, che erano inquinate fin dall’inizio da ammiccamenti con ambienti del centro destra. Che poi la sua avversaria sia ricorsa al procacciamento di voti di inaccettabile provenienza conterebbe anche poco, dal momento che se invece avesse vinto lui forse nessuno avrebbe sollevato il problema della stessa validita’ della consultazione. Non torneremo tra le fila dei seguaci di tanti dirigenti pavidi e poco affidabili. E certi ritiri e’ meglio farli per tempo. Si dira’ che come al solito sono drastico e non lascio spiragli alla speranza. Tuttavia parliamoci chiaro: sono io che assisto alla dissipazione di un patrimonio di cui anche la mia militanza faceva parte. E resto dell’idea che su quello che e’ definitivamente consunto non si ricostruisce nulla. Nemmeno su di me? No. Nemmeno. Occorrono davvero qualcuno (molti) e qualcosa di nuovo. Se convincono, seguiremo”.

  • 3 Francesco Cocco
    20 Gennaio 2015 - 11:02

    Caro Tonino, verissimo che non si è a disposizione di se stessi quando si è al servizio di certi principi. E’ pur vero che la presa di coscienza del tradimento di certi principi non sempre è contestuale al tradimento stesso. Non accettare un tale dato significa, in ultima istanza e nello specifico, avvalorare le posizioni di Renzi, ed in generale degli uomini e delle donne di corte…….. e tu non sei certo un cortigiano…. lo hai dimostrato.

  • 4 Tonino Dessì
    21 Gennaio 2015 - 12:03

    Ovviamente, caro Francesco, devo tener conto del tuo autorevole parere, anche perchè, contrariamente al mio attuale stato d’animo sulle cose pubbliche, resta caratterizzato da un inguaribile e indomabile ottimismo della volontà. Ce ne fossero molti, in giro, come te.

  • 5 Franca
    21 Gennaio 2015 - 20:53

    L’umile contributo di una ex-militante e lavoratrice alle vostre lucidissime riflessioni su Cofferati e sul suo abbandono al partito. Ho provato solo indifferenza, non mi ha suscitato nessun rimpianto il gesto del “cinese”. Da tempo mi aveva deluso. Dopo il grande raduno del 2002, anche io sarei stata pronta a seguirlo ovunque avessero voluto portarci i suoi progetti e le speranze per il futuro di noi lavoratori. Credevo nel sindacato anche perché al comando c’era un uomo che pareva credere in ciò che diceva. E invece, piano piano, ho assistito al “cupio dissolvi” di un uomo che ha messo al primo posto le sue ambizioni personali, lasciando dietro di sé macerie. Sono ancora iscritta al sindacato, qualcosa, ogni anno, mi trattiene dal restituire la tessera. Non mi dispiace che Cofferati sia uscito di scena. Per me è stato un traditore.

  • 6 Francesco Cocco
    23 Gennaio 2015 - 19:33

    Caro Tonino, io modestissimo militante del “movimento operaio” (è ancora possibile usare questa locuzione? Naturalmente con tutti i distinguo opportuni !) mi rifaccio all’esempio di chi negli anni bui del fascismo seppe resistere, e spesso in grande solitudine.Ne va della nostra dignità, l’ultima barriera che ci impone di non mollare, di resistere ai rottamatori d’ogni principio morale, d’ ogni idealità. E tu, caro Tonino, questa capacità di resistenza l’ hai dimostrata e la individuo anche nelle parole di FRANCA.

Lascia un commento