Gianna Lai
Il CIDI di Cagliari oggi alle 16 nei locali della MEM - Mediateca del Mediterraneo, ex Mercato civico di via Pola, organizza un incontro-dibattito col Prof. Daniele Novara sul tema “Ilconflitto come ponte comunicativo. Sulla gestione dei conflitti in ambito scolastico e familiare”.
Daniele Novara, dopo il il bestseller “Litigare fa bene”, con la BUR ha recentemente pubblicato ”Urlare non serve a nulla”. Ecco su quest’ultimo libro una renesione di Gianna Lai.
Educazione e conflitto. Cosa vuol dire educare? In che modo il conflitto entra direttamente nel processo educativo, per promuovere la crescita dei figli e la maturazione dei genitori? Questo bel libro di Daniele Novara, ‘Urlare non serve a nulla’, BUR 2014, è un percorso di conoscenza e una guida per muoversi responsabilmente tra bambini e adolescenti, e farne individui autonomi, liberi di vivere la relazione nel rispetto dell’uomo.
L’educazione, dice Novara, è un fatto organizzativo, significa stabilire regole, e non può fondarsi su comando e obbedienza, così anacronistici in una società che vuole porre al centro la persona, il suo diritto ad essere ascoltata e riconosciuta nelle proprie responsabilità. In Italia, dove manca ‘un paradigma educativo socialmente legittimato e condiviso’, succede che la cura infantile venga interpretata come ‘protezione continua’, sì da far prevalere l’accudimento, la continua assistenza, sull’educazione stessa. E intanto Save the Children segnala ancora la propensione dei genitori italiani a usare lo schiaffo, le maniere forti, per risolvere il conflitto che, tradendo in realtà l’incapacità di gestire le proprie emozioni, sono la negazione di ogni serio processo educativo, e fanno crescere bambini impauriti e adolescenti umiliati e con bassissima autostima.
Invece ‘il conflitto è un’occasione eccezionale per imparare a comunicare bene con i figli’, e per entrare direttamente nell’esperienza educativa. Non bisogna temerlo, ma possiamo imparare a gestirlo, con efficacia e rispetto, evitando di dare ordini, porre divieti, giudicare, urlare, mortificare. Farsi ascoltare senza eccesso verbale, stando sul problema piuttosto che, emotivamente, sulla persona, e con giusta distanza, combattendo cioè l’ansia che confonde i nostri vissuti con l’esperienza dei nostri figli. Si tratta di usare bene le regole, quelle buone procedure che aiutano i figli a orientarsi e a costruirsi spazi di libertà, e che nell’infanzia si definiscono fra i genitori, e si negoziano nell’adolescenza con i figli ormai cresciuti. Nel conflitto c’è sempre qualcosa di nascosto che dobbiamo contribuire a rendere visibile, e se dall’errore si impara, ecco che il conflitto diviene occasione educativa, per fondare rapporti e relazioni sulla fiducia reciproca.
Regole e non cieca obbedienza, un nuovo progetto educativo perchè emerga, in termini maieutici, l’autonomo sviluppo del bambino e dell’adolescente. Nel libro di Daniele Novara si procede attraverso richiami e sottolineature e, con l’uso del grassetto, a porre visivamente nel centro della pagina il passaggio significativo, la connessione che lega le questioni e le chiarisce. E, aprendo sempre nuovi spazi di comprensione e riflessione, nei titoli dei paragrafi l’ enunciato, la definizione, che ancora rimanda agli approfondimenti, seguiti spesso, o preceduti, da esempi e testimonianze. E danno coerenza al metodo e unità alla ricerca le dichiarazioni dei bambini, con il loro nome al centro della pagina, che parlano di sè, dei genitori e dei loro rapporti, perchè si vuole tenere in gran conto sentimenti e stati d’animo propri dell’infanzia e dell’adolescenza. E i questionari, già sperimentati nel lavoro con i genitori, che impongono al lettore di confrontarsi su convinzioni e atteggiamenti ormai troppo scontati nel modo di intendere il rapporto con i figli. E poi i colloqui, il lavoro quotidiano del pedagogista, e le indicazioni pratiche, materia di facile consultazione, che esprime ancora la dinamicità della ricerca e la sua scientificità. Si può lavorare col libro come su un quaderno, svolgendo gli esercizi alla fine di ogni paragrafo, e rispondendo alle domande sui comportamenti dei ragazzi e dei genitori, A quale età appartiene questo conflitto con i figli, Cosa faccio con questi adolescenti, ecc. E le regole, cosa si deve fare e cosa no, indicate nei quadri color grigio, quei ‘Memo’ che servono a sintetizzare temi e argomentazioni. E poi il continuo riferimento alla pedagogia, le citazioni virgolettate in grande sulla cultura contemporanea, da Winnicott a Silvia Vegetti Finzi, per liberare lo sguardo del lettore da luoghi comuni e routine ‘educativa’, e dare ancora spessore alle tesi del libro, e dimostrare che urlare non serve a nulla. E che mettere in pratica Montessori significa aiutare il bambino a fare da sè, ‘aiutami a fare da solo’, aiutare il bambino a costruire nel tempo la sua autonomia. Fino alle risposte contenute nell’ultima parte del libro, ‘Farsi ascoltare. Come comunicare efficacemente con i figli’, che è la tensione verso cui si sviluppa ogni forma di educazione. Perchè la cultura delle regole dice che l’educazione è un principio di relazione, amore, capacità di organizzarsi bene, ‘un principio di gestione in funzione della crescita’.
‘Litigare fa bene’ è il titolo del precedente libro di Daniele Novara, dove la distinzione netta tra conflitto e violenza pone le basi per una lettura più consapevole di ‘Urlare non serve a nulla’. Destinati a genitori e insegnanti, i due volumi possono aiutarci a uscire dalla solitudine cui ci destina l’ipocrisia di una società dell’apparenza e dell’esteriorità, ancora così scarsamente consapevole di come la questione educativa sia la base di ogni seria politica del presente. Perchè è venuto meno in Italia l’interesse sulla scuola e sui giovani, cui avevano dedicato grande attenzione studi e ricerche importanti negli anni scorsi. Ora il libro di Daniele Novara vuole riaprire il discorso, e descrivere i cambiamenti da un osservatorio molto originale, ponendo al centro esperienze e indicazioni pratiche in grado di dare direttamente risposte alle domande e ai problemi.
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