Carmelo Floris, combattente antifascista

14 Dicembre 2014
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Francesco Cocco 

Con un agile volume di Carlo Dore, l’ANPPIA prosegue la pregevole e benemerita ricerca  delle figure di cittadini sardi che anche negli anni più bui del ventennio fascista non hanno interrotto la loro lotta in difesa della libertà. Stavolta il personaggio preso in esame  è un grande pittore del Novecento, Carmelo Floris,  che al suo impegno artistico seppe unire quello politico .
Come ci ricorda l’autore, Floris al passaggio della frontiera con la Francia, il 1° marzo del 1939 , ”venne perquisito ed arrestato per detenzione di materiale di propaganda antifascista. Detenuto  prima nelle carceri di Nuoro e poi in quelle di Cagliari, fu privato della medaglia d’oro al valore, conquistata nella Grande Guerra, e condannato dalla Commissione  Provinciale di Nuoro a cinque anni di confino”. 
Floris si era recato a Parigi perché in quegli anni la capitale francese continuava ad assolvere al suo ruolo d’avanguardia nelle arti figurative. Soggiornarvi era necessario per approfondire le proprie conoscenze e misurarsi con le avanguardie artistiche del tempo. Ma accanto a questa finalità propriamente professionale, ve ne  era un’altra: prendere contatto con Emilio Lussu e fungere da collegamento tra la Sardegna ed il gruppo degli esuli antifascisti schierati nel raggruppamento di Giustizia e Libertà, che aveva in Lussu una delle figure più rappresentative.
Floris pagherà il suo impegno di combattente antifascista, confinato nelle isole Tremiti, poi in Puglia e in Abruzzo. Nel 1942, in occasione dell’ amnistia per il  ventennale della marcia su Roma, potè rientrare ad Olzai, suo paese natale, dove vivrà e svolgerà il suo lavoro artistico sino al 1960.
Pregio del lavoro di Carlo Dore è anche quello di inquadrare la figura del Floris nel  particolare clima culturale di Olzai, un piccolo ma intellettualmente molto vivace paese della Barbagia. Un clima culturale – come ci ricorda Bachisio Porru nella bella prefazione - che risale a fine Settecento quando  Francesco Antonio Boi  ebbe la cattedra di anatomia umana all’Università di Cagliari. Da allora l’emergere di figure olzaesi, eminenti nelle scienze, nelle arti, nelle lettere nella politica. Tra gli altri Pietro Meloni-Satta, docente di patologia generale, poi il medico Francesco Dore, deputato al  Parlamento agli inizi del novecento. Capostipite di una famiglia che diede alla Sardegna figure illustri di politici e combattenti antifascisti come Antonio Dore, primo segretario del partito comunista nell’immediato dopoguerra. Il fratello Giampietro fu un autorevole esponente del mondo cattolico fino a divenire direttore de L’Avvenire d’Italia nel 1967, succedendo al dimissionario Raniero La Valle. Di Olzai fu anche Tito Livio Mesina (1879-1948), Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, direttore capo di divisione del dicastero dei Lavori Pubblici, estensore della c.d. “legge per Olzai”, ed infine componente del Consiglio di Stato.
Un clima culturale che farà di Olzai il comune italiano col più alto numero di laureati in rapporto agli abitanti. Un primato che può oggi aiutarci anche a capire il fiorire non solo di uomini illustri ma anche di coraggiosi combattenti  per la libertà come fu Carmelo Floris.   
                                                                              

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