Andrea Pubusa
Ieri, se fossi stato a Milano, sarei accorso in Piazza del Duomo a manifestare con le numerose associazioni di ogni orientamento politico, religioso e civile che hanno aderito alla manifestazione organizzata da Emergency. Già l’hashtag di lancio, denominato #stareinsieme, mi convince, ma ancor più condivido la finalità dei promotori di esprimere solidarietà alle vittime del terrorismo in Francia e, insieme, di dimostrare l’unità nella difesa dei diritti. «Non vogliamo cedere alla paura e all’odio - spiega Emergenxy in una nota -. Rifiutiamo la logica di chi divide il mondo in base alla religione, al colore della pelle, alla nazionalità. Rifiutiamo la logica di chi specula sulla morte per i propri interessi, alimentando una spirale di odio e violenza. È il momento di stare insieme, di far sentire la voce di tutti quelli, e sono tanti, che di fronte alla morte e alla violenza rispondono con il dialogo, la solidarietà e la pratica dei diritti».
Sul web l’incontro è stato divulgato anche con gli hashtag #JeSuisCharlie e #CharlieHebdo e ha trovato appoggio anche nella comunità islamica di Milano, anch’essa “in piazza del Duomo per prendere le distanze dagli attentati terroristici di Parigi e manifestare solidarietà alle famiglie delle vittime». Lo ha detto Abdel Hamid Shaari, l’architetto libico che nel 1989 ha fondato a Milano l’Istituto culturale islamico di viale Jenner, poco prima della preghiera del venerdì. Alla manifestazione hanno aderito, fra gli altri, anche Acli, Arci, Fiom e Anpi. Ed io sono dell’ANPI e amo la FIOM.
Se oggi fossi a Parigi non andrei invece alla manifestazione indetta da Hollande, con la Merkel, Renzi ed altri 45 capi di stato e di governo, compreso Netanyau. Insieme a Sarkosy. Stare coi governi respondabili del disastro mondiale, che ha determinato questa situazione, mi sembra ingenuo, errato e disdicevole. E’ l’invasione e la destabilizzazione che si è creata con gli interventi militari e politici di questi governi che ha dato spazio e armato l’estremismo islamico. E certo una nuova politica in quei luoghi e con quelle popolazioni non può essere rimessa a coloro che hanno scatenato la violenza, alimentando così questa barbara violenza di ritorno. Questi capi di stato e di governo chiamano all’unità nascondendo le loro responsabilità poitiche, fanno di questo tragico momento uno strumento di consenso per la loro politica.
Certo, ci sono momenti in cui l’unità nazionale è necessaria. Fu così in Italia nella lotta al terrorismo, ma in quel contesto non si poteva dire che la DC ne fosse la causa. Era un partito a cui si potevano muovere e si muovevano altre critiche, ma non quella di avere con la sua politica concorso a generare il fenomeno e su questa lotta fu in prima linea insieme a tutte le altre forze democratiche dal PCI al Manifesto. Hollande & C., invece, non mettono in discussione la loro politica neocoloniale in Medio Oriente e in Africa. Anzi in essi affiorano umori di nuovi interventismi di vecchio stampo, come ha fatto anche Renzi, che, con la disinvoltura parolaia che lo caratterizza, vuole andare in armi nel bel suol d’amore.
Ecco perché i 45 capi di stato e di governo vanno isolati e combattuti insieme alle componenti violente dell’altra parte, di cui sono l’altra faccia della medaglia; e questo si può fare solo stando insieme a chi lotta per far prevalere la cultura del dialogo e della solidarietà contro le azioni di morte e di violenza, proprio come ha detto ieri a Piazza del Duomo Emergency, facendo sventolare ancora la bandiera arcobaleno della pace. Io sto con loro.
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